di Clelia Mori
Chissà se la violenza è ancora neutra?
Donne di nuovo in piazza, oggi a Roma a dire il loro BASTA, per la Giornata Internazionale contro la Violenza Maschile, su di loro.Giorgio Napolitano ha parlato di un’emergenza mondiale ed ha fatto benissimo. C’è grande fermento da molti giorni in tutt’Italia intorno a questa data e non finirà qui. Finalmente sembra esserci una presa di coscienza nazionale sul tema. Era ora! Uno dei tetti di cristallo sembra quasi infranto.
Ma c’è qualcosa che non mi quadra, pur nella soddisfazione della capillarità della giornata.
Quasi dappertutto si parla giustamente della violenza alle donne e della sua insopportabilità. Ma se ne parla ancora troppo come se fosse una violenza neutra, che piove dal cielo. Quasi soprannaturale. Almeno io la sento così, quando i discorsi si fermano troppo alle vittime.
E la violenza neutra non è! Se lo fosse sarebbe praticamente inutile manifestare. Se lo fosse sarebbe un dato naturale indistruttibile. Se lo fosse sarebbe come i terremoti, a cui non puoi opporre nessun tipo di intelligenza, perché nascono fuori dalle intenzioni umane. Se lo fosse dovremmo accettarla così com’è.
Ma la violenza così, non lo è proprio. Lo sappiamo da sempre e le femministe in particolare. Ma gli altri e le altre non lo sanno con sicurezza profonda. Spesso pensiamo si possa anche non dire. Non tirarla fuori. Inquieta affrontare la sua non neutrità.
Invece ha un luogo e una paternità di nascita, quella sulle donne in particolare: maschile. Ed ha un silenzio sempre maschile nei partiti e nei cleri quando si tratta di guardare in faccia gli autori della violenza. Ancora oggi.
Un silenzio che nel 2006 si incrinò con il Manifesto di alcuni uomini, che raccolse più di un migliaio di firme, contro la violenza maschile alle donne che aveva un titolo molto significante”La violenza contro le donne ci riguarda: prendiamo la parola come uomini”. Quegli uomini non violenti avevano smesso di fuggire da quel grumo che sta dentro ogni uomo e lo guardavano in faccia. Prendendo le distanze anche dagl’altri non violenti ma comunque silenziosi che non sanno affrontarsi tra loro, pubblicamente, per disconoscerla. Quegli stessi uomini rompevano nel 2006 un cerchio di omertà maschile. Un simbolico nuovo maschio, molto differente e importante per la libertà degli uomini dal grumo della violenza, iniziava a vedere la luce. Anzi, nel manifesto, chiedevano agli altri uomini di rifletterci sopra ognuno a partire da sé e il 21 novembre scorso, con la loro Associazione Maschile Plurale, hanno indetto una manifestazione contro gli uomini violenti con le donne. La prima indetta da soli uomini. Ma passata nel silenzio come cade ancora nel silenzio la paternità della violenza alle donne e il desiderio insopprimibile di libertà femminile.
E’la neutrità il dato eclatante da sgretolare che resiste ancora imperterrito in molti cuori maschili e femminili intorno a questa giornata e ai suoi fatti, nonostante si sia aggiunto l’aggettivo maschile alla parola violenza, quando se ne parla.
Ma questo aggettivo, come acqua sul vetro, scivola via dall’attenzione generale che oggi, nella maggior parte dei casi, si compiace nel vedere che riesce a parlarne. Penso a molti Consigli Comunali, Provinciali, Regionali o allo stesso Parlamento in cui magari lo si è fatto, ma non sapendo spesso andare un po’ oltre le donne vittime, come mi è stato riportato da una discussione avvenuta al Comune di Reggio Emilia il 25.
Non si riesce a fermare lo sguardo sugli autori delle violenze come compagni di viaggio. Ci si ferma sugli oggetti e non sui soggetti che compiono l’azione violenta. E si sprecano i compiangimenti e le richieste di attenzione e di finanziamenti, giusti e sempre inferiori al bisogno, per proteggere le donne vittime. Senza rendersi conto che i finanziamenti dovrebbero crescere a progressione geometrica se non si ferma lo sguardo su chi opera la violenza: gli uomini.
Persino quelli del centrodestra hanno fatto loro il tema, ma per usarlo a scopi quasi razzisti dimenticandosi della casalinghità globale della violenza alle donne, e le loro donne lo hanno accettato. O per cercare di continuare a negare, proprio in questi giorni, la pillola abortiva alle italiane, convinti che le donne con quella soffrano troppo poco. Sono molte le sfaccettature maschili alla violenza, anche in chi ci governa e che invece proprio perché governa dovrebbe proteggere da qualsiasi violenza tutti, anche le donne.
Invece nei discorsi generali e ufficiali sulla violenza alle donne, il sesso degli autori scompare, invisibile a sé e agli altri, come alle molte donne imitative di cui parla Galimberti.
C’è un errore delle donne sulla neutrità ancora attuale della violenza, che dovremmo guardare meglio come donne? Credo di sì. E’quello di sentire la violenza sull’altra non anche come sua. Ma solo della vittima. Solo così credo si possa accettare che non si scopra politicamente e clericalmente il sesso dell’autore. E’ su questo che forse dobbiamo lavorare per uscirne. E’ su questo che le donne devono ancora camminare sul terreno della loro identità laica.
Come forse hanno fatto gli uomini del manifesto 2006, dicendo che la violenza sulle donne li riguarda.
Se riguarda loro, riguarda anche le tante donne imitative se la violenza è ancora troppo neutra…
O sbaglio?
Buona manifestazione!
Clelia Mori
27.11.09