lunedì 18 maggio 2009

Quelle dieci domande

di Ida Dominijanni, da Il Manifesto on line
Il presidente del consiglio sta perdendo la brocca, e proprio su quell'arte di comunicare in cui vanta un primato indiscusso. Emette in contemporanea note ufficiali impersonali firmate Palazzo Chigi, book velinari (sempre di veline si tratta) personalissimi sulla propria vita firmati Vittorio Feltri, battute sui «birichini» che lo attaccano firmate Silvio Berlusconi. Troppi registri e troppi format diversi, gli spiegherebbe l'ultimo programmista delle sue tv: così l'audience rischia di confondersi e di scendere ancora di qualche punto rispetto agli ultimi sondaggi elettorali, che già gliene levano tre. Non aveva detto e strombazzato che l'affaire Veronica-Noemi è una faccenda privata, di cui intendeva tacere? E allora perché continua a non fare altro che parlarne, via note e via battute? E se della sua vita privata non vuole parlare, come mai replica l'operazione elettorale già fatta anni fa con il memorabile Una storia italiana, facendoci somministrare di nuovo da Libero la sua biografia inestricabilmente privata e pubblica, con i muscoli di quando aveva quindici anni esibiti accanto al sorriso da premier e Putin ospite a Villa Certosa?
La verità è che la favola della faccenda privata non ha retto neanche un minuto, e che fin dal primo minuto il premier, mentre ostentava strafottenza, imbastiva versioni approssimative dei fatti e armava i suoi contro la moglie per screditarla, ha capito che rischia grosso, più grosso di quanto già non vacilli per gli attacchi di Bossi sul referendum, di Brunetta sul governo, di Fini sulle coppie gay. Sì che di fronte alle dieci pertinenti domande sull'affaire messe in fila ieri da Giuseppe D'Avanzo su Repubblica (alcune formulate già su queste colonne da Gabriele Polo, dopo il monologo berlusconiano a Porta a porta), invece di rispondere come sarebbe suo dovere, accende con la nota ufficiale il solito pilota automatico - «invidia, odio, calunnia, diffamazione, strumentalizzazione» - e prova il contropiede straparlando d'altro per tutto il giorno: immigrati, G8, gasdotto sul Mar Nero, calcio, Millemiglia, piano casa, Nato, ricette per la ricrescita dei capelli, case ai terremotati, ponte sullo Stretto. Classica strategia di dépistage, patente quanto le contraddizioni che D'Avanzo imputa alle sue variegate versioni dei giorni scorsi sulle candidature delle veline, sul rapporto con Noemi, sull'amicizia con il padre di Noemi, sul suo arrivo alla festa di Noemi, sulle sue presunte frequentazioni di minorenni, sul suo stato di salute e via dicendo. Anche l'opposizione accende il pilota automatico e denuncia l'attacco alla libertà d'informazione. Che con Berlusconi va sempre bene, ci mancherebbe. Se non fosse che in democrazia oltre alla stampa libera esisterebbero anche delle libere istituzioni, e quelle dieci domande ci sarebbe piaciuto, a noi che facciamo informazione, resocontarle per esempio da un dibattito parlamentare. Ma fino a ieri anche per l'opposizione, salvo poche e meritevoli voci, l'affaire era una faccenda privata, di cui bisognava tacere. Tiriamo una linea e cominciamo da capo, con due preghiere. Fate quelle dieci domande, onorevoli deputati e senatori dell'opposizione. Risponda a quelle dieci domande, onorevole presidente del consiglio.

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