venerdì 30 aprile 2010

Rossana Rossanda: "La sinistra non ha linguaggio e programma"

di Bruno Gravagnolo, da L'Unità

«Subalternità della sinistra all’impresa privata», mancanza di un «suo» linguaggio e persino rinuncia «a difendere fino in fondo l’impianto della Costituzione repubblicana». Disamina tagliente e venata di forte pessimismo quella che Rossana Rossanda ci consegna dalla sua casa di Parigi. In una conversazione fatta di risposte stringate e nette («Non amo le interviste telefoniche...»). Ma almeno il succo è chiaro. Dice per esempio Rossanda: «Non capisco le zuffe tra Bersani, Franceschini e Veltroni. Pure questioni personali o in ballo c’è dell’altro: che società e che economia vogliono?». Oppure: «La verità è che si è smarrito il fondamento delle idee di sinistra. Ci si accapiglia su sostituzioni e sovrastrutture, regole, valori, “narrazioni”, ma non si parla dell’essenziale: i soggetti in conflitto, gli interessi, la natura sociale del potere...». E ancora:

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lunedì 5 aprile 2010

LETTERA APERTA AL GOVERNATORE DELLA REGIONE PIEMONTE

(tratto da: Laboratorio Politico Donne per la Città- Città per le Donne - 3 aprile 2010)



Egr. Sig. Presidente Cota,

ritiene che la Sua vittoria sia stata determinata dall’aiuto della Chiesa? Se sì, allora, con il suo pronunciamento contro la RU486, sta forse pagando un debito contratto con un soggetto che, come ogni altro Capo di Stato estero, dovrebbe rispettare l’autonomia italiana e la nostra Costituzione Repubblicana, patrimonio di ogni cittadino, mentre invece non è rimasto nè rimane fuori dagli interessi e dalle decisioni politiche? Perché Lei,con il Papa, non si fa scrupolo di violare i diritti umani , con riguardo particolare a quello della salute ed al libero arbitrio delle donne?

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venerdì 2 aprile 2010

Renzo Bonazzi nel giorno della Memoria a Reggio Emilia

La foto qui sotto rappresenta, forse, l'ultima uscita pubblica di Renzo Bonazzi.



Un'iniziativa non proprio di Reggio Fahrenheit, ma ispirata sicuramente alle modalità espressive di Reggio Fahrenheit. A Renzo piaceva questo modo far sentire la propria voce e il peso delle parole; così come piaceva il nostro blog


Un ultimo saluto da parte di Fiorella, Carmen,  Deliana, Dino e, ne siamo sicuri, di tutt* noi!

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Qualche interrogativo sulla funzione e sulla gestione della Fondazione Manodori

il secondo post che Renzo Bonazzi ci aveva inviato, a proposito della Manodori, il 3 Giugno del 2009:



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Qualche interrogativo sulla funzione e sulla gestione della Fondazione Manodori


di Renzo Bonazzi

3.6.09

In questa campagna elettorale é stato sollevato, ancora troppo marginalmente, qualche interrogativo sulla funzione e sulla gestione della Fondazione Manodori, anche in relazione al ruolo che, dal 2004, ha svolto ed ancora svolge uno dei candidati alla carica di sindaco, Antonella Spaggiari, (nessuno, altrimenti, ne avrebbe parlato).

Meglio di niente, perché una seria discussione su questi argomenti, in campagne elettorali e non, non si é mai fatta da quando, nel 1991, la fondazione é stata istituita.
La Fondazione Monodori, per i mezzi di cui dispone, é il più importante ente che operi nella nostra provincia nel privato sociale, con il compito di perseguire “..esclusivamente scopi di utilità sociale e di promozione della sviluppo economico”.


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Tre mail "reggiane" su Gaza: 3. quella di Renzo Bonazzi (già sindaco della città di Reggio Emilia)

In occasione della scomparsa del nostro amico Renzo Bonazzi, primo lettore di Reggio Fahrenheit in Piazza Casotti l'8 Novembre 2008,

ripubblichiamo due suoi interventi sul nostro blog. Il primo - questo qui sotto - è un suo commento, che risale esattamente al 4.1.2009 (!) alla manifestazione della comunità araba reggiana in occasione dell'invasione di Gaza da parte di Israele.

Reggio Emilia 4-1-2009
Ero presente anch’io in piazza Prampolini sabato ed ho partecipato alla manifestazione della comunità araba reggiana per chiedere la cessazione dell’intervento israeliano nella striscia di Gaza.
Non ne ho condiviso alcuni aspetti: anzitutto il gesto di bruciare una bandiera d’Israele (condannato subito dagli stessi promotori dell’iniziativa) e la non dichiarata ma, implicita in molti slogan, intolleranza nei confronti della stessa esistenza dello stato di Israele.

Tuttavia, nel complesso la manifestazione ha espresso la rivendicazione di una soluzione pacifica dell’incancrenito conflitto israelo-palestinese; la ripulsa dell’uso della violenza bellica per risolverlo; un appello ai paesi che, approvando il 29 novembre 1947 la risoluzione dell’ONU per la istituzione in Palestina due stati indipendenti, hanno promosso una situazione che da più di sessant’anni insanguina quella regione, perché esercitino la loro influenza per fermare la violenza e realizzare quel progetto.
Certamente, la presenza esclusiva di arabi ed islamici (salvo pochissimi altri) ha caricato la manifestazione di un intenso risentimento, di un rancore che, sono convinto, una maggiore presenza di reggiani avrebbe attenuato e corretto..
Il silenzio delle forze politiche, sociali e religiose, i cauti commenti di alcuni sono, a mio parere, un indice preoccupante di insensibilità politica e sociale, e, non per ultimo, umana.
Anche queste occasioni sono un banco di prova del processo di integrazione.
Renzo Bonazzi

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giovedì 1 aprile 2010

sulla cosiddetta "coltivazione televisiva": primo commento ai risultati elettorali

di Dino Angelini


Certo quello dell'imbarbarimento collettivo è un dato ormai assodato.
La destra berlusconiana nuota nel suo brodo, poi\chè ci ha cotti (tutti!) a puntino in trent'anni di "coltivazione televisiva" che - non dimentichiamolo -  non influisce direttamente sull'orientamento politico, ma esercita un lavoro in profondità sul piano della manipolazione delle coscienze.
I sociologi della comunicazione, a proposito della coltivazione televisiva, affermano che quanto maggiore è la nostra esposizione al mezzo televisivo tanto maggiore sarà influenza che la TV ha di definire le nostre immagini e le nostre rappresentazioni mentali della realtà sociale.
Gli esiti per i grandi consumatori di TV (*) (cioè per coloro che sono cotti a puntino dalla coltivazione televisiva), rispetto a chi fruisce meno della TV, sono:


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