giovedì 16 luglio 2009

Il silenzio dei conniventi

di Michela Murgia, da: http://michelamurgia.altervista.org/content/view/374/2/

A volte ripenso ai primi mesi del 2007, quelli in cui divampava la polemica sui Dico, e mi tornano in mente i martellanti interventi mediatici del Papa, di Camillo Ruini, di Giuseppe Betori, di Rino Fisichella e dei parlamentari in quota CEI sul tema della famiglia composta da uomo e donna, definita naturale e sancita dal matrimonio, contrapposta a tutte le altre forme di convivenza solidale tra le persone, marchiate come irregolari e dunque non degne di medesima dignità, passi religiosa, ma nemmeno sociale. Ho un ricordo vivissimo di piazza san Giovanni gremita per il Family Day, manifestazione di fatto contro il governo e le sue pur timidissime politiche sui diritti civili; rammento anche le pressioni che dovettero subire le sigle ecclesiali che si dimostrarono recalcitranti o anche solo scettiche sull’iniziativa. Era un atto di forza, e la CEI fece di tutto perché il numero delle presenze impressionasse le televisioni, anche ricorrendo a partecipazioni non proprio spontanee,

I Neocatecumenali per esempio a quel raduno furono più numerosi di quanto non sarebbero stati mai, perché in quei giorni a Roma c’era il loro incontro mondiale, e con lo statuto finalmente in approvazione alla fine di 5 tormentati anni ad experimentum, il leader carismatico Kiko Arguello deve aver capito che non era proprio il caso di fare il timido se voleva levar via dal movimento la patina di marginalismo eretico: andarono in massa, ed erano i più numerosi. L’Azione Cattolica, dopo un imbarazzato dibattito interno dove i no erano nettamente più dei sì, cercò di smarcarsi come poteva garantendo la presenza del consiglio nazionale, ma lasciando “libertà di partecipazione alle diocesi”, molte delle quali mandarono a dire di avere altri impegni. Le ACLI, che avevano la complicazione non trascurabile del fatto che la proposta di legge contestata era stata stesa proprio da un loro ex presidente, aderirono con mille distinguo, ma l’entusiasmo (e il numero) era quel che era. Comunione e Liberazione invece era in grande spolvero in prima fila a fare la hola con i campioni della famiglia cristiana del centro destra, il plurifamigliato Casini e il Bondi che si separa more uxorio proprio in questi giorni; li raggiunse Papi in persona, e sul suo di matrimonio si è già detto tutto. In quel marasma di facce di culo i movimentini più fanatici, santamente sempre presi a calci (cit. Socci ) da papi più illuminati di questo, intravedevano nell’occasione il cambio di vento, ed erano lì a goderselo con i figli neonati appesi alle schiene e i deliri radiomariani di padre Livio negli auricolari. Quello della famiglia bianca e cristiana fu un gran brutto spettacolo, ma in ogni modo la Chiesa c’era, e dimostrò che mostrando i muscoli poteva influire direttamente sulle politiche sociali.

Dove sono oggi i Neocatecumenali con i loro cembali, mentre migrare diventa reato? Dov’è la CEI mentre i poveri senza pane e pace vengono respinti in mare verso coste dove si decide del loro destino in modi che non conosciamo? Perché nessuno di loro ha ritenuto prioritario organizzare una pressione visibile, magari portando in piazza la gente, per difendere il diritto di ognuno a cercare condizioni di vita migliori? Dove sono gli intellettuali teocon mentre si misura chi è abbastanza utile a noi per restare?

Il livello di connivenza della CEI con questo governo in cambio della tutela dei suoi maggiori interessi economici e del mantenimento delle sue aree di influenza è tale che neppure su una violazione così palese del cuore stesso del Vangelo (ero straniero e mi avete accolto) i papaveri vaticani spendono una parola di critica. I loro ipocriti distinguo in quarta pagina su giornali che non leggono nemmeno i parroci dovrebbero un giorno servire loro per dire "noi ci dissociammo", ma è così evidente la differenza di comportamento tra l'intervento preventivo contro i DICO e i tiepidi dubbi del dopo decreto Maroni che questo paravento non gli servirà. Da cristiana mi vergogno soprattutto di persone come Domenico Sigalini, presule per meriti di propaganda giubilare e già assistente-manager dell'Azione Cattolica ai tempi in cui peccava di troppa autonomia, che è stato capace di affermare che "Bisognerà operare tante sanatorie, con cautela, riconoscendo a queste persone dignità e apprezzamento per il loro lavoro poiché sono struttura portante dell'assistenza alle persone. [evidenzio che la dignità secondo lui va riconosciuta poiché c'è una utilità. ndr] Sono d’accordo con la proposta del ministro Giovanardi – ha aggiunto - di una sanatoria per le colf e badanti anche se il problema delle badanti è un problema che va analizzato con molta cura, perché nella mia vita diocesana colgo persone che sono contentissime della dedizione che hanno queste badanti e altri che invece si sentono derubati e frustrati." Il punto di vista delle badanti (usare la funzione al posto della persona è ormai normale, pare) non conta ovviamente nulla, così come non conta che il fatto che le persone che lavorano in Italia senza permesso di soggiorno, grazie a questa legge inumana saranno da oggi spaventosamente a rischio di ricatti di ogni tipo (orari, prestazioni, retribuzione) perché indotti al silenzio dalla possibilità di essere denunciati come clandestini dai loro stessi datori di lavoro.
Chi potrà rifiutare se gli si chiede di lavorare dodici ore?
Chi potrà negoziare uno stipendio equo o un giorno di riposo?
A conferma che la discriminante del rispetto non è quella della persona ma della nazionalità, c'è già qualche sindacato senza pudore che si lamenta perché anche la regolarizzazione proposta costerebbe troppo agli italiani in contributi. E naturalmente nell'orgia della sicurezza dell'uomo contro l'uomo nessuno ricorda più le lacrime di Berlusconi per i respingimenti dei clandestini albanesi nel 2007.

La verità è che piazza San Giovanni per difendere quei poveracci non la riempirebbe nemmeno Ruini con la sua macchina da guerra politica, perché la famigliola del mulino bianco è un'icona molto più popolare dell'immigrato affamato sul gommone. Nessuna coscienza veramente cristiana è stata formata da questa gerarchia, nessun senso di carità genuina e non finalizzata a una qualche utilità può sorgere dall'esempio dei molti Sigalini che reggono i bastoni del pastore. La Chiesa che emerge trionfante sui media è in realtà sconfitta nel suo cuore profondo, e come sempre non c'è chi dica che il re è nudo.

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