mercoledì 23 giugno 2010

I cancelli costituzionali

di Loris Campetti, editoriale de Il Manifesto del 22.6.10

Chissà se questa notte festeggerà la vittoria, Sergio Marchionne. Chissà se gli basterà il 70, o l'80 o se pretenderà il 90 per cento di sì per dire che la Panda si può fare a Pomigliano. Chissà se è vero che la Fiat vuole costruire automobili in quest'angolo reietto d'Italia, patria di ogni male, o se è solo alla ricerca di un capro espiatorio per dire: non possumus, noi avremmo voluto fare questo regalo al paese che da oltre un secolo ci dà da mangiare, ci sostiene e ci finanzia, ma ci sono quei residui novecenteschi della Fiom che si aggrappano al contratto, alla Costituzione e persino alla Carta di Nizza per mettere i bastoni tra le ruote del progresso.

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martedì 22 giugno 2010

Ma l'alternativa a Marchionne c'è

di Guido Viale, da Il Manifesto del 16.6.10
Non c'è alternativa. Questa sentenza apodittica di Margaret Thatcher per la quale è stato creato anche un acronimo (Tina: there is no alternative) è la silloge del cosiddetto «pensiero unico» che nel corso dell'ultimo trentennio ha accompagnato le dottrine più o meno «scientifiche» da cui sono state orientate, o con cui sono state giustificate, le scelte di volta in volta dettate dai detentori del potere economico: prima liberismo (a parole, con grande dispendio di diagrammi e formule matematiche, ma senza mai rinunciare agli aiuti di stato e alle pratiche monopolistiche); poi dirigismo e capitalismo di stato (per salvare banche, assicurazione e giganti dell'industria dai piedi d'argilla dal precipizio della crisi); per passare ora a un vero e proprio saccheggio, usando come fossero bancomat salari, pensioni, servizi sociali e «beni comuni», per saldare i debiti degli Stati messi in crisi dalle banche appena salvate.

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domenica 20 giugno 2010

La nostra storia

(a cura della Redazione di Micromega) di Maria Bianchi, testo di Lidia Ravera




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venerdì 18 giugno 2010

La lettera di un gruppo di lavoratori della fabbrica di Tychy, in Polonia, ai colleghi di Pomigliano d'Arco che stanno per votare (il 22giugno) se accettare o meno le condizioni della Fiat per riportare la produzione della Panda in Italia.

(Questa lettera è stata scritta il 13 giugno, alla vigilia del referendum a Pomigliano d'Arco in cui i lavoratori sono chiamati a esprimersi sulle loro condizioni di lavoro. La Fiat ha accettato di investire su questa fabbrica per la produzione della Panda che al momento viene prodotta a Tychy in Polonia. I padroni chiedono ai lavoratori di lavorare di sabato, di fare tre turni al giorno invece di due e di tagliare le ferie. Tre sindacati su quattro hanno accettato queste condizioni, la Fiom resiste).

Lavoratori, è ora di cambiare.
La Fiat gioca molto sporco coi lavoratori. Quando trasferirono la produzione qui in Polonia ci dissero che se avessimo lavorato durissimo e superato tutti i limiti di produzione avremmo mantenuto il nostro posto di lavoro e ne avrebbero creati degli alti. E a Tychy lo abbiamo fatto.
La fabbrica oggi è la più grande e produttiva d'Europa e non sono ammesse rimostranze all'amministrazione (fatta eccezione per quando i sindacati chiedono qualche bonus per i lavoratori più produttivi, o contrattano i turni del weekend)

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16 Giugno 2010 Manifestazione L'Aquila

16 Giugno 2010 Manifestazione - in 20.000 a L'Aquila, ma nessuno ne ha parlato!




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Il «doppio sì» interroga anche gli uomini

di Alberto Leiss

Mi auguro che l’invito di Rossana Rossanda a discutere su «l’altra metà del lavoro» - a partire dalle tesi del Sottosopra «Immagina che il lavoro» - venga raccolto soprattutto da quegli uomini di sinistra che ripetono ossessivamente:
la politica va rifondata sul lavoro.  Ma poi si bloccano di fronte alla necessità di ridefinire la realtà del lavoro oggi, dopo l’esaurimento delle vecchie categorie di interpretazione.

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"La chiesa di Ratzinger e della CEI è compatibile con la democrazia liberale?"

Pubblichiamo anche noi, per gentile concessione di Iniziativa Laica, la lezione magistrale tenuta a Reggio Emilia da Paolo Flores D'Arcais del 19 Marzo '10, dal titolo:

"La chiesa di Ratzinger e della CEI è compatibile con la democrazia liberale?"

Introduzione alla lezione magistrale

Lezione magistrale di Paolo Flores D’Arcais – Parte 1/3
Lezione magistrale di Paolo Flores D’Arcais – Parte 2/3
Lezione magistrale di Paolo Flores D’Arcais – Parte 3/3

Domande nel dibattito sulla lezione di Flores D’Arcais
Risposte nel dibattito - Parte 1/2

Risposte nel dibattito – Parte 2/2

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sabato 12 giugno 2010

L'altra metà del lavoro

di Lia Cigarini, Giordana Masotto, Lorenza Zanuso, da Il Manifesto

La flessibilità imposta dall'economia neoliberista non rappresenta un'opportunità per le donne. Ma il tempo pieno, sempre uguale per tutta la vita, non può più essere considerato un modello a cui adeguare lotte e obiettivi. In questo quadro, chiudersi nell'alternativa fra «più stato» o «più mercato» impedisce di sperimentare nuovi modi di accogliere il conflitto, che di per sé costituisce un passaggio essenziale per cambiare l'organizzazione del lavoro.

L'articolo di Rossana Rossanda (il manifesto, 30 maggio), a commento del nostro Sottosopra - Immagina che il lavoro (testo scaricabile in www.libreriadelledonne.it/Stanze/Lavoro/stanzalavoro.htm), merita alcune precisazioni e ci spinge a riflessioni più generali che ci piacerebbe aprissero sul manifesto un confronto, secondo noi necessario e urgente. Rossanda ci invita: «vogliamo discuterne?». È un invito che abbiamo molto apprezzato e che facciamo nostro.

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giovedì 10 giugno 2010

Bertolt Brecht, Berlino, 1932

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.

Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perché non ero comunista.

Un giorno vennero a prendere me,
e non c'era rimasto nessuno a protestare.

Bertolt Brecht,
Berlino, 1932

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domenica 6 giugno 2010

Saviano bene comune

di Norma Rangeri, dal Manifesto di oggi


Che succede? Siete impazziti? Non avete nulla proprio di meglio da fare che criticare Saviano? E tu inauguri così la tua direzione al manifesto?
I nostri lettori sono increduli, arrabbiati, disorientati perché leggono come un ingiustificato attacco le pagine che un nostro collaboratore, Alessandro Dal Lago, rivolge a Roberto Saviano nel libro "Eroi di carta", edito dalla manifesto libri, la nostra piccola (e autonoma) casa editrice. Li capisco, per un motivo molto semplice: ho stima di Saviano e credo che la sua battaglia sia anche la mia.

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sabato 5 giugno 2010

Due cose: lettera al Manifesto

di Leonardo Angelini

(la lettera, inviata avantieri pomeriggio al Manifesto, con qualche modifica redazionale, è uscita sul Manifesto di oggi, sul quale c'è anche - in prima pagina - un articolo bello e tosto di Norma Rangeri. Leggetelo!)

Due cose: il primo luogo il Manifesto continua a bucare le notizie che vengono dal versante “attentati del 93”. La cosa mi dà molto fastidio perché sento che bucare una notizia che gli altri giornali danno ha un significato. Ma se il mio giornale non spiega qual è questo significato si può essere portati a pensare ogni cosa su questo silenzio, che, in questo caso almeno, non è affatto eloquente, ma inquietante.

In secondo luogo (ma mica tanto): - Dal Lago e Bascetta attaccano Saviano e i savianei. Sono savianeo anch’io. Faccio parte di un gruppo reggiano di lettura nato l’anno scorso leggendo in piazza brani di Gomorra e, lo confesso, non ho letto ancora il pamphlet di Dal Lago. Ma ho letto – ed anche ad alta voce – Gomorra e posso dire senza tema di smentite che il suo caposaldo sul piano narrativo non è, come dice Dal Lago, nel “ci sono stato ed ho visto, e quindi dico la verità”, ma semplicemente nell’inchiesta.

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martedì 1 giugno 2010

Comunicato Stampa - Dopolavoro 3 giugno 2010

Dopolavoro, ex anagrafe, Palazzo Comunale, Piazzetta della Frumentaria, giovedì 3 giugno dalle 18, 30, e per tutta la sera.

Di fronte a partiti e sindacati e a una società che chiede di tirare la cinghia e aspettare che, dopo la crisi, tutto torni come prima, c’è chi pensa che questo sia proprio il momento di cambiare, perché ogni crisi chiama il cambiamento, spinge ad ingegnarsi, a confrontarsi, a cercare altre possibilità. Proprio per questo in Italia non si vuole assolutamente parlare di lavoro, non si apre alcun confronto e si insiste perchè tutto resti com’è o peggiori, eliminando qualunque speranza. Il lavoro è l’ombelico del mondo e se cambia, cambia tutto, così si cerca di impedire che un altro punto di vista possa trovare cittadinanza, si opera per dividere i lavoratori, portare tra loro il conflitto, degradarli ad animali spaventati che non pensano. Al Dopolavoro, due grandi stanze e un bar dentro l’ex anagrafe nel Palazzo Comunale, da alcune settimane, esperienze diversissime attraversano le menti come un vento fresco e non era affatto scontato, per questo c’è molta soddisfazione tra gli organizzatori e tutti coloro che, spontaneamente, hanno deciso di collaborare al progetto, come 6donna, il gruppo che sta curando anche l’organizzazione del prossimo incontro, giovedì 3 giugno, con l’esperienza del Sottosopra.

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L'altra metà del lavoro

L'Altra metà del lavoro

di Rossana Rossanda, dal Manifesto on line

Il «Manifesto per il lavoro» della Libreria delle donne di Milano considera la flessibilità un'occasione per conciliare maternità e lavoro. Ma rimuove i bassi salari delle migranti nel lavoro domestico, la cancellazione dello stato sociale e la differenza salariale tra uomini e donne
Immagina che il lavoro («Sottosopra», ottobre 2009; ne ha già scritto sul manifesto Laura Pennacchi) è la proposta d'un gruppo della Libreria delle Donne di Milano, sulla quale è impegnata Lia Cigarini. Conosco Lia da una vita, vivevamo vicine, fra gli anni Cinquanta e i primi Sessanta, lei più giovane, in una Milano dove le donne entravano in massa nel lavoro.

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