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mercoledì 10 giugno 2009

Le sberle del voto

di Rossana Rossanda, da il Manifesto on line:
Assieme all'astensione, che ha punito tutti i cantori dell'Europa quale che sia, le elezioni del 7 giugno hanno somministrato in Italia diverse sberle severe. La prima è quella dei due rissosi spezzoni di Rifondazione, nessuno dei quali ha raggiunto il 4 per cento, disperdendo oltre il 6 per cento dei voti espressi. Non ci riprovino, perché non beccherebbero più neanche quelli. La seconda è quella del Pd, il quale ha incassato lo schiaffone infertogli dallo sceriffo dell'Italia dei valori e col suo pasticciato programma ha subìto lo stesso colpo degli altri socialismi europei, privi di qualsiasi idea in proprio. La terza sberla l'ha presa Berlusconi, il cui sogno di oltrepassare il 40% per governare da solo con il sostegno della Lega si è dimostrato irrealizzabile

Il Pdl non ha superato il 35% e la Lega non è la costola di nessuno, è l'espressione nazionale di una destra europea particolarmente brutta, che mette radici da tutte le parti e condiziona il Pdl invece che farsi condizionare. Quanto ai cattolici o ex Dc, ormai seguiranno Casini, ci si può scommettere. Per ultimo, è certo che gli uomini di Fini non si sono dati troppo da fare per il Cavaliere: se lavorano, lavorano per il loro capo che si sta volonterosamente fabbricando un'immagine di destra presentabile, cosa che a Berlusconi e Bossi è impossibile.Né il Pdl né il Pd né la sinistra radicale sono riusciti a motivare l'elettorato, anche se l'astensione deve aver giocato piuttosto a sinistra, sempre nell'idea dura a morire che le sinistre rifletteranno sicuramente su chi gli ha rifiutato per sdegno il voto. L'astensione non le ha mai corrette. Ancora più derisorio appare che alcuni dei loro esponenti, già sicuri contro qualsiasi verosimiglianza storica, della vocazione bipartitica degli italiani - che dal 7 giugno è, per i politicisti, la vittima principale - dichiarino che i risultati sono abbastanza buoni. Fa impressione sentire dal Pd che esso «sta tenendo bene il campo». Il Pd deve riconoscere al più presto che la miscela di cui è fatto è indigeribile per chiunque vorrebbe un riformismo dotato di qualche senso. Non si può andare con l'Opus Dei e negare i diritti civili a un elettorato laico e anche cattolico adulto. Non si può, con la scusa di non demonizzare Berlusconi, infliggere a un elettorato semplicemente democratico le leggi fatte ad personam, le insolenze alla magistratura, le porcherie fiscali e quelle personali del cavaliere. Voglio ammettere che un terzo degli italiani s'è abituato ad ammirare l'improntitudine e l'impunità, ma per gli altri due terzi è difficile ingoiarle. Infine, la mancanza nel Pd di qualunque sensibilità sociale, sia pur moderata, la voglia non nascosta di mettersi al seguito di Emma Marcegaglia, e nello stesso tempo la mancanza di qualsiasi altra credibile sinistra sociale - credibile nel senso di dare ai lavoratori dipendenti più importanza che alle proprie velleità di protagonismo - ha probabilmente regalato all'astensione o al protezionismo di Tremonti una parte dei voti di quegli operai, i quali hanno poche scelte davanti al perdere il lavoro e con esso la sussistenza. Leggere oggi che Massimo D'Alema ha raccolto i suoi non per proporre una correzione di linea ma per confermare la sua promessa di fare segretario del partito Bersani, liberalizzatore dei taxi, fa cadere le braccia.Per ultimo, due parole sulla scomparsa della sinistra radicale, quella che ha disperso fra gli altri anche il mio voto. Sbaglia Asor Rosa dicendo al Corriere che nessuno ha tentato di evitarle la sbandata che ha preso. Molti di noi hanno tentato e senza volere per noi proprio nulla. Solo per timore che accadesse quel che era molto probabile e che infatti è accaduto. E non proponevamo partiti pasticciati, solo di dare una certa rappresentanza a una lista unitaria, quindi anche di sensibilità parzialmente diverse, ma di sicura onestà, fedeltà di sinistra e competenza. Non hanno voluto. Anzi, mi si corregga se sbaglio, in particolare Ferrero e Diliberto non hanno voluto. Non è che con ciò abbiano salvato il comunismo. A Pd, Rifondazione e Sinistra e Libertà suggeriamo di mandare i loro dirigenti in congedo al più presto. E se in mezzo a loro ci sono - e sappiamo che ci sono - persone serie e ragionevoli, chiediamo che riflettano al più presto su come leggere senza troppi svarioni i problemi che il 2009 sbandiera alle sinistre. È vero che ce ne sono almeno due, ma tutte e due hanno a che fare con i disastri prodotti dal capitalismo, più o meno selvaggio, o dalle illibertà politiche e civili. Tutto è scritto, basta saper leggere.

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mercoledì 3 giugno 2009

Astenersi stavolta vuol dire infierire: è tempo che gli elettori di sinistra che alle scorse elezioni si astennero tornino al voto

di Fulvia Bandoli
A seconda della situazione politica l’astensione colpisce di più la destra o la sinistra, ma nelle ultime tornate elettorali ,e nelle scorse elezioni in particolare ,non v’è dubbio che essa abbia colpito duramente la sinistra. Perché la destra è da un po’ di anni più compatta, mentre tutto il campo del centro sinistra è terremotato dalla nascita del Partito Democratico e dalle sconfitte abbinate del Pd e di quella che fu la Sinistra Arcobaleno.

I potenziali elettori di sinistra sono quelli più tentati dall’astensione perché da troppi mesi ( o anni) stanno soffrendo : con il Pd che non fa opposizione come dovrebbe e che non ha un profilo definito ( anzi che rivendica in alcune sue componenti importanti il fatto di non essere e di non voler essere un partito della sinistra), con le formazioni di Sinistra che hanno impiegato un anno e mezzo a proporre un progetto che coprisse lo spazio che si è aperto a sinistra del Pd e un soggetto politico di Sinistra popolare, socialmente radicato, capace di raccogliere le culture più tradizionali e storiche della sinistra assieme a quelle più recenti. E alla fine si presentano lo stesso divise al voto. Ma su questa divisione vorrei dire sommessamente qualche parola : c’era e c’è una Sinistra che era ed è disposta ad un progetto unitario , che non mette i simboli a guardia di un muro invalicabile, c’è un’altra parte che invece crede in un progetto identitario e nel fatto che solo l’esistenza di un partito che si chiami comunista possa garantire alla Sinistra di sopravvivere. Detto in modo ancora più chiaro c’è chi non esclude alcuno, mentre altri pongono come condizione l’accettazione di simboli che da soli non possono più parlare all’insieme plurale della sinistra italiana. In definitiva Rifondazione Comunista ripropone ancora una volta lo schema disgraziato delle due sinistre, Sinistra e Libertà invece pensa la Sinistra come una plurale e unitaria forza politica popolare. Una parte di potenziali elettori di sinistra potrebbero anche essere tentati dal voto a Di Pietro perché in questi mesi è quello che ha urlato più forte: ma ogni persona di sinistra sa che Di Pietro non è un uomo di sinistra e che il suo movimento ( difficile chiamare partito una entità gestita in modo così personalistico e familistico) spesso è solo generica protesta contro tutto e tutti e che sulle questioni concrete lo si può trovare su posizioni assai eclettiche : ieri a favore del ponte sullo Stretto domani no, ieri per il si al referendum elettorale domani non si sa, oggi a urlare in difesa dell’ambiente, ieri silente sul nucleare e alcuni anni fa persino d’accordo, e comunque sempre strabico rispetto alle ragioni e ai diritti del lavoro, alla laicità dello stato, alle battaglie per la pace e il disarmo. E non sono manchevolezze di poco conto!
Non parlerò quindi di astensionismo generico o del fatto che, come dicono alcuni, se cala il numero dei votanti si abbassa il quorum e noi saremmo avvantaggiati….logica prettamente matematica ma poco valida nel nostro caso e in questa elezione. Noi possiamo essere avvantaggiati solo se riusciamo a raccogliere buona parte del voto di quegli elettori di sinistra ( 1.300.000) che alle scorse elezioni si astennero e a recuperare una parte sostanziale di quel che fu chiamato “voto utile” e che andò al Pd con poca convinzione e solo come voto contro Berlusconi. Mi rivolgo dunque alle donne e agli uomini di sinistra che ancora sono incerti e non sanno se andranno a votare. L'astensione può essere dettata da sconforto ma a volte è una scelta più meditata, si pensa che attraverso quella “protesta” individuale arrivi al partito, o allo schieramento che ti interessa, un segnale, un avvertimento forte. Penso che la sinistra, con le molte astensioni che alle scorse elezioni , insieme ai suoi limiti, contribuirono a tenerla fuori dal parlamento, sia stata già pesantemente avvertita e abbia compreso la lezione. Un secondo avvertimento rischia di essere un accanimento e dal momento che tutti gli indicatori ci dicono che gli elettori di destra ( motivati dalla vittoria alle politiche e dal fatto di trovarsi al governo) andranno a votare alla fine l’astensione sarebbe un involontario vantaggio che si concede ( oltre ai tanti che già ha) al partito più grande, cioè alla Pdl. E non comprendo francamente coloro che cercano di nobilitare la scelta chiamandola “astensionismo attivo” . E cerco di spiegarmi: quando la Cei e Ruini chiamarono all'astensione nel referendum sulla procreazione assistita ebbero un notevole seguito e dopo il fallimento del referendum rivendicarono tutta l'astensione....ma la Cei e Ruini erano e sono "una forza politica" ,sui generis certo, ma pur sempre identificabile, potente e assai visibile. Quella astensione fu agita politicamente e anche con molta spregiudicatezza e fu una “forte” posizione politica”. Ora io mi chiedo chi agirà o potrà rivendicare adesso ,e anche dopo il voto, quella "astensione attiva" che alcuni propongono agli elettori incerti di sinistra? Non c’è dunque alcun astensionismo attivo possibile in queste elezioni e chiedere agli elettori di sinistra di astenersi mi pare una posizione sbagliata. Quelli che verranno sono gli anni della possibile ricostruzione di una sinistra popolare che sappia tornare a radicarsi nella società, autonoma e competitiva con il Pd, che sia capace di produrre cultura politica e ideali forti. Sono gli anni per tentare di dar corpo ad una coalizione alternativa alle destre che non può fondarsi solo sul Pd perché quella strategia è perdente ( ma perché non ci sia solo il Pd in campo bisogna aiutare il formarsi di una Sinistra popolare). Quelli che verranno sono gli anni che potranno rimettere al centro movimenti , associazioni , giornali e tutte le soggettività capaci di idee e proposte, ma anche di una forte, non violenta e civile resistenza democratica. Ho molto apprezzato quel che ha detto Vendola ieri : il 4% è alla nostra portata ma se non dovessimo riuscirci il giorno dopo andremo avanti con Sinistra e Libertà, non romperemo le righe e intensificheremo il nostro lavoro. Il governo Berlusconi si è mostrato in tutta la sua “inquietante” capacità di rappresentare la realtà per quella che non è . Solo una buona politica può trarre fuori la realtà vera dalla rappresentazione che ne viene fatta e insieme alla realtà i soggetti sociali, le persone , che sono donne e uomini in carne ed ossa : la realtà concreta e ingiusta di questa crisi economica che colpisce sempre più duramente il lavoro e in particolare i giovani precari, la realtà dei rifiuti di Napoli che non sono spariti ma vengono accatastati, così come sono, a Ferrandelle in un’area che non ha neppure le caratteristiche di una discarica a norma di legge, la realtà dura e difficile di una immigrazione che cresce perché i paesi poveri continuano ad essere depredati e non aiutati da quelli più ricchi, la realtà dell’imbroglio nucleare escogitato da questo Governo che ripropone per l’Italia una tecnologia obsoleta e insicura mentre non spende un soldo per le energie rinnovabili e chiede una deroga sulla diminuzione delle emissioni unica via per combattere i cambiamenti del clima ( mentre l’America prova a cambiare la sua politica energetica), la realtà della difficile ricostruzione dell’Abruzzo fatta con risorse largamente insufficienti . E assieme a queste tante altre realtà. Ecco a me pare che andare a votare , per gli elettori di sinistra ancora incerti , sia un bel contributo a trarre fuori realtà dalla rappresentazione. Quella rappresentazione che Berlusconi ogni giorno mette in scena dichiarando la sinistra morta e sepolta. La sinistra c’è nella società, vive nei principi di tante donne e uomini, nelle loro vite quotidiane, orienta le loro lotte e le loro scelte, anima le grandi contraddizioni dello sviluppo e le battaglie per la giustizia sociale e per i diritti di ogni genere. Proviamo a farla vivere anche in un soggetto politico. Io voto Sinistra e Libertà e il perché l’ho spiegato molte volte. Ma spero che anche chi non sceglierà come me stavolta vada a votare e voti a sinistra.

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sabato 21 febbraio 2009

Per una lista unica della sinistra

La democrazia italiana è in pericolo. La legge sulla sicurezza voluta dalla maggioranza ha privato dei diritti fondamentali più elementari alla salute, all'alloggio, ai ricongiungimenti familiari, alle rimesse alle famiglie dei loro guadagni – centinaia di migliaia di stranieri che vivono e lavorano in Italia. Sta per essere varato un federalismo che dividerà l'Italia tra regioni ricche e regioni povere, rompendo, di fatto, il patto costituzionale dell'uguaglianza sul quale si è retta fino ad oggi l’unità della Repubblica. Nel pieno di una crisi economica, la cui gravità non ha precedenti, il governo ha perseguito la rottura dell'unità sindacale e l’emarginazione del sindacato più rappresentativo.
Di fronte alla gravità dell'emergenza ambiente il Presidente del Consiglio ha tentato di ostacolare l'iniziativa dell'Europa. Strumentalizzando l'emozione per il dramma di Eluana Englaro, il Presidente del Consiglio ha aperto uno scontro istituzionale con la magistratura e con il Presidente della Repubblica; ha provocato una spaccatura del paese sui temi della laicità dello Stato, della dignità della persona e della sua autodeterminazione; ha tentato di rompere gli equilibri istituzionali, minacciando di rivolgersi direttamente al popolo per cambiare la Costituzione qualora non sia riconosciuto il suo potere illimitato e incontrollato quale incarnazione della volontà popolare. Paura, razzismo, odio per i diversi, disprezzo per i deboli, infine, sono i veleni quotidianamente iniettati nella società dalle politiche e dalla propaganda del governo quali fonti inesauribili di consenso.Una simile emergenza costituzionale rende insensate le attuali divisioni della sinistra, le quali rischiano, in presenza dell'attuale sbarramento del 4% alle prossime elezioni, di provocarne la definitiva irrilevanza. C'è d'altro canto uno specifico fattore di crisi della democrazia che, congiuntamente alle vocazioni populiste dell'ttuale maggioranza, sta determinando il collasso della democrazia rappresentativa: la crescente occupazione delle istituzioni pubbliche da parte dei partiti e la sostanziale confusione dei secondi con le prime. Ne è conseguita la trasformazione dei partiti, da luoghi di aggregazione sociale e di elaborazione dal basso di programmi e di scelte politiche, in costose oligarchie costantemente esposte alla corruzione e al malaffare. Solo l'introduzione, purtroppo inverosimile, di una rigida incompatibilità tra cariche di partito e cariche istituzionali, cioè tra rappresentati e rappresentanti, sarebbe forse in grado di restaurare la distinzione e, con essa, il rapporto di rappresentanza e di responsabilità dei secondi rispetto ai primi, e così di restituire i partiti, quali organi della società anziché dello Stato, al loro ruolo costituzionale di strumenti della partecipazione dei cittadini alla vita politica.Le prossime elezioni del Parlamento europeo offrono tuttavia alle forze disgregate della sinistra un'occasione irripetibile per mettere in atto questo principio e, insieme, una prospettiva di superamento delle loro attuali divisioni. Non si tratta di concordare alleanze, o coalizioni o fusioni di gruppi dirigenti. Si tratta, più semplicemente ma ben più efficacemente, di dar vita ad una lista unica della sinistra, “Per la democrazia”, dalla quale restino esclusi i dirigenti dei partiti, che pure sono invitati a promuoverla insieme al più ampio arco di forze e movimenti della società civile. Una simile lista varrebbe a dare voce e rappresentanza ad un'ampia fascia di elettori – non meno del 10% dell’elettorato – che non si riconoscono nel Partito democratico e neppure nei tanti frammenti alla sua sinistra, dalle cui rivalità interne e dalle cui competizioni e rivendicazioni identitarie risulterebbe tuttavia al riparo. E, soprattutto, essa varrebbe – in un momento come l’attuale, di pericolosa deriva populista, razzista, autoritaria e anticostituzionale del nostro sistema politico – a riaffermare, nel nostro paese, l’esistenza di una forza democratica e di sinistra, intransigente nella difesa della Costituzione e dei suoi valori di uguaglianza, di libertà e di solidarietà.Mario AgostinelliAlessandra AlgostinoUmberto AllegrettiGaetano AzzaritiPasquale BeneduceMaria Luisa BocciaMichelangelo BoveroPaolo CacciariLorenza CarlassarreLuciana CastellinaBruno CartosioMarcello CiniMaria Rosa CutrufelliGiorgio Dal FiumeClaudio De FioresDonatella della PortaOrnella De ZordoAlfonso Di GiovinePeppino Di LelloPiero Di SienaMario DoglianiAngelo D'OrsiEster FanoLuigi FerrajoliGianni FerraraPino FerrarisLia FubiniLuciano GallinoPatrizio GonnellaFrancesco GaribaldoMarina GraziosiPietro IngraoFrancesca KochCristiano LucchiGiulio MarconAlfio MastropaoloGianni MattioliTecla MazzareseRoberto MusacchioAlberto OlivettiGuido OrtonaValentino ParlatoValentina PazzèMario PiantaTamar PitchBianca PomeranziAlessandro PortelliEnrico PuglieseCarla RavaioliRossana RossandaCesare SalviFrancesco ScacciatiPierluigi SulloErmanno VitaleAldo TortorellaDanolo ZoloGrazia Zuffainviare le adesioni a perleeuropee@gmail.com

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