venerdì 27 febbraio 2009

appello dell'Anuac - l'associazione degli antropologi universitari - contro le politiche razziste e liberticide del governo

Gli eventi accumulatisi in quest’ultimo periodo sono di una tale gravità da indurci a rendere pubblica la nostra indignazione. Assistiamo a un imbarbarimento crescente della produzione legislativa, orientata sempre più ad una prassi di violenza fisica, quindi anche simbolica, contro gli stranieri, i “diversi”, i socialmente deboli, le libertà individuali.Il ddl 733, se approvato in via definitiva, abolendo il divieto di segnalare gli stranieri “irregolari” che ricorrono alle cure sanitarie, priverà di fatto del diritto alla salute -diritto universale ed inalienabile- centinaia di migliaia di cittadini che vivono con noi, lavorano con noi e spesso per noi. Non solo: esso introduce anche il reato di clandestinità, il permesso di soggiorno a punti, norme restrittive sui ricongiungimenti familiari e i matrimoni misti, il carcere fino a quattro anni per gli irregolari che non rispettino l’ordine di espulsione.
Nega, inoltre, l’iscrizione anagrafica a chi non abiti in appartamenti “idonei” e istituisce la schedatura presso il ministero dell’Interno dei senza casa e di tutti coloro che hanno dimora in luoghi diversi dagli appartamenti. Gli irregolari saranno privati altresì di diritti umani elementari come quelli di riconoscere un figlio o di mandare del denaro a casa. Tutte queste misure varranno a rafforzare discriminazione e razzismo ed a rendere più sfruttabile, docile, ricattabile la forza-lavoro immigrata.
Infine, l’improvvisa scoperta dell’”emergenza” degli stupri –in realtà un fenomeno endemico, trasversale alle nazionalità e agli ambienti sociali- messa al servizio di una campagna dai toni forcaioli contro gli stranieri e i minoritari, è servita a giustificare un decreto d’urgenza che strumentalizza i corpi violati delle donne per compiere un ulteriore passo verso la barbarie istituzionale e legislativa, fra l’altro legalizzando le ronde private e prolungando fino a sei mesi la detenzione nei lager per migranti.
L'involuzione della vita politica del nostro paese ci impone un sussulto di civismo, ci chiede una testimonianza sì politica ma espressa anche in termini di pratiche scientifiche e didattiche. Occorre che dalle sedi della formazione antropologica emerga un chiaro pronunciamento pubblico contro la crescente occupazione armata del corpo: nei corpi offesi dal ricatto tra cura e libertà, nei corpi schedati per non essere chiusi nel guscio sociale che si chiama casa, nei corpi femminili violati e ignobilmente sfruttati per disegni forcaioli, fino a quel corpo di chiunque di noi che lo stato si accinge ad espugnare, con una legge sul trattamento di fine vita che fa strame del diritto individuale sul proprio sé e sulla propria morte.
Sappiamo quale logica sostenga la politica che sposta sul corpo dei cittadini più deboli, effettivamente o in potenza, il confronto dialettico con le libertà ed i diritti individuali. Riconosciamo in essa le stesse sillabe con cui il secolo scorso produsse il discorso più disumano che la ragione umana avesse conosciuto. La barbarie, come ci ricordò Ernesto de Martino, abita presso di noi e dobbiamo additarla alla coscienza pubblica quando si presenta, come ora, allo stadio germinale. Quell'antropologia impegnata dalla promessa di ampliare gli orizzonti di ciò che dobbiamo considerare umano deve denunciare il ripiegamento autoritario, razzista, irrazionale e liberticida che sta minando le basi della coesistenza civile nel nostro paese, e che rischia di svuotare dall'interno le garanzie costituzionali erette sessant'anni fa, contro il ritorno di un fascismo che rivelò se stesso nelle leggi razziali. Forse anche allora, in molti, pensarono che non si sarebbe osato tanto: oggi abbiamo il dovere di non ripetere quell'errore.

Il Presidente e il Consiglio Direttivo dell’ANUAC (Associazione Nazionale Universitaria degli Antropologi Culturali) Marco Aime, Roberta Altin, Pietro Angelini, Bruno Barba, Ivan Bargna, Alice Bellagamba, Anna Casella, Pietro Clemente, Dino Cutolo, Gabriella Da Re, Luisa Faldini, Adriano Favole, Clara Gallini, Maria Elena Giusti, Alberto Guaraldo, Eugenio Imbriani, Franco Lai. Chiara Letizia, Alessandro Lupo, Roberto Malighetti, Francesco Marano, Carlo Maxia, Maria Luisa Meoni, Maria Minicuci, Ferdinando Mirizzi, Gabriella Mondardini, Fabio Mugnaini, Cristina Papa, Berardino Palumbo, Carla Pasquinelli, Cecilia Pennacini, Leonardo Piasere, Sandra Puccini, Francesco Remotti, Annamaria Rivera, Alessandro Simonicca, Barbara Sorgoni, Massimo Squillacciotti, Giuliano Tescari, Stefania Tiberini, Filippo Zerilli.

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sabato 21 febbraio 2009

Per una lista unica della sinistra

La democrazia italiana è in pericolo. La legge sulla sicurezza voluta dalla maggioranza ha privato dei diritti fondamentali più elementari alla salute, all'alloggio, ai ricongiungimenti familiari, alle rimesse alle famiglie dei loro guadagni – centinaia di migliaia di stranieri che vivono e lavorano in Italia. Sta per essere varato un federalismo che dividerà l'Italia tra regioni ricche e regioni povere, rompendo, di fatto, il patto costituzionale dell'uguaglianza sul quale si è retta fino ad oggi l’unità della Repubblica. Nel pieno di una crisi economica, la cui gravità non ha precedenti, il governo ha perseguito la rottura dell'unità sindacale e l’emarginazione del sindacato più rappresentativo.
Di fronte alla gravità dell'emergenza ambiente il Presidente del Consiglio ha tentato di ostacolare l'iniziativa dell'Europa. Strumentalizzando l'emozione per il dramma di Eluana Englaro, il Presidente del Consiglio ha aperto uno scontro istituzionale con la magistratura e con il Presidente della Repubblica; ha provocato una spaccatura del paese sui temi della laicità dello Stato, della dignità della persona e della sua autodeterminazione; ha tentato di rompere gli equilibri istituzionali, minacciando di rivolgersi direttamente al popolo per cambiare la Costituzione qualora non sia riconosciuto il suo potere illimitato e incontrollato quale incarnazione della volontà popolare. Paura, razzismo, odio per i diversi, disprezzo per i deboli, infine, sono i veleni quotidianamente iniettati nella società dalle politiche e dalla propaganda del governo quali fonti inesauribili di consenso.Una simile emergenza costituzionale rende insensate le attuali divisioni della sinistra, le quali rischiano, in presenza dell'attuale sbarramento del 4% alle prossime elezioni, di provocarne la definitiva irrilevanza. C'è d'altro canto uno specifico fattore di crisi della democrazia che, congiuntamente alle vocazioni populiste dell'ttuale maggioranza, sta determinando il collasso della democrazia rappresentativa: la crescente occupazione delle istituzioni pubbliche da parte dei partiti e la sostanziale confusione dei secondi con le prime. Ne è conseguita la trasformazione dei partiti, da luoghi di aggregazione sociale e di elaborazione dal basso di programmi e di scelte politiche, in costose oligarchie costantemente esposte alla corruzione e al malaffare. Solo l'introduzione, purtroppo inverosimile, di una rigida incompatibilità tra cariche di partito e cariche istituzionali, cioè tra rappresentati e rappresentanti, sarebbe forse in grado di restaurare la distinzione e, con essa, il rapporto di rappresentanza e di responsabilità dei secondi rispetto ai primi, e così di restituire i partiti, quali organi della società anziché dello Stato, al loro ruolo costituzionale di strumenti della partecipazione dei cittadini alla vita politica.Le prossime elezioni del Parlamento europeo offrono tuttavia alle forze disgregate della sinistra un'occasione irripetibile per mettere in atto questo principio e, insieme, una prospettiva di superamento delle loro attuali divisioni. Non si tratta di concordare alleanze, o coalizioni o fusioni di gruppi dirigenti. Si tratta, più semplicemente ma ben più efficacemente, di dar vita ad una lista unica della sinistra, “Per la democrazia”, dalla quale restino esclusi i dirigenti dei partiti, che pure sono invitati a promuoverla insieme al più ampio arco di forze e movimenti della società civile. Una simile lista varrebbe a dare voce e rappresentanza ad un'ampia fascia di elettori – non meno del 10% dell’elettorato – che non si riconoscono nel Partito democratico e neppure nei tanti frammenti alla sua sinistra, dalle cui rivalità interne e dalle cui competizioni e rivendicazioni identitarie risulterebbe tuttavia al riparo. E, soprattutto, essa varrebbe – in un momento come l’attuale, di pericolosa deriva populista, razzista, autoritaria e anticostituzionale del nostro sistema politico – a riaffermare, nel nostro paese, l’esistenza di una forza democratica e di sinistra, intransigente nella difesa della Costituzione e dei suoi valori di uguaglianza, di libertà e di solidarietà.Mario AgostinelliAlessandra AlgostinoUmberto AllegrettiGaetano AzzaritiPasquale BeneduceMaria Luisa BocciaMichelangelo BoveroPaolo CacciariLorenza CarlassarreLuciana CastellinaBruno CartosioMarcello CiniMaria Rosa CutrufelliGiorgio Dal FiumeClaudio De FioresDonatella della PortaOrnella De ZordoAlfonso Di GiovinePeppino Di LelloPiero Di SienaMario DoglianiAngelo D'OrsiEster FanoLuigi FerrajoliGianni FerraraPino FerrarisLia FubiniLuciano GallinoPatrizio GonnellaFrancesco GaribaldoMarina GraziosiPietro IngraoFrancesca KochCristiano LucchiGiulio MarconAlfio MastropaoloGianni MattioliTecla MazzareseRoberto MusacchioAlberto OlivettiGuido OrtonaValentino ParlatoValentina PazzèMario PiantaTamar PitchBianca PomeranziAlessandro PortelliEnrico PuglieseCarla RavaioliRossana RossandaCesare SalviFrancesco ScacciatiPierluigi SulloErmanno VitaleAldo TortorellaDanolo ZoloGrazia Zuffainviare le adesioni a perleeuropee@gmail.com

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giovedì 19 febbraio 2009

Da che parte stare -

Appello per una manifestazione nazionale di movimenti e associazioni e che veda al centro la partecipazione dei migranti, e sappia coniugare un discorso antirazzista con le tematiche legate al lavoro e alla crisi.
Promotori e primi firmatari di questo appello sono migranti attivi da anni nel Coordinamento Immigrati di Brescia, Coordinamento Migranti Bologna e Provincia, Gruppo Migranti Torino, Coordinamento Migranti di Verona, di Padova, Parma, Monselice e di Roma.

Da che parte stare

In questo tempo di crisi è ancora più chiaro il significato della legge Bossi-Fini, del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, dei centri di detenzione. Mentre il mercato del lavoro ogni giorno espelle migliaia di lavoratori e di lavoratrici, le risposte previste per i migranti sono solo due: razzismo ed espulsione.


In questo tempo di crisi il razzismo istituzionale praticato dal governo fa buon gioco: la criminalizzazione dei migranti messa in atto in nome della sicurezza è l'anticamera dei brutali linciaggi privati e della più brutale discriminazione pubblica. La possibilità di denunciare i lavoratori migranti clandestini che si rivolgono alle strutture sanitarie e l'incitamento a farlo sono il punto più ignobile di un attacco mirato a rassicurare non solo gli elettori della Lega: si vuole chiarire a tutti che il nemico da combattere sono i migranti. Le direttive del ministro degli interni per ridurre la libertà di manifestare, come pure le limitazioni al diritto di sciopero previste dal nuovo accordo sul rinnovo contrattuale, riguardano però tutti i lavoratori…

In questo tempo di crisi per il governo noi non siamo un problema, siamo la soluzione. Per risolvere la crisi basta buttarci via insieme alle nostre figlie, ai nostri figli, ai nostri progetti. Centinaia di migliaia di migranti, che lavorano in questo paese ormai da decenni, rischiano di essere semplicemente cancellati dall'azione congiunta della crisi e della follia razzista della legge Bossi-Fini: prima licenziati e poi espulsi come clandestini.

In questo tempo di crisi, però, nessuno può tacere. Noi pensiamo che sia arrivato il momento di una grande mobilitazione nazionale che chiarisca a tutto il governo che non è ammissibile scaricare sempre e solo verso il basso i costi della crisi. Noi pensiamo che tutte le organizzazioni dove i migranti e le migranti sono protagonisti devono sostenere la lotta al razzismo istituzionale. È il momento per noi migranti di dire ad alta voce e senza paura che qui siamo, e che qui resteremo. È il momento, per tutti, di decidere da che parte stare.

Ibrahim Diallo – Brescia
Driss Ennya – Brescia
Iqbal Mazahr – Brescia
Ibrahim Niane – Brescia
Najat Achack – Bologna
Babacar Ndiaye – Bologna
Bazir Sene – Bologna
Brahim Nadi – Bologna
Mohamed Rafia Boukhbisa – Bologna
Rashid Kotbi – Bologna
Hassan Akrane - Bologna
Claudio Andres Cavalcanti –Parma
David Lihe – Parma
Khalid Boujir – Torino
Czane Ildiko Adela – Torino
Stoyanovic Voyislav – Torino
Khaled Ben Ammar – Verona
Samir Belarbie – Verona
Samira Lagoubi – Verona
Mohamed Alahl Verona
Dargaoui Bouzid - Padova
Onuorah Clement – Padova
Belhazia Mohamed - Monselice
Boudaoud Mbarek - Monselice
Kebe Ndiaga - Padova
Kenfack Marcel - Padova
Boujdid Abdellah - Padova
Emejeru Andrew - Padova
El Asri Mbareck - Padova
Jessica Eyaufe - Padova
Oscar Ibeh - Padova
Gabriel Osuji – Padova
Ibeh James -Padova
Josef Yemane Tewelde – Roma
Emad Ahmed Chowdhury – Roma
Yohannes Habtemariam Niziti – Roma
Razaul Karim – Roma

Info: da.che.parte.stare@gmail.com

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mercoledì 11 febbraio 2009

A leggere, da donna femminista, i quotidiani

di Clelia Mori
A leggere, da donna femminista, i quotidiani ci si trova davanti ad un’immensa confusione su vita, morte, nascita, amore,maternità, parto, sessualità, corpo maschile, corpo femminile, famiglia, sesso, relazione tra i sessi, potere generante, potere governativo, potere religioso, singol*, comunità, assassinio, accanimento terapeutico, tecnologica e medicina. Una confusione che riguarda da vicino la nostra vita di tutti i giorni. Ma a farla non siamo noi che alcuni punti fermi li abbiamo, ma i politici, chi ci governa in modo virtuale chiusi in strani palazzi.
Ne hanno fatto un frullato esplosivo per la democrazia che ha navigato sott’acqua, almeno dal ’68, ed è venuto alla luce in un conflitto di poteri : governativi, religiosi, individuali.

In conflitto ci sono la capacità di autodeterminarsi e il desiderio dei governanti e degli ecclesiastici di non lasciarlo fare perché da tempo immemorabile gli compete definire le libertà delle donne e degli uomini, in questo ordine. E non mi va di parlare di potere al neutro, voglio dare un corpo al potere per riconoscerlo e per non renderlo trascendentale. Ma per farlo devo dire che è un corpo per lo più maschile se non voglio assumermi come donna la responsabilità della confusione. E non la posso assumere per spirito bipartisan, mentirei perché lì noi donne non decidiamo niente. E non me lo si può chiedere neppure con la scusa che ci sono anche donne nel governo e alle Camere. Sappiamo benissimo le contorsioni che devono fare per arrivarci e starci e la rinuncia ad un sentire femminile che gli viene richiesta…
E tutta questa confusione tra vita reale e vita virtuale è costruita da vecchi uomini che incarnano il potere. Uno di loro invasato dalla “mascolinità”, mai stato donna e madre e ignorante della bellezza e della difficoltà della procreazione, si permette di dire ad una signora in coma da 17 anni che potrebbe partorire, trovando il plauso dei ministri della chiesa, anche loro mai stati madri e neppure padri, ma con la pretesa che Dio gli si affidi per esistere nei nostri cuori.
La motivazione che adducono sta nell’ assoluta convinzione dell’ incapacità delle donne e degli uomini a decidere per sé e nell’avocazione delle loro decisioni ai due poteri.
Sembra che l’autonomia individuale renda vana quella del potere che non trova più motivazioni per esistere se non riesce a invadere ogni nostra intima piega, anzi, soprattutto quelle. Sembra una questione di controllo per sopravvivere e probabilmente è così, vista la foga disperata con cui assurdamente si muovono, ma è anche una delle poche cose che si preoccupano veramente di controllare.
Fino a che punto gli uomini di potere possono controllare la vita delle singole persone?
A dar retta ai potenti sembra che il loro maggior interessa riguardi la vita appena concepita, anche se magari non nasce, e il coma pluri decennale. L’altra vita non conta. Può ridere, piangere, avere fame, morire a centinaia da piccol* sotto le bombe che per loro non ci scalda come per la famiglia Englaro. Le persone non possono trovare la propria forza nei loro affetti e nelle loro relazioni. Il governo in accordo con la gerarchie religiose non lo permette. I governi sembra non amino i loro cittadini e le loro cittadine, le seconde meno dei primi, amano molto il potere come fine e forse per questo non possono amare i corpi in carne e ossa. Possono usarli o farli usare, comandarli, obbligarli, sanzionarli, spremerli ma amarli con materno e paterno senso di affetto, non compete a questi uomini. E chi lo sa se sanno, anche nella loro vita privata, cosa vuol dire amare? Probabilmente anche se l’hanno detto non hanno mai saputo cosa significasse o semplicemente non sono in grado di sentirlo. Bisogna avere sensibilità per amare, sapersi assumere delle responsabilità, anche quando ti mettono contro al mondo, anche quando costa l’offesa e il dileggio e sei da solo ad andare avanti. Loro no. Si muovono solo in branco e seguono chi urla di più.
Ma da lunedì sera sono più libera. Libera dal branco e dal potere. La famiglia Englaro ha liberato il mio corpo e la mia testa, con l’augurio che mi faccio che se ne vadano insieme, ma se così non fosse, loro hanno liberato con Eluana, i pezzi del mio corpo e li hanno riuniti. Con loro sono entrata in uno spazio che mi appartiene, che contiene anche le mie emozioni e dà loro dignità di scelta ai miei occhi e a quelli del mondo. Libera di vivere e morire per me, non per lo Stato, in mezzo a persone libere come me. La verità della morte di Eluana ci ha liberato dal falso vivere e dal falso morire. E dall’invasione della tecnica. Ci ha messo in uno spazio libero pieno degli affetti che nella vita ci siamo costruiti e tra questi non c’è il potere. Ci ha indicato due modi di essere padri. Uno, governativo, religioso e dittatoriale - non avrei mai voluto un padre così - e uno che può essere un esempio per tutti i giovani uomini che vogliono diventare padri. Papà Englaro ha liberato, mostrato nello spazio pubblico che aveva bisogno di esempi non virtuali, un modello di uomo e di padre, di amore, di vita, di morte e di responsabilità. Ha dato dignità ad un maschio in crisi di parole e di identità maschile.
L’autodeterminazione è stata seminata dalla donne con la loro riflessione sulla maternità da diversi decenni è a lei si torna sempre nella sofferenza, anche se la misoginia dei governanti ha sempre nascosto sotto il tappeto questo tema esplosivo per i loro poteri.
Dalla 194 alla legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita e alle varie nuove norme di attuazione delle due leggi, da quella più vecchia alla più giovane, è stata una continua ricerca per non riconoscere la libertà dell’autodeterminazione femminile, che, essendo un tema sollevato soprattutto dalle donne, sembrava si potesse tranquillamente eludere, privilegiando l’istinto di conservazione del potere.
Ma la vicenda Englaro ha portato allo scoperto il conflitto tra autodeterminazione e l’impossibilità a vederla esercitata dal potere, per come oggi il potere stesso si autointerpreta.
Un’interpretazione che non lega la sua sopravvivenza al cammino del tempo ma alla sua immobilità, convinta che controllando ogni virgola di libertà possa conservarsi senza modificarsi.
Il rifiuto maschile a mettere in relazione la gestione pubblica del potere e la libertà femminile è diventato esplosivo per la democrazia stessa quando l’autodeterminazione di un padre, per amore della libertà della figlia, ha preteso per lei la fine pubblica dell’uso della tecnologia per prolungare artificialmente la non vita e la realizzazione della verità della morte. Non della loro apparenza.
Marcando uno scacco agli accordi tra poteri.
L’inadeguatezza dei nostri governanti e dei ministri di culto è implosa per il germe che le donne vi avevano instillato a partire dai pensieri sul loro differente e concreto potere generativo nella confusione che quello astratto degli uomini ha costruito.
Un confuso potere virtuale, che non sa più cosa rappresenta oltre al desiderio di sopraffazione del singolo sul suo simile. La cattiveria è il motto attuale di governo, ma speriamo che il problema della libertà e dell’autodeterminazione, ormai esploso tra gli uomini, non venga cancellato da una relazione malsana tra poteri che volutamente dimentica ancora una volta l’origine da cui è nata. Diversi sottolineano che Eluana e con lei l’autodeterminazione e la libertà individuale, aggiungo io, è già nello sfondo di questa vecchia e sempre nuova lotta maschile.
Le dimenticanze, se ce le concediamo per misoginia governativa, e non solo il sonno generano mostri, ma Beppino Englaro ci ha insegnato da uomo come si fa a non dimenticare e a non fingere un accordo col branco.

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martedì 10 febbraio 2009

Dov'è l'Officina delle Arti?

ecco la mappa che ci conduce all'Officina delle Arti

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Quella donna potrebbe procreare: l’affermazione più atroce del Presidente

di Carmen Marini

Sono finite le risate,
il Presidente mostra la vera faccia: dietro una falsa umanità, vuole scardinare in un sol colpo: Magistratura, Presidenza della Repubblica e Costituzione, e sappiamo bene il perché.
La nostra democrazia corre seri pericoli.Il governo non vuole che la famiglia Englaro agisca la libera scelta di interrompere l’alimentazione forzata, dopo 17 anni di coma della propria figlia, nonostante questo sia anche il volere espresso della figlia stessa quando ancora era capace di intendere e di volere, e sia stato deliberato dalla Magistratura. Tutti sappiamo che ogni giorno in molti ospedali si decide di interrompere le cure a qualche ammalato/a, perché purtroppo inutili, ogni giorno qualcuno/a decide di non continuare le cure perché allo stremo, e questo si può fare. Quanta ipocrisia!
Lo stesso governo poi delibera leggi che mandano a morire migliaia di immigrati “legalmente”. Questo è il significato della legge appena varata: se un medico potrà denunciare un clandestino, chi più andrà a curarsi? Ma l’avevamo capito da tempo che il “dono” della vita non è uguale per tutti. Sento già dire “ ma così resteranno nei loro paesi”, a meno che non si facciano patti economici vantaggiosi con i loro governi! A meno che “bravi italiani” non continuino a sfruttare la loro debolezza,. Tutto questo però si deve fare in… silenzio, in silenzio come avrebbe potuto fare la famiglia Englaro.
Le donne più di altri, soffrono le ingiurie ricevute dal “padre”, perché molte volte si sono sentite chiamare assassine di fronte alla realtà lacerante dell’aborto, di fronte all’odiosa necessità di non mettere al mondo una vita “senza futuro”. Le donne più degli altri rimangono senza parole di fronte ad un presidente che dice: quel corpo potrebbe procreare. E’ veramente un’immagine atroce, che ci riporta all’uso del corpo delle donne di solo contenitore. Mi chiedo: quale uomo potrebbe fecondare una donna in coma? Quale figlia/o vorrebbe nascere da una madre in coma da 17 anni? Il nostro presidente?
Imporre con la forza del potere leggi e decreti, ricorda metodi fascisti/nazisti, se poi ci si allea con la chiesa in modo così forte ci si dimentica anche che la Costituzione è laica. La Costituzione ha il grande valore di difendere tutti al di là dei credi politici e religiosi. Dobbiamo essere grati alla famiglia Englaro per aver fatto una battaglia sul diritto di decidere per la nostra vita, in un momento in cui sembra essersi perso il senso della condivisione dei diritti e del rispetto della vita. Sì, penso che anche porre termine all’alimentazione, in una situazione senza speranze, sia rispetto della vita, ma che non lo sia per quel miliardo di donne, uomini e bambini/e che nel mondo muoiono di fame, per le migliaia di donne, uomini e bambini/e che muoiono sotto le bombe per i/le quali oggi, né la chiesa né il governo fa fiaccolate o leggi speciali.
pubblicata su Aprileonline e Gazzetta di Reggio il 10 febbraio 2009
P.S. ci tengo a dire che la lettera è stata scritta e inviata “prima” della morte di Eluana

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lunedì 9 febbraio 2009

Di chi è la nostra vita? letture su libertà dell'individuo ed autodeterminazione

Se vuoi leggere un brano con noi
o, più semplicemente, assistere all'evento
vieni sabato prossimo 14.2.09
dalle ore 17,30 alle 19,00
presso l'Officina delle Arti
in via Brigata Reggio 29
a Reggio Emilia.

In ogni caso per iscriverti alla nostra ml
(che comprende ormai quasi 120 amiche e amici di Reggio Fahrenheit) invia una mail a:
fahre@email.it
nella ml sarà possibile seguire anche tutte le altre nostre iniziative.

Scarica la locandina

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domenica 8 febbraio 2009

Sull’assenza dei giovani dal presidio di ieri sera, 7.2.’09, a Reggio Emilia

di Dino Angelini
promosso dalla GCIL e dalle altre sigle che vedete nei post precedenti, sollecitato con un tam tam incentrato sul web e sui cellulari, ha visto la partecipazione di un nutrito numero di persone, fra le quali però spiccava la quasi totale assenza di giovani.
Ed è sul rischio della frattura intergenerazionale che vorrei incentrare il mio intervento, dando per scontato che condivido con tutti voi l’angoscia per le sorti della democrazia italiana, a seguito dei proclami golpisti che nella giornata di ieri ha fatto il presidente Berlusconi.
La domanda che mi faccio è questa: quali sono i motivi dell’assenza, ormai purtroppo consueta, dei giovani alle nostre manifestazioni? Sono essi il segnale di un loro disamore per le ragioni della sinistra? o più prosaicamente vanno ricondotti allo scarso appeal che questa sinistra mostra di avere ai loro occhi?

A mio avviso una parte (consistente) della risposta a questo interrogativo va ricercata nella nostra scarsissima propensione a metterci nei loro panni sulle questioni di tipo esistenziale connesse al precariato e, prima ancora, alle modalità attuali di ingresso nel mondo del lavoro.
Mi sono interessato, come psicologo dell’adolescenza di questi problemi e rimando a questo scritto coloro che fossero interessati ad approfondire il tema da un punto di vista psicologico: http://www.lacosapsy.com/fineadolesc.htm - Vorrei riprendere qui solo un aspetto della questione, diciamo uno di quelli più politici, nella speranza che gli amministratori di sinistra che avranno la ventura di leggermi comprendano gli esiti, a mio avviso esiziali, connessi alla precariarizzazione ed alla esternalizzazione del lavoro. È noto che - in parallelo con quanto avviene nei settori produttivi - le nostre istituzioni, in base a leggi che sono state promosse negli anni scorsi anche dalla sinistra, possono assumere o decentrare brevi manu porzioni ormai consistenti dei servizi e dei lavori infrastrutturali loro affidate. In entrambi i campi ciò significa costringere i giovani in uno stato di dipendenza, disarticolare le loro propensioni a vivere la dimensione collettiva dei loro problemi e, psicologicamente, comprimerli sine die in una condizione di post-adolescenti mai compiutamente adulti, e cioè autonomi e capaci di assumere con spirito critico una loro posizione sui problemi della polis (come giustamente auspicano Zagrebelsky e gli altri firmatari dell'appello "Rompiamo il silenzio").
Su questa modalità discrezionale di riconfigurazione del mondo del lavoro, si è andata solidificando nel tempo anche nelle nostre istituzioni di sinistra, una modalità clientelare di assunzione e di appalto che finisce o con il corrompere le coscienze dei giovani, costretti a vendere le loro coscienze pur di avere un posto, o con il sedimentare nelle menti dei migliori fra essi l’idea che la politica è una cosa sporca e che “tanto sono tutti uguali”.
Io - che sono pugliese d’origine, e che già conoscevo questo modo democristiano di operare nella sfera pubblica – penso che ci troviamo di fronte ad una pugliesizzazione delle nostre amministrazioni. E non è un caso che i più abili fra i nostri homines novi che guidano la cosa pubblica reggiana siano dei cattolici.


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sabato 7 febbraio 2009

tutti al presidio in difesa del Presidente della Repubblica, della Costituzione e della laicità dello Stato

ovviamente anche Reggio Fahrenheit invita tutte e tutti al presidio in difesa del Presidente della Repubblica, della Costituzione e della laicità dello Stato, che si terrà oggi pomeriggio, 7.2.09, alle 17,00 a Reggio Emilia, davanti alla Prefettura, in Corso Garibaldi.
il presidio è promosso da: CGIL, ARCI, ANPI, ISTITUTO “A. CERVI”, ASSOCIAZIONE REGGIANA PER LA COSTITUZIONE, ASSOCIAZIONE ALTA VOCE, PARTITO DEMOCRATICO, SINISTRA DEMOCRATICA, VERDI, PdCI, RIFONDAZIONE COMUNISTA, PARTITO RADICALE, PARTITO SOCIALISTA, ITALIA DEI VALORI, LA SINISTRA PER REGGIO


Approfittiamo per ricordare anche la già programmata pubbblica lettura - organizzata da Reggio Fahrenheit, Iniziativa Laica e Alta Voce - del 14.2.09:
Di chi è la nostra vita? - letture su autodeterminazione e libertà dell'individuo
Sabato 14 febbraio 2009 ore 17,00 - 18,30
Officina delle Arti - via Brigata Reggio 29 - Reggio Emilia

chi vuole prenotarsi per la lettura di un brano ce lo faccia sapere scrivendo all'indirizzo mail: fahre@email.it

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Iniziativa laica: Sostegno al Presidente della Repubblica, in difesa della Costituzione e della laicità dello Stato

Respingiamo il gravissimo attacco del Governo Berlusconi alle prerogative
del Capo dello Stato e alla Costituzione.
Esprimiamo pieno sostegno al Presidente Napolitano.
Sul drammatico caso di Eluana Englaro si è pronunciata la Corte Suprema
di Cassazione con sentenza definitiva non più impugnabile.
Il dramma umano di Eluana Englaro, la sua attuale condizione, non può essere affrontata con un decreto governativo palesemente incostituzionale.
Manifestiamo solidarietà e vicinanza alla famiglia della donna, in queste
ore di nuovo vittima di una violenza inaudita.

La pretesa del Governo di imporre i tempi al Parlamento per una legislazione
d’urgenza su una materia così delicata, che smuove le coscienze
degli italiani, rappresenta un errore grave in se’ e, soprattutto, una pesante violazione del dettato costituzionale.
Invitiamo i cittadini, i lavoratori e le lavoratrici, gli studenti e i pensionati
a mobilitarsi a difesa della laicità dello Stato, di fronte al pericolosissimo
conflitto istituzionale voluto dal Governo, che provoca una ferita lacerante nell’equilibrio e nel rispetto dei diversi ruoli degli organi dello Stato, nella coscienza del Paese e nella democrazia.
Invitiamo a partecipare al presidio che si terra’
Sabato 7 febbraio 2009, alle ore 17.00
davanti alla sede della Prefettura
Corso Garibaldi 59, Reggio Emilia
CGIL, ARCI, ANPI, ISTITUTO “A. CERVI”, ASSOCIAZIONE REGGIANA PER LA COSTITUZIONE, ASSOCIAZIONE ALTA VOCE, PARTITO DEMOCRATICO,
SINISTRA DEMOCRATICA, VERDI, PdCI, RIFONDAZIONE COMUNISTA, PARTITO
RADICALE, PARTITO SOCIALISTA, ITALIA DEI VALORI, LA SINISTRA PER REGGIO
Reggio Emilia, 7 febbraio 2009

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Sostegno al Presidente della Repubblica, in difesa della Costituzione e della laicità dello Stato

Invitiamo a partecipare al presidio che si terrà Sabato 7 febbraio 2009, alle ore 17.00, davanti alla sede della Prefettura, Corso Garibaldi 59, Reggio Emilia.
CGIL, ARCI, ANPI, ISTITUTO “A. CERVI”, ASSOCIAZIONE REGGIANA PER LA COSTITUZIONE, ASSOCIAZIONE ALTA VOCE, PARTITO DEMOCRATICO, SINISTRA DEMOCRATICA, VERDI, PdCI, RIFONDAZIONE COMUNISTA, PARTITO RADICALE, PARTITO SOCIALISTA, ITALIA DEI VALORI, LA SINISTRA PER REGGIO
Respingiamo il gravissimo attacco del Governo Berlusconi alle prerogative del Capo dello Stato e alla Costituzione. Esprimiamo pieno sostegno al Presidente Napolitano.
Sul drammatico caso di Eluana Englaro si è pronunciata la Corte Suprema di Cassazione con sentenza definitiva non più impugnabile.

Il dramma umano di Eluana Englaro, la sua attuale condizione, non può essere affrontata con un decreto governativo palesemente incostituzionale.
Manifestiamo solidarietà e vicinanza alla famiglia della donna, in queste ore di nuovo vittima di una violenza inaudita.
La pretesa del Governo di imporre i tempi al Parlamento per una legislazione d’urgenza su una materia così delicata, che smuove le coscienze degli italiani, rappresenta un errore grave in sé e, soprattutto, una pesante violazione del dettato costituzionale.
Invitiamo i cittadini, i lavoratori e le lavoratrici, gli studenti e i pensionati a mobilitarsi a difesa della laicità dello Stato, di fronte al pericolosissimo conflitto istituzionale voluto dal Governo, che provoca una ferita lacerante nell’equilibrio e nel rispetto dei diversi ruoli degli organi dello Stato, nella coscienza del Paese e nella democrazia.

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chiedo se abbiamo voglia di uscire un paio d'ore prima dal lavoro, lunedì verso le 17 o le 18

E' difficile mettere in ordine, dentro se stessi (parlo per me), tutti gli avvenimenti di questi ultimi tempi. Gaza prima, poi il decreto sicurezza. Due spine nel fianco, due ferite aperte.
Eppure, non vorrei sembrarvi matto, quello che sta succedendo in queste ore mi pare altrettanto osceno, e terribilmente pericoloso in tutto il suo valore simbolico. Non so bene cosa proporre... vi chiedo semplicemente: riusciamo a ritrovarci in piazza, tutte e tutti, ancora una volta? contro la follia e quindi per il popolo palestinese, per quegli esseri umani a cui diamo sempre nomi strani (clandestini, irregolari, extra-comunitari, vù cumprà, rom, migranti) perchè non riusciamo a chiamarli semplicemente uomini e donne, per... stavo per dire per Eluana e invece dico per noi, per non sottometterci alla barbarie? guardate che non vi chiedo un sit-in o un presidio dei soliti noti, chiedo se abbiamo voglia di uscire un paio d'ore prima dal lavoro, lunedì pomeriggio verso le 17 o le 18, in piazza prampolini e portarci tutti i nostri amici, familiari, compagne e compagni di vita, di lotta e di lavoro? io ed altri ci andremo, comunque, sperando che nel frattempo intorno a noi qualcuno batta un colpo.
Stefano

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo da "Iniziativa Laica": Un invito a quello che resta della sinistra a protestare in piazza

Le prime proteste dei cittadini sull’incredibile decreto assunto dal governo per impedire la scelta di Eluana. E’ una prova di forza della casta vaticana e di quella politica per rimettere in discussione i valori fondamentali della nostra Costituzione; per imporre a tutti valori e credenze assunte fuori da ogni procedura democratica da parte una chiesa che non ha mai accettato di essere una “parte” assieme ad altre parti; per negare la libertà degli individui a determinare da sé la propria esistenza.

C’è da augurarsi che le proteste si estendano (anche se le illusioni sono poche) perchè siamo già in un regime autoritario che pretende di trasformare i cittadini in sudditi e fedeli, “incapaci” di scelte autonome e responsabili.

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mercoledì 4 febbraio 2009

Di chi è la nostra vita? - letture su autodeterminazione e libertà dell'individuo

Sabato 14 febbraio 2009 ore 17,00 - 18,30
Officina delle Arti - via Brigata Reggio 29 - Reggio Emilia

In un momento in cui chiesa e politica vogliono toglierci la libertà di scegliere sulla nostra esistenza,in un momento in cui i diritti fondamentali dell’individuo non sono rispettati e riconosciuti, diventa urgente ritrovare le parole per ribellarci a chi impunemente si vuole appropriare dei nostri corpi, nel presente e nel futuro
i testi di grandi pensatori, i testi sui diritti, brani di intellettuali e testimonianze dirette, ci vengono in aiuto nella ricerca di “altre verità”.

Reggio Fahrenheit - Iniziativa Laica - AltaVoce
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