domenica 28 marzo 2010

Berlusconi: "Il governo sconfiggerà la mafia"

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giovedì 25 marzo 2010

Benvenuto in RAI per una notte

per seguire la diretta di stasera clicca qui sotto:

Benvenuto in RAI per una notte

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Benvenuto in Raiperunanotte.it

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mercoledì 24 marzo 2010

Molto importante: Rai per una notte anche su Telereggio

Sul sito Rai per una notte l'elenco delle Tv emiliane che trasmetteranno la diretta. come potete vedere c'è anche Telereggio!

In televisione - Emilia Romagna































Current Tv
Sky TG 24
Rai News 24
YouDem TV
RedTV
E' TV - Rete 7
Trc Modena
Telereggio

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lunedì 22 marzo 2010

Rai per una notte 2



L’informazione non si può interrompere, la stampa deve essere libera.
Per questo la Fnsi - Federazione Nazionale della Stampa Italiana - ha deciso di organizzare “Rai per una notte”, uno sciopero bianco per la difesa della libertà di stampa e dell’informazione che si terrà Giovedì 25 marzo, dalle ore 20 alle 24, al Paladozza di Bologna.

Rai per una notte sarà una manifestazione – trasmissione condotta da Michele Santoro con la partecipazione di Giovanni Floris, Daniele Luttazzi, Marco Travaglio, Vauro, la squadra di Annozero e molti altri ospiti del mondo del giornalismo e dello spettacolo.

La Fnsi e l’Usigrai – Organismo sindacale di base dei giornalisti Rai - metteranno a disposizione su Internet le riprese video e audio della manifestazione e consentiranno a tutti coloro che vorranno di riprendere e trasmettere in Tv o per radio l’intero evento.

La diretta su Current inizierà alle ore 21:00.

Contribuisci all'organizzazione dell'evento con poco più di due euro. Maggiori dettagli sul sito ufficiale dell'evento.

http://www.raiperunanotte.it/

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sabato 20 marzo 2010

RAI per una notte

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venerdì 19 marzo 2010

Ratti della Loggia

Ratti della Loggia

di Marco Travaglio

Il primo a sganciarsi è sempre Ernesto Galli della Loggia: fu quando lesse una sua critica moraleggiante che Bottino Craxi capì, rassegnato, che era tutto finito e prenotò il primo volo per Hammamet. Ora il noto intellettuale da tartufo, dotato di antenne sensibilissime e fiuto proverbiale, ha sparato a zero sul Pompiere contro il “partito di plastica” che “si sta squagliando”. Vivissima preoccupazione e toccamenti vari a Palazzo Grazioli e dintorni: se si smarca Galli, sono cavoli. E’ una regola implacabile dell’ecosistema, detta anche “effetto farfalla”, oggetto di una celebre conferenza di Edward Lorenz: “Può il battito d’ali di una farfalla in Brasile provocare un tornado in Texas?”.

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giovedì 18 marzo 2010

Fino al 17 aprile Kiki e Thérèse” al centro della storia di “ceci n’est pas une femme”

Kiki e Thérèse al centro della storia di “ceci n’est pas une femme”




Dal 20 marzo al 17 aprile
International Line
Via Guareschi, 2
Basilicanova (PR)

Kiki e Thérèse” al centro della storia di “ceci n’est pas une femme” in mostra opere di Clelia Mori

In principio era Jean Auguste Dominique Ingres. E la sua bagnante di Valpincon. Una donna ritratta di schiena, il cor- po percorso da una morbida torsione, con il volto nascosto.
Forse sta per girarsi, forse guarda a destra qualcosa, e non si girerà. Tutto esalta – almeno per un uomo? - la sensualità femminile, esposta e nascosta. C’era anche il violino di Ingres. Un suo secondo lavoro. Un passatempo. Una passione.
In un altro secolo Emmanuel Radnitzky, in arte Man Ray, arriva dall’America a Parigi, e si innamora di Alice Prin, in arte Kiki, che scopre in un caffè di Montparnasse, con un piede nudo sul tavolino.
La fotografa di schiena, con il volto girato dall’altra parte rispetto alla bagnante di Valpicon: il profilo, delicatissimo, si intravvede. Aggiunge i segni aggraziati della cassa armonica di un violoncello.
Due aperture che aumen- tano la risonanza sensuale dell’immagine femminile, che evo- cano con la musica quasi un’estasi.
E battezza il tutto “Le violon d’Ingres”.

Clelia Mori è attratta da questa macchina estetica, storica e sessuale, ma allo stesso tempo si ribella alla donna-strumen- to. Così il “violino di Ingres” si moltiplica con furia e con grazia in un numero infinito di donne che possono tutto. Rifiutano il simbolo dello strumento. O lo accolgono solo in parte. Lo so- stituiscono con ali angeliche. Con i diabolici chiodi del ferro da stiro di Man Ray. Con la scrittura dell’estasi mistica di Teresa D’Avila. Con la voluttà minacciosa di un serpente. Possono anche girare del tutto la testa e sostenere lo sguardo. Offrono – estrema provocazione – anche il punto di vista femminile su un corpo maschile che forse è un passatempo – o una pas- sione? - musicale. Siamo in un altro secolo ancora.

Alberto Leis


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lunedì 15 marzo 2010

Arbitri venduti





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domenica 14 marzo 2010

Laicità e governo sulla vita: padroni della nostra esistenza

Pubblichiamo un estratto dalla lezione su "Laicità e governo sulla vita" tenuta dall'autore il 10 marzo all´Università di Torino dove ha ricevuto il premio "Laico dell´anno".

di Stefano Rodotà, da Repubblica, 10 marzo 2010

Laicità rinvia ad autonomia, e questa si declina come autodeterminazione. Sì che, parlando di laicità, non possiamo più ritenere che l´orizzonte sia individuato soltanto dal rapporto tra due poteri, lo Stato e la Chiesa, «ciascuno nel loro ordine, indipendenti e sovrani», o dallo stesso confronto tra secolarizzazione e religiosità.È avvenuta una più complessa distribuzione dei poteri, che individua la persona come protagonista istituzionale. La laicità, oltre che come principio di organizzazione istituzionale e sociale, si manifesta così anche come principio di governo della vita, che inquieta a tal punto da suscitare la tentazione di mimare un incipit famoso, e annotare che «uno spettro s´aggira per l´Italia – lo spettro dell´autodeterminazione».

«La circostanza che il consenso informato trova il suo fondamento negli articoli 2, 13 e 32 della Costituzione pone in risalto la sua funzione di sintesi di due diritti fondamentali della persona: quello all´autodeterminazione e quello alla salute». Queste parole della Corte costituzionale individuano una distribuzione di poteri, la cui portata può essere colta attraverso due rapidi esercizi di riflessione storica. Partiamo dal 1215, dalla Magna Charta e dal suo habeas corpus, con la promessa del re a ogni "uomo libero": «non metteremo né faremo mettere la mano su di lui, se non in virtù di un giudizio legale dei suoi pari e secondo la legge del paese». Siamo di fronte all´abbandono di una prerogativa regia, a un autolimitazione, a un atto che laicizza il potere del re, che non riposa più sulla sovranità/sacralità, ma si cala nel mondo, si presenta come l´esito di una negoziazione complessa, che porterà poi alla "autolimitazione" dello Stato sovrano come atto di fondazione dei diritti pubblici subiettivi.

Sette secoli dopo, nel 1947, l´Assemblea costituente approva l´articolo 32 della Costituzione, che riconosce la salute come diritto fondamentale e prevede che i trattamenti obbligatori possano essere imposti solo per legge. Ma si aggiunge: «la legge non può in nessun caso violare il limite imposto dal rispetto della persona umana». È una delle dichiarazioni più forti della nostra Costituzione, pone al legislatore un limite invalicabile. Quando si giunge al nucleo duro dell´esistenza, siamo di fronte all´indecidibile. Nessuna volontà esterna, fosse pure espressa da tutti i cittadini o da un Parlamento unanime, può prendere il posto di quella dell´interessato. Siamo di fronte ad una sorta di nuova dichiarazione di habeas corpus. Il sovrano democratico, una assemblea costituente, rinnova a tutti i cittadini la promessa di intoccabilità: «non metteremo la mano su di voi», neppure con una legge. La rottura è netta. Non vi è più una autolimitazione, ma un vero trasferimento di potere, anzi di sovranità. Sovrana nel decidere della propria salute, e dunque della propria vita, diviene la persona.

Passiamo al secondo esercizio storico, al quarto secolo prima di Cristo quando Ippocrate formula il giuramento che accompagnerà la professione medica. «Sceglierò il regime per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio, e mi asterrò dal recar danno e offesa». Di nuovo una autolimitazione del potere, di cui scopriremo la radicale inadeguatezza ventitre secoli dopo, nel 1946, quando a Norimberga vengono processati i medici nazisti. L´abuso del potere medico attraverso la sperimentazione sugli esseri umani provoca una reazione, affidata al Codice di Norimberga, che si apre con le parole «il consenso volontario del soggetto umano è assolutamente necessario». Dall´autolimitazione del potere del medico, definita unilateralmente dal giuramento, si passa ad un integrale trasferimento del potere alla persona che, sottratta a quel potere, rinasce come "soggetto morale".

L´autodeterminazione si identifica così con il progetto di vita della persona. Qui vita è davvero quella di cui ci parla Montaigne, «un movimento ineguale, irregolare, multiforme», governato da un esercizio ininterrotto di sovranità che permette quella libera costruzione della personalità iscritta in testa alla nostra e ad altre costituzioni. E sovranità e proprietà sono parole che, non da oggi, accompagnano la definizione del nostro rapporto con il corpo, dunque con la vita tutta intera. Respinto sullo sfondo il riferimento alla proprietà, si creava la condizione propizia all´incontro con la sovranità. Certo tra "sovrani" sono sempre possibili tensioni o conflitti. Ma, proprio per evitare che la vita divenga un campo di battaglia, vengono definiti confini che potere politico e medico non possono varcare, escludendo che lo Stato abbia giurisdizione sulla vita, possa considerare il corpo come un luogo pubblico, che è cosa diversa da limiti coerenti con la natura dell´autodeterminazione.

Ma le controversie rimangono. L´iconografia tradizionale e gli antichi scritti sono fitti di descrizioni nelle quali figure diverse si contendono corpo e vita di una persona. La virtù e il diavolo, il sacerdote e il principe, il medico e il soldato, le donne tentatrici e i mercanti avidi sono tutti lì intorno ad una spoglia, privata di libertà e autonomia. Un grumo di quelle rappresentazioni è ancora presente. Il pane e le bottiglie d´acqua sul sagrato d´una chiesa o davanti ad una clinica, le scritte che rivendicano la proprietà d´un corpo e d´una vita, la presentazione del diritto come un´arma che uccide ripropongono con deliberata violenza la negazione dell´autodeterminazione. E il Presidente del consiglio manda una lettera alle suore che avevano ospitato Eluana Englaro, addolorato «per non aver potuto evitare la sua morte». Non è il rammarico di un Re Taumaturgo al quale è stato impedito di imporre le sue mani per una guarigione altrimenti impossibile. È la rivendicazione di un potere sulla vita, di cui il politico vuole tornare a essere l´unico depositario.

Intorno a noi è tutto un cercar di chiudere i varchi aperti perché l´autodeterminazione potesse essere esercitata. In un´ansia di rivincita, l´alleanza tra libertà e tecnologie viene rovesciata. Le tecniche contraccettive avevano reso possibile una sessualità liberata e una maternità consapevole. Ma le tecnologie della riproduzione o la pillola Ru 486 diventano l´occasione per riprendere il controllo del corpo delle donne. Le tecnologie della sopravvivenza vengono trasformate nell´obbligo di sopravvivere attraverso manipolazioni sconosciute alle leggi di altri paesi. Si dovrà rinunciare ai loro benefici per il timore di divenirne, poi, prigionieri?

Via via che si entra nel mondo nuovo della scienza e della tecnologia l´autodeterminazione guadagna nuovi spazi e, proprio per questo, richiede un ambiente pienamente laicizzato, dove tutte le opportunità possano essere valutate senza pregiudizi. Ma scienza e tecnologia avviano anche processi di riduzione drammatica della libertà di scelta che possono essere contrastati solo esaltando al massimo le potenzialità dell´autodeterminazione. Segnalo quella che chiamerei la consegna della persona alla società dell´algoritmo. Scopriamo sempre più spesso un mondo governato dall´algoritmo, quello di Google o quello al quale la finanza aveva affidato le scelte di investimento. E scorgiamo pure una costruzione dell´identità sempre più sottratta alla consapevolezza degli interessati, affidata invece a processi variamente automatici.
Tornando alle parole iniziali, e senza la pretesa di chiudere un cerchio, la laicità si rivela un presidio contro la pretesa di qualsiasi potere di impadronirsi della vita, fino alla sua totale spersonalizzazione. Non dirò che la laicità sia il più umano dei principi, ma pure ad esso è affidata la nostra problematica umanità.

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venerdì 12 marzo 2010

Ultimo avviso: Il lavoro sottosopra- DOMANI sabato 13 Marzo, ore 15, Palazzo Magnani

IL LAVORO SOTTOSOPRA (clicca qui per scaricare la locandina)

Incontro con Lia Cigarini e Silvia Motta, tra le autrici del Sottosopra “Immagina che il lavoro….”


DOMANI Sabato 13 Marzo, Ore 15 – 18,30  Sala Palazzo Magnani – Corso Garibaldi n.31


promosso da  . 6Donna e  Reggio Fahrenheit: Carla Colzi, Dino Angelini, Clelia Mori, Luisa ferrari, Tina Romano e Carmen Marini


Vi aspettiamo!

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giovedì 11 marzo 2010

Il documentario dell'Inail contro le morti bianche

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mercoledì 10 marzo 2010

Il lavoro sottosopra- sabato 13 Marzo, ore 15, Palazzo Magnani

Il nostro evento è segnalato su Facebook

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Le intercettazioni hanno trasformato i corrotti nei personaggi di un reality

di Carlo Freccero, da Il Fatto quotidiano, Venerdì 5.3.10


Baudrillard diceva “La guerra del Golfo non ha mai avuto luogo”. Analogamente possiamo dire che, rispetto alla corruzione di un tempo la corruzione di oggi “non ha mai avuto luogo”. L’affermazione di Baudrillard si riferiva alla censura di immagini che dopo il Vietnam, caratterizzò la propaganda dello Stato americano nei confronti della guerra. Senza immagini non c’è indignazione. L’indignazione è mozione degli affetti, appartiene alla sfera emotiva, non razionale. La Tangentopoli di oggi passa attraverso la pagina scritta.

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domenica 7 marzo 2010

Il governo, la forma e la sostanza

di Barbara Spinelli, da La Stampa on line


Fa una certa impressione rileggere gli articoli che Norberto Bobbio scrisse nelle pagine di questo giornale, tra il 1994 e il 1996, sulla forza politica edificata da Berlusconi a seguito di Tangentopoli: sull’inconsistenza dei club e circoli da lui creati, sulla loro vacuità, sullo spregio delle forme, tanto fieramente vantato.

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Lo scrittore Antonio Tabucchi su Napolitano (dal sito di Micromega)

Lo scrittore Antonio Tabucchi su Napolitano (dal sito di Micromega)

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Il lavoro sottosopra- sabato 13 Marzo, ore 15, Palazzo Magnani

Volantino 13.3.10

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