mercoledì 17 dicembre 2008

In nome della parità tra i sessi: donna partorirai nel dolore e lavorerai fino a 65 anni, di Carmen Marini

Bene, volete la parità? allora in pensione a 65 anni come gli uomini. Questo e quello che ci dicono i nostri governanti (e non solo) da qualche tempo a questa parte.
Con un semplice…decreto, cancelliamo tutte le disparità.
Ho paura che l’idea di cancellare le disparità attraverso l’adeguamento della ” vita” delle donne alla “vita” degli uomini sia l’ennesimo inganno di una società a “misura d’uomo”, che non vuole capire che non di parità fra i sessi si deve parlare ma di diritti della differenza. Forse che le libertà conquistate negli anni settanta non sono ancora state digerite? Direi proprio di si e si vede.
Vogliamo cancellare la (libera) maternità, la cura che le donne dedicano alla famiglia, ai figli, alle persone svantaggiate che hanno vicino, agli anziani, agli uomini che hanno accanto, e al loro diritto di un lavoro anche fuori casa, con un decreto? Vogliamo dire che le donne devono essere uguali agli uomini nonostante i dati confermino che la disoccupazione e gli stipendi delle donne siano notevolmente inferiori? Vogliamo dire che le donne sono uguali agli uomini quando sono semplicemente “fuori” da tutti gli organismi di potere o, quando ci sono, fanno decorazione. Per favore a questo punto eviterei l’esercizio di nominare quelle tre o quattro donne che nel mondo si fanno interpreti di poteri al maschile.
Vogliamo rendere le donne pari agli uomini nel momento dell’uscita dal lavoro e del ” prima “chi se ne occupa? durante la propria vita ogni donna dedica alla cura della casa mediamente 5 ore a fronte di 1 degli uomini, sposata o non sposata, cosa per altro di cui andiamo fiere. La donna, se sola, ha più difficoltà a trovare lavoro e casa, per arrivare a dati più gravi che ci dicono che la prima causa di morte per le donne è la violenza subita da mariti compagni, famigliari, conoscenti, sconosciuti o ex. Vogliamo negare gli effetti del patriarcato? Vogliamo dire: scusate, ci dispiace, basta, abbiamo scherzato e con un colpo di spugna cancellare tutto quello che la storia e la religione hanno fatto subire alle donne?
Non mi sembra.
Nell’ultima finanziaria si sono tolti i soldi per il piano nazionale contro la violenza alle donne, i soldi per gli asili nido, i fondi per il sostegno all’imprenditoria femminile.
Non c’è nessuna volontà di riconoscere il lavoro di cura che le donne quotidianamente svolgono in quella famiglia tanto “decantata” ma che noi donne dobbiamo dire: tanto sconosciuta e abbandonata.
Poi d’un tratto sentiamo parlare di parità, ma è un sogno.
Svegliamoci, presto, la caccia alle streghe è dietro l’angolo.



lettera pubblicata dalla Gazzetta di Reggio Emilia il 16-12-2008

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