sabato 10 luglio 2010

Dissenso e incriccati

di Luigi De Magistris , da l'Unità on line

Le indagini della magistratura evidenziano l’esistenza di un sistema illegale nella gestione del denaro pubblico con il coinvolgimento anche del capo della Protezione civile. Lo stesso a cui il Governo stava per concedere l’impunità giudiziaria nell’ambito della privatizzazione del Dipartimento, che doveva diventare una SPA per consentire ai signori della cricca di avere le mani ancor più libere ed i portafogli ancora più gonfi.

Prima ancora della magistratura, gli aquilani - che inizialmente avevano, se non altro per disperazione, sperato nel presidente del Consiglio, il quale prometteva (falsamente) la rinascita dell’Abruzzo - hanno manifestato per la verità. In un contesto difficile: l’Aquila è militarizzata per cui anche distribuire volantini ed esprimere dissenso è sconveniente. E’ nato così il “popolo delle carriole”: cittadini che pacificamente chiedono alle istituzioni di dar conto dei soldi pubblici destinati alla ricostruzione; che vogliono capire perché fu sottovalutato il precedente sciame sismico sfociato nella scossa in cui crollò la casa dello studente, preferendo invece invocare - come fece Bertolaso - l’incriminazione per procurato allarme di uno scienziato ritenuto deviato; che insistono per la ricostruzione del centro storico e della stessa casa dello studente al posto della politica di “deportazione” dei cittadini aquilani verso altri lidi. Il Governo ha dato due risposte: la solita litania delle promesse di un’immediata rinascita - mentre gli amici di Berlusconi e compari fanno affari sui morti e sulla macerie - e l’incriminazione di esponenti del “popolo delle carriole”. Si è giunti addirittura a sequestrare le stesse carriole - con cui i cittadini trasportano i calcinacci della morte - in quanto corpo del reato. Il reato è quello di esprimere opinioni dissenzienti nei confronti di bugiardi e ladri di Stato. Come se tutto questo non bastasse, l’altro giorno a Roma gli abruzzesi - che sulla loro pelle hanno vissuto una tragedia che ha distrutto vite e storie - sono stati accolti dal manganello di Stato. Ritorna in tutta la sua virulenza la strategia della criminalizzazione del dissenso. Come per i no-global a Napoli e Genova nel 2001. Il regime non vuole dissenso. Gli italiani devono mettersi in testa che nel Paese va tutto bene. Non devono credere a magistrati sovversivi o giornalisti cattivi. Il popolo ha, invece, il diritto di sapere che cosa è accaduto in Abruzzo. Lo vuole capire l’Europa che ha destinato oltre 400 milioni di euro per questa area. I soldi pubblici non sono della cricca e non devono essere depredati dalla borghesia mafiosa: essi spettano alla ricostruzione. Vogliamo che con il denaro pubblico si ricostruisca l’Abruzzo nella sua storica bellezza, vogliamo sia restituita dignità ad un popolo onesto e coraggioso che non merita la repressione di Stato, magari ordinata da quegli stessi che, da un lato, depredano i soldi pubblici e, dall’altro, criminalizzano chi osa dissentire verso le menzogne di Stato.

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