lunedì 10 agosto 2009

Perché Bossi deve dimettersi

Redazione del Manifesto
Per adesioni:
immigrazione@arci.it http://www.sosdiritti.ning.com/

Nell’anniversario della tragedia del 1956 a Marcinelle, dove 136 minatori italiani persero la vita, perfino esponenti dell’attuale maggioranza di destra hanno riconosciuto che quei lavoratori erano trattati non diversamente da come oggi si trattano da noi gli “extracomunitari”, hanno domandato “rispetto” per gli stranieri anche “se senza documenti” e riconosciuto sbagliato quel reato di clandestinità che pure hanno concorso a introdurre, insieme ad altre leggi razziali.

L’esponente della Lega Nord, Umberto Bossi, ha invece avuto l’impudenza di dichiarare: "Noi andavamo a lavorare, non ad ammazzare”. Questa affermazione insultante e razzista - che nega la realtà, finge di ignorare quanti lavoratori italiani siano stati trattati come criminali dai bossi dell’epoca e definisce delinquenti centinaia di migliaia di onesti lavoratori stranieri, molto spesso supersfruttati – non può essere ancora una volta archiviata come folklore perché è stata fatta da un ministro della Repubblica. Lo stesso che qualche giorno fa ha dichiarato che non gli interessa il tricolore (di cui è rappresentante come ministro) piacendogli solo la bandiera della Lombardia o dell’inesistente padania. E che in altre occasioni ha giustificato l’incendio del campo rom di Ponticelli o ha invocato il ricorso ai fucili, a seconda dell’umore del momento, contro magistrati, migranti, meridionali o contro Roma ladrona (di cui pure è ministro).
Né il fatto che pochi o molti lo abbiano votato può valere da “scudo” a chi incita alla violenza squadrista, alla secessione e all’ odio razziale, come non potrebbe garantire l’immunità a un ministro pedofilo o mafioso. Chiediamo che le forze politiche dell’opposizione, parlamentare e no, pretendano le dimissioni immediate di questo signore, data l’incompatibilità manifesta dei suoi comportamenti col suo ruolo e che i presidenti delle Camere intervengano a tutelare la dignità delle istituzioni.

Primi firmatari: Walter Peruzzi, Piero Maestri, Alberto Stefanelli, Gianluca Paciucci (“Guerre&Pace”); Giuseppe Faso, Marina Veronesi (Centro interculturale empolese-Valdelsa); Filippo Miraglia (resp. immigrazione Arci); Anna Maria Rivera (Università di Bari); Piero Soldini (resp. Immigrazione CGIL); Enzo Mazzi, Firenze; Enrico Peyretti, Torino; Marcello Maneri, Fabio Quassoli (Università Bicocca, Milano); Federico Celestini (Università della Musica Graz, Austria); Fulvio Vassallo Paleologo (Università di Palermo); Antonio Moscato (storico); Gordon Poole (Orientale di Napoli); Giovanni Russo Spena (PRC); Angelo Baracca (Università di Firenze).

Hanno inoltre aderito: Paolo Buffoni (Ass. "Todo Cambia" e "Università Migrante", Milano); Rosetta Riboldi (“Coordinamento pace”, Cinisello); Alfonso Di Stefano (Rete Antirazzista Catanese); Guido Piccoli; Giuseppe Lodoli; Stefania Silva; Beatrice Biliato, Floriana e Alberto Lipparini, Paolo Limonta, Marco Capra, Milvia Naja, Ariele Agostini, Milano; Lorenza Giangregorio, Roma;

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