giovedì 23 luglio 2009

Il sindaco Cialente: «Tassati e umiliati»

di Eleonora Martini, dal Manifesto on line

«È un’ingiustizia palese, una grande umiliazione che la mia gente non meritava». Lo dice con un filo di voce Massimo Cialente, eppure non è certo tipo incline al facile imbarazzo. Epperò è difficile davvero per lui, sindaco de L’Aquila, come per tutti i primi cittadini dei comuni terremotati, «dover spiegare agli italiani che davvero non ce la faremo a restituire le tasse non pagate in questi nove mesi, a partire da gennaio prossimo». Una norma, questa, contenuta nel decreto anticrisi che verrà approvato martedì alla Camera con il voto di fiducia, che sta creando non poche tensioni interne al Pdl. Con Tremonti e la Lega che non retrocedono di un millimetro, mentre l’abruzzese Gianni Letta tenta di opporsi trascinandosi dietro lo stesso Berlusconi. Al governatore della Regione Gianni Chiodi il ruolo peggiore, quello di raccontare la storia che in ottobre un’ordinanza del presidente del Consiglio correggerà poi l’"errore" contenuto nella legge. Stessa favola del decreto Abruzzo e delle successive correzioni di Bertolaso: non ci crede più nessuno.


E allora, Cialente, cosa avete deciso mercoledì scorso nell’assemblea di tutti i sindaci del cratere?
Riconsegneremo – tutti, di destra e di sinistra – la nostra fascia tricolore, quella ufficiale, al Presidente Giorgio Napolitano. Non si tratta di dimissioni: è un gesto simbolico per rendere evidente la nostra protesta. Le riprenderemo quando l’Italia avrà capito in quale situazione siamo.
Chiederete udienza al capo dello Stato?
Non ora. Non posso certo chiedere al Presidente della Repubblica di riceverci mentre il decreto è in iter tra Camera e Senato.
Allora, una manifestazione?
Non certo sotto il Quirinale, che è il tempio dell’Italia, un luogo sacro. E noi abruzzesi abbiamo dimostrato non solo grande dignità ma anche di saperci comportare da bravi italiani, da cittadini responsabili. La popolazione e la classe politica locale avrebbe potuto agire diversamente anche durante il G8, perché già allora sapevamo del decreto, e avremmo avuto un’occasione di visibilità irripetibile. Invece abbiamo contribuito al buon andamento del vertice accogliendo l'appello del presidente Napolitano. E ora mi sento accusare dal capogruppo regionale del Pdl Giuliante di «fare la sceneggiata». È un’ingiustizia palese: sono arrabbiato e umiliato.
Dal Pdl spiegano che chi ha guadagnato poco in questi mesi pagherà poche tasse...
È una presa in giro perché dall’anno prossimo ricominceremo a pagare tutte le imposte, perfino i mutui e l’Ici delle case crollate. E in più dovremo restituire in 24 rate 1,5 miliardi di euro: le tasse sospese dal 6 aprile a dicembre 2009. Come ho già detto, gli abruzzesi vengono trattati in modo molto diverso dagli altri terremotati italiani: in un anno, gli aquilani pagheranno 725 milioni di euro di tasse, esattamente il costo del piano C.a.s.e. Nessuno ci ha regalato niente, dunque: i terremotati si pagano da soli le new town dove alloggeranno solo una parte dei senza tetto. Ricordiamoci che il 78% del centro storico de L’Aquila è da demolire. E che c’è molta gente che ha perso il lavoro e non sa come mantenersi pur avendo la casa agibile. I soldi della cassa integrazione stanno arrivando solo ora, l’economia è a zero. Non ce la possiamo fare.
La solidarietà è già finita?
Purtroppo questo terremoto è stato cattivo, ed è venuto pure nel momento sbagliato

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