lunedì 6 aprile 2009

Sulla manifestazione del 4 Aprile, sulla CISL reggiana e su Franceschini

di Dino Angelini (apparso sui giornali locali stamattina 6.4)

Leggo su Repubblica online di oggi 4 Aprile:
"Voglio dire alla Cgil che è importante stare in piazza ma mai contro gli altri sindacati". E' questo l'appello lanciato dal segretario del Pd, Dario Franceschini. "Adesso - ha aggiunto - serve una stagione di unità, serve accantonare le divisioni, serve mettersi tutti insieme per difendere i diritti delle persone".
E d’altro canto ho letto nei giorni scorsi una lettera agli amministratori locali di Reggio Emilia da parte dell’Ufficio Stampa della CISL locale che recita:
Dopo anni di rivendicazione dell’autonomia del sindacato dalla politica, ci ritroviamo ancora a ricordare che la politica deve essere lasciata fuori da un confronto che è tutto sindacale e che si inserisce nella spaccatura tra le confederazioni intervenuta dopo l’intesa sulla riforma del modello contrattuale”. E ancora: “Noi, agli amministratori, non abbiamo nulla da chiedere se non di valutare con piena oggettività le scelte che sono in campo. Allo stesso tempo vorremmo rammentare, però, nel rispetto dei reciproci e diversi ruoli, che le istituzioni e gli amministratori pubblici, nell’esercizio del proprio mandato rappresentano tutta la comunità e non solo una parte di essa. Seguendo questo ragionamento, siamo certi che nei nostri amministratori non prevarrà una logica di schieramento e di parte, ma la responsabilità che è propria di chi rappresenta un’intera comunità”.
Mi pare che entrambe le dichiarazioni siano sostanzialmente ipocrite.
Franceschini auspica un ritorno ad una stagione di unità, e fa questa dichiarazione nel momento in cui aderisce (all’ultimo minuto ed a titolo individuale) ad una manifestazione della sola CGIL, che ha convocato i 2.700.000 per opporsi al governo ed alla riforma del modello contrattuale firmata dagli altri due sindacati (e la CISL reggiana, a conferma della profondità delle divisioni tuttora esistenti con la CGIL, parla di “spaccatura tra le confederazioni intervenuta dopo l’intesa sulla riforma del modello contrattuale”!!). Per cui va bene l’ecumenismo di Franceschini che ci vuole tutti fratelli, ma nella fattispecie il segretario del PD dovrebbe spiegarci a quale ecumene si riferisce: a quella che ha brigato per firmare il patto - e cioè governo, confindustria e compagnia bella – oppure a quella che è scesa in piazza oggi?
La CISL reggiana parla giustamente di spaccatura tra le confederazioni, ma omette di dire che gli altri due sindacati, dopo la firma di quel modello di riforma, non hanno voluto fare, come invece chiedeva la CGIL, un referendum per verificare se i lavoratori italiani erano o no d’accordo con quel modello: vale a dire un referendum per capire se CISL e UIL rappresentano la comunità dei lavoratori o solo una parte minoritaria di essa. E omette soprattutto di ricordare che nelle settimane precedenti la firma di quell’intesa proprio coloro che oggi si appellano alla indipendenza del sindacato dalla politica hanno continuato a brigare per settimane con i politici di maggioranza, lasciando fuori dall’uscio il più grande sindacato italiano. Lo hanno fatto forse perché Epifani non può essere invitato a cena da lorsignori (e con lorsignori) perché non è un gentleman, o per preparare una politicissima polpetta avvelenata nel tentativo di far fuori la CGIL? È troppo facile, cara CISL, rivendicare l’autonomia del sindacato dalla politica solo quando fa comodo.
Ricordo infine che ipocrisia significa “simulazione di virtù allo scopo di ingannare”: vedo una simulazione di virtù in entrambi i casi. E mi pare che l’inganno, nel caso di Franceschini, sia nel tentare di blandire la base più a sinistra del suo elettorato: quella – per capirci - destinata poi sempre a fare i famosi sacrifici. Nel caso della CISL reggiana nel rivolgersi sotto elezioni agli amministratori per ricordare loro che i filo-CGIL non saranno ben visti in questa tornata elettorale. I cislini reggiani fanno politica! Altro che! In difesa, almeno a Reggio, della parte cattolica e moderata del PD.

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