Giovedì 3 giugno alle ore 18,30- P.zza Frumentaria- Ufficio Ex Anagrafe, ingresso gratuito.
Alcuni dati. La rilevazione Istat del 2005 (ultima ) ci dice che il 13% delle Donne che lavoravano all’inizio della gravidanza, si dimettono nell’arco del primo anno di vita del bambino Le donne non abbandonano il lavoro, sono costrette a farlo. Il funambolismo quotidiano tra orari rigidi, mancanza di servizi, lavoro domestico, non è sempre possibile. Si deve rinunciare, a volte perché non si può entrare in Azienda con orario flessibile,(flerxi-time),ma si reputa il lavoro di cura e le relazioni familiari come irrinunciabili. Spesso chi rientra in azienda dopo una maternità è guardata come se “fosse stata in crociera”(testimonianza da un’inchiesta della Comm. Pari Opportunità Nazionale) .Cinque giorni per otto ore,e comincia un logorio... I figli sono ancora affari delle Donne, no? Spesso non ci sono neanche i nonni per arrangiarsi. Molte si chiedono – Ho fatto un figlio per trattarlo così?- Perché l’Italia ha un tasso di occupazione femminile tra i più bassi d’Europa , 45-47%, ma poco partime, troppo lavoro nero o grigio..
La Germania, per esempio, adotta la formula Tempo flessibile non solo sull’arco giornaliero, ma sull’intero arco della vita lavorativa. La crisi attuale sta spietatamente mettendo a nudo le difficoltà non solo occupazionali di tante/i uomini e donne,ma più profonde,esistenziali.Sembra che la mentalità aziendalistica abbia invaso troppe esistenze, e detti i suoi valori come assoluti: precarietà, riconversione, lotta al posto fisso!
Il quotidiano La Repubblica sta pubblicando storie personali di Donne e Uomini di età diverse, con titoli di studio diversi, che raccontano le loro storie di perdita, o ricerca del lavoro. Storie di disoccupazione, di precarietà diventata stabile, di perdita di progetti e di senso della solidarietà sociale.- “Non ho il certificato di sterilità” e l’aziende me lo hanno di fatto chiesto, perché convivo. Colloqui tanti, e poi nessuno mi ha richiamato-“ Lo racconta una giovane donna laureata, di Parma, che lavora a nero in un bar. E allora più che mai bisogna interrogarsi ancora tanto sulle molte facce di questa crisi che sta diventando “cronica”, strutturale per dirla in politichese, e sta spietatamente mettendo a nudo i costi di un “modello”di lavoro,che sempre di più è anche modello di vita.
6 donna, in collaborazione con Teatro dei Quartieri, (Dopolavoro-Fotografia europea) e Reggio Fahrenheit, promuove un nuovo incontro con L. Cigarini e S. Motta per riprendere la discussione sul Manifesto per il lavoro delle donne e degli uomini ”Immagina che il lavoro ”. E’ un dibattito che sta viaggiando in Italia e che propone un cambiamento nei rapporti tra generi, tale che liberi desideri, ruoli, tempi. E’ una discussione che ci riguarda, tutte/i , che interroga e fa proposte anche al sindacato, agli imprenditori, alle forze politiche. E’ possibile guardare con occhi diversi la crisi, il lavoro, i rapporti di coppia, il fare figli? . Si può cambiare sguardo, paradigma mentale, si possono scegliere valori diversi, priorità diverse sociali e individuali? E’ possibile cambiare il modo di pensare e organizzare la vita quotidiana? Il Lavoro deve essere dentro la vita, e la Vita dentro il lavoro. Non è solo uno slogan, è un punto di vista diverso, è la scelta di altre priorità di vita tra Uomini e Donne.
Giovedì 3 giugno alle ore 18,30- P.zza Frumentaria- Ufficio Ex Anagrafe, ingresso gratuito.
domenica 30 maggio 2010
comunicato stampa e invito per il giorno 3 giugno- Incontro con Lia Cigarini e Silvia Motta-
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