lunedì 7 dicembre 2009

Relativismo. Un bene-La Verità non esiste. Ci sono tante verità di cui nessuno ha il monopolio


di Stefania Friggeri

Ai primi di agosto Benedetto XVI ha lanciato da Castelgandolfo un atto di accusa preciso: nel mondo contemporaneo ci sono “ideologie e filosofie, ma sempre più anche modi di pensare e di agire che esaltano la libertà quale unico principio dell’uomo in alternativa a Dio, e in tal modo trasformano l’uomo in Dio”. Ovvero: l’idea di “libertà individuale ed arbitrarietà” porta l’uomo a decidere in autonomia del bene e del male e dunque al relativismo.

Ancora una volta Ratzinger ribadisce lo stereotipo popolare secondo cui il relativismo coincide con la notte in cui tutte le vacche sono nere, laddove relativismo significa invece confronto rispettoso e aperto della mia con la tua verità: verità con la minuscola perchè il confronto avviene su di un piano paritario; verità al plurale perchè relativismo vuol dire che a nessuno viene riconosciuto a priori il monopolio della Verità. Ma la conclusione di Ratzinger sbalordisce: il binomio individualismo/relativismo spiegherebbe il riaffacciarsi nell’età contemporanea del nichlismo (nihil, niente, viene vissuto come principio basilare su cui fondare un’etica universale, valida per ogni uomo) e la diffusione di un tipo di cultura simile a quello degli anni che hanno portato al nazismo (sic!): “I lager nazisti… possono essere considerati il simbolo estremo del male…che si apre quando l’uomo dimentica Dio e a Lui si sostituisce…Essi sono…la punta culminante di una realtà più ampia e diffusa , spesso dai confini sfuggenti”. Dunque i modi di pensare e di agire che esaltano la libera autodeterminazione e non riconoscono a Dio il ruolo di unico principio e fondamento dell’etica, generano nichilismo e tragedie assimilabili all’ideologia nazista: ieri i lager, oggi la profonda crisi del mondo contemporaneo (tradotto: il nichilismo si esprime storicamente nella secolarizzazione di società ove non sono più rispettati i “valori non negoziabili”). In primo luogo: è paradossale che la denuncia degli orrori cui ha condotto “l’umanesimo ateo” venga da parte di una Chiesa che, in nome dell’ “umanesimo cristiano” ha scritto pagine piene di sangue nei secoli in cui fanatismo e ignoranza accecavano le menti e la coscienza. Ancora: la Chiesa cattolica proclama di avere il monopolio della conoscenza del Bene (da cui certo non esclusa e che, anzi, ha contribuito a forgiare) ma su questa strada non sola perchè le religioni nel mondo sono decine ed anzi ci sono molte differenze fra di loro, persino fra le tre abramitiche (vedi il caso del matrimonio: gli ebrei ammettono il divorzio, i cattolici lo vietano, i musulmani prevedono anche 4 mogli). Infine: non è intellettualmente corretto né moralmente magnanimo mettere nello sgabuzzino della storia e derubricare a merce di poco pregio l’eredità che ci è stata lasciata da tutte le menti illuminate lungo i secoli, nelle diverse culture: non solo i filosofi ma anche i poeti, i romanzieri, gli artisti, tutti i pensatori e i creativi che si sono interrogati sul grande mistero della vita, cercando di dare un senso al nostro breve e faticoso cammino. Ma Ratzinger mette Roma e il suo magistero al centro del mondo: il mondo riuscirà a liberarsi dal vizio e dalla corruzione solo quando la voce divina si alzerà più alta della voce che l’uomo, i progenitori che avevano mangiato il frutto dell’albero della conoscenza, li ha ammoniti dicendo che sarebbero stati giudicati in base a come avrebbero usato della loro nuova condizione? di scegliere fra il bene e il male? Se ne deduce che la libertà è stata il presupposto essenziale, originario della loro nuova vita, e la libertà c’è solo in una condizione di autonomia (da autos/nomos: da me stesso/norma, regola) ovvero sono io che mi do da me stesso la norma da seguire, decidendo cosa è bene e cosa è male). E dall’esterno possono arrivare consigli, sollecitazioni, ma mai limitazioni all’agire in autonomia. Come invece accade da quando in Italia la lobby curiale, facendo sì che per legge siamo tutti rispettosi della voce di Dio (quella proclamata da Roma), ci priva di quella libertà che sta a fondamento della vita democratica (e questo è l’aspetto più grave in un paese dalla democrazia traballante come il nostro). Benedetto XVI ci vuole salvare ma, facendo Dio legislatore della nostra vita, lancia una vera e propria offensiva contro quell’aspirazione alla libertà che, ignorata per secoli anche in Occidente, ha trovato voce solo col movimento rivoluzionario dell’Illuminismo. I cui sostenitori nella Roma papale, i “giacubbini”, venivano imprigionati per la loro fede nella Bibbia del secolo dei Lumi, l’Enciclopedia. Di cui nel 1752 fu sospesa la pubblicazione perchè accusata dai gesuiti di sedizione religiosa e politica. E così era infatti perchè l’Illuminismo pone la ragione come tribunale supremo di ogni parola umana: così scrive Kant nella sua celebre “Risposta alla domanda cos’è l’illumunismo”, riprendendo il monito del poeta latino Orazio“sapere aude” (abbi il coraggio di servirti della tua intelligenza, di conoscere): “L’illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l’incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Sapere aude!”


(1 dicembre 2009)


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