dal sito del PD di Reggio Emilia: http://www.partitodemocratico.re.it/ (2 Maggio 2009)
Quanto segue rappresenta la sintesi delle considerazioni elaborate all’esito di una prima fase programmatica del partito, volta a raccogliere i contributi analitici e propositivi di un insieme variegato e significativo di soggetti, rappresentativi o comunque conoscitori della realtà economica, sociale ed in genere culturale del territorio provinciale reggiano, per aprire un dibattito critico e proficuo sulle sfide che attendono il partito e la comunità per cui il partito opera.
Come preannunciato, a livello provinciale il Partito: - ha promosso Forum tematici, cui hanno partecipato esperti, addetti ai lavori e cittadini; - ha invitato coloro i quali avessero particolari competenze in determinati settori cruciali della vita della polis e della comunità, quali la cultura, l’urbanistica, l’impresa, l’ambiente, la pubblica amministrazione, a far sentire la loro voce autorevole facendo pervenire le loro suggestioni; - ha chiesto ad un certo numero di associazioni, sufficientemente rappresentative del ventaglio di attività locali (dallo sport, all’imprenditoria, al sociale, alla tutela ambientale, alla cultura) di confrontarsi apertamente con il partito, affrontando insieme l’analisi della realtà locale ed i possibili scenari evolutivi;
- ha chiamato gli amministratori pubblici a riferire sui settori di competenza.
Ne é scaturito un dibattito franco, svolto su più fronti, che si é fatti intersecare.
Quanto emerso dal dibattito costituisce un insolito patrimonio di straordinario valore per chi, come noi, voglia interrogarsi sulle soluzioni riformiste che occorre intraprendere. Certamente si tratta di un partimonio di idee della “nostra gente” che ben esprime i tratti del sentire reggiano.
Questo Partito ha inteso partire da qui per svolgere alcune considerazioni che, insieme al Manifesto del Partito, agli altri atti costitutivi e statutari, ai valori fondativi che, a partire dalla nascita dell’Ulivo, sono stati ribaditi nella fase prodromica alla costituzione di questo grande partito riformista, possano tracciare ed aggiungersi, in ambito locale, alle linee identitarie del partito, gettando le basi programmatiche delle politiche a venire.
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I - IL “MODELLO EMILIANO” OGGI NELLE IMPRESE E NEL SOCIALE Qual’è l’attuale stato di salute del cosiddetto “modello emiliano”. Esiste ancora “quel gran pezzo d‘Emilia”, così definita da Edmondo Berselli?
Il “paradigma Emilia”, e la sua capacità di esercitare fascino e attrattività (di investimenti materiali e immateriali, intellettuali, emotivi ed emozionali), scaturisce da un mix di produzione, qualità della vita, immaginario di cui l’economia è pilastro, ma non aspetto esclusivo.
Il sistema economico emiliano-romagnolo ha mostrato una notevole capacità di stare al passo dei tempi globalizzati, reinventandosi.
Nella nostra provincia esso si compone ed é caratterizzato da migliaia di medie e piccole imprese ad alto tasso di internazionalizzazione, che operano per la massima parte nel settore manifatturiero e che hanno mostrato notevoli doti adattative e creative, riposizionandosi in modo soddisfacente sotto il profilo competitivo e perseguendo strategie innovative. L’innesto dell’economia della conoscenza si è realizzato positivamente, evitando la deindustrializzazione ed una delocalizzazione spinta. All’origine del successo emiliano é l’idea della “responsabilità personale”, insieme al proverbiale senso pratico, una certa considerazione di sé ed un buon tasso di creatività. Nel contempo si registra, e non è andata del tutto dissolta, una certa vocazione alla contiguità, all’attenzione al sociale, che affonda le radici nel nostro prezioso passato.
E’ imperativa l’azione per il mantenimento e rilancio di queste prerogative e valori, che sono intaccati da diversi fronti di crisi.
Occorre creare le condizioni perché un’impresa possa trovare quel capitale umano che fa la differenza; ed anche perché quel capitale umano possa fare impresa.
Vi sono alcuni allarmanti sintomo di inadeguatezza ed immaturità del sistema, che mettono a rischio la continuità dell’impresa reggiana.
Il basso tasso di laureati ed il fatto che molte aziende abbiano difficoltà a reperire tecnici richiedono azioni urgenti che invertano questo stato di cose.
In aggiunta vi sono, come un po’ dappertutto in Italia, problemi di ricambio generazionale del management legati spesso ad imprese gestite come patrimonio esclusivamente familiare. Si può e deve fare molto per accompagnare le imprese e facilitare il loro rapporto con le amministrazioni. L’imprenditore e i professionisti vanno alleggeriti dalle difficoltà di confrontarsi col prolificare di procedure, adempimenti e norme, spesso contradditorie o frutto di particolarismi locali. L’impresa deve trovare nella propria amministrazione un partner che pone condizioni chiare e certe e che offre a sua volta una prestazione adeguata.
Va preservata anche in tal modo la nota capacità innovativa e camaleontica delle nostre imprese.
Se ciò è vero in condizioni normali, l’attuale crisi non consente di arrestarsi qui. La chiusura o il forte ridimensionamento di molte imprese, specialmente di quel settore manifatturiero che si è detto costituire uno dei capisaldi del sistema emiliano conosciuto sino ad oggi, rischia di far imboccare una strada senza ritorno, per via della dispersione ed impoverimento o perdita di risorse umane e conoscenze che, se non canalizzate e preservate, andranno sempre più parcellizzandosi e quindi si perderanno.
E’ urgente intervenire nell’ambito di un consesso allargato a tutti gli operatori pubblici e privati, per prevenire questi fenomeni e gestire il mutamento del tessuto economico ed i suoi riflessi sul sociale.
Quest’ultimo, ancor prima della crisi economica che l’ha accentuato, soffriva già di un disagio grave e palpabile, che principalmente viene addebitato agli effetti di una crescita troppo rapida e selvaggia della città e dell’immigrazione.
L’afflusso di manodopera straniera ha coinvolto anche Reggio Emilia mettendo alla prova il sistema di legalità, col pericolo di pericolose scorciatoie, quali il lavoro nero e gli affitti irregolari. Il Territorio é chiamato a reagire e prevenire il degrado dei quartieri più esposti all’accoglienza degli immigrati e sono richieste sensibilità, mezzi e risorse, soprattutto umane, per prevenire occasioni di frattura con la comunità residente o le difficoltà di una “coniugazione” con le abitudini della società reggiana.
Si deve dire che le amministrazioni uscenti hanno mostrato grande capacità di intervento in merito, ottenendo riconoscimenti dai cittadini stessi, dal Governo e dalla Comunità Europea. E’ indubbio, però, che il fenomeno ha portata ingente e che occorre agire su più fronti con spirito fiducioso, ma intransigente.
L’immigrazione, che potrebbe procurare innesto di forze, culture e intelligenze nuove, essendo quindi in potenza un fattore positivo, può divenire invece generatrice di ansie e di disagio, in ragione del volume e della velocità del fenomeno, se non fa oggetto di un’attenta pianificazione e gestione. La sostenibilità del fenomeno dell’immigrazione incide sulla fiducia; l’indebolirsi della fiducia è tutt’uno col senso di insicurezza, che è sentimento pericoloso e capace di degenerazioni subdole, che spianano la strada ad atteggiamenti antisociali, di isolamento, di regressione della cultura del singolo, di disagio, di insoddisfazione, di propensione per soluzioni antidemocratiche e spicce. La combinazione fra un processo di ‘sfibramento’, dovuto a una vita lavorativa e collettiva che chiede sempre più velocità e alte prestazioni, con l'evaporazione delle reti sociali di un tempo, che erano in grado di garantire spazi di elaborazione comune delle fatiche del vivere, fa accrescere la sfiducia nel cambiamento e la paura.
Il rischio é il declino degli stimoli collettivi, la percezione di una solitudine sociale ed esistenziale che porta a perseguire esclusivamente i propri interessi particolari: ᆱinsofferenza, indignazione, panico invasivo e identitario finiscono per comporsi in una miscela che esalta il sentimento di progressiva estraneità dei residenti rispetto al territorioᄏ (così M. Pavarini, criminologo del Comune di Bologna).
Questo sentimento di sfiducia andrà acuendosi in ragione di un contesto, anche nazionale, che: ⇒ vede diffondersi la precarietà lavorativa ed allungarsi il tempo di non impiego, ⇒ è in piena recessione, afflitto da un drastico calo della domanda in tutti i settori; ⇒ presenta un welfare inadeguato (sbilanciato sul sistema pensionistico), privo di strumenti di sostegno all’economia, alla famiglia, alla qualificazione umana, quando invece se ne dovrebbe
affermare la funzione sociale ed economica e chiamarvi tutti a concorrere mettendo a sistema le realtà e le esperienze esistenti.
Questi sono altri tre fronti su cui occorre intervenire anche a livello locale.
Per poter parlare ancora di modello emiliano é necessario, quindi: combattere il riflusso da impegni civili, dalla solidarietà, da una visione politica del bene comune, come pure il sentimento di sfiducia che è distruttivo, nichilistico ed individualista; ritrovare nuove ragioni di identità e coesione per rinvigorire un nuovo spirito di corpo, di collettività unita e coesa da un orgoglio che è fatto delle eccellenze passate e di quelle nuove, basate sul rispetto e sulla responsabilizzazione.
investire nella formazione e nella qualificazione delle persone perché sia loro riconosciuto valore e perché siano risorsa insostituibile e motore trainante per l‘impresa e per la costruzione della cittadinanza;
fare sì che l’impresa, le professioni, i cittadini tutti trovino nell’amministrazione pubblica un partner leale, rigoroso e di interesse per le prestazioni offerte che si muova nell’alveo di una sempre maggiore semplificazione dei processi, perché la semplificazione libera tempo, energie e risorse (ciò che é pubblico deve essere accessibile ed amichevole per il cittadino); ripensare il welfare e il sistema dei servizi pubblici.
Per reinventarsi un paradigma di coesione occorre iniziare dagli elementi e dai pilastri che avevano reso il caso di questa regione unico e peculiare nel panorama nazionale. La centralità del servizio pubblico, la capacità di tenere insieme le componenti della società, la selezione della classe dirigente, la capacità di investire e scommettere su imprese di lungo corso. Per ciò fare è necessario rilanciare il principio di responsabilità di cui si è detto, nella dimensione individuale, collettiva e pubblica, avendo a mente alcune declinazioni di tale concetto:
- rapidità delle decisioni RESPONSABILITA’: VIOLAZIONE ⇒⇒⇒⇒ SANZIONE - semplicità di percorsi e risposte - pubblica/politica e delle Istituzioni (spirito e - tracciabilità dei proventi dei soggetti - contraddittorio continuo tra guida politica e ⇐ ⇒ pubblici orgoglio di servizio)
Istituzioni territoriali: tribunali/prefetto/questore
- singolare (capire il ruolo possibile) - informazione sull’uso dei fondi pubblici - dialogo permanente con imprese e scuola
- delle imprese (farsene carico) - tracciabilità di patrimoni/ redditi delle - largo respiro nell’investimento pubblico
- trasparenza imprese
⇓ ⇓ ⇓ - accoglienza responsabile, non indiscriminata LEGALITA’ - dovere di responsabilità sociale delle - dovere reciproco di integrazione - dovere di accettazione delle regole amministrazioni e delle imprese - conoscenza dei valori fondanti - riaffermazione dei doveri e dell’etica - innovazione coraggiosa e assistita - valorizzazione del senso di appartenenza al ⇐ - responsabilizzazione e sorveglianza diffusa ⇒ - internazionalizzazione e informatizza-Paese e al territorio - sicurezza e chiarezza in ogni ambito zione mirate al contesto sociale ed - centralità del lavoro e della dignità personale economico territoriale ⇓ ⇓ ⇓ - comunicazione e interscambio tra gli ambiti VIVERE CIVILE - scuola e università rigorose, di sviluppo ed levazione culturale incentivate, aperte al territorio -sua valorizzazione continua e diffusa - modalità di comunicazione e di - valorizzazione delle scuole tecniche e - sensibilità su ambiente, appartenenza, decoro, coinvolgimento dei cittadini ⇐ ⇒ dei mestieri sicurezza, educazione, energia, territorio, - ricerca dell’equilibrio nelle relazioni sociali, raccolta rifiuti, salute, solidarietà, welfare - case e agevolazioni per studenti della semplicità, del piacere e della felicità - investitura di cittadini per la diffusione, verifica, possibili, della bellezza in ogni cosa e ovunque mediazione in tema di rispetto del vivere civile
Se queste sono le sfide che ci attendono per traghettare il capoluogo, la provincia e l’Emilia nel futuro, c’é bisogno di più e non di meno politica, di un nuovo (aggiornato e reinventato) primato della politica, che non deve rinunciare all’ambizione e alla capacità di offrire modelli. La manutenzione non basta.
Il PD è un partito il cui dna presenta e rivendica tutti i caratteri che avevano reso eccellente il modello emiliano ed ambisce a guidare Reggio Emilia ed il Paese, rendendosi promotore ed attuando una politica di rinnovamento e di responsabilizzazione.
II - QUALI STRATEGIE
1 - Ri-allestire il sociale
La democrazia ha il suo terreno di coltura nelle relazioni faccia a faccia. In assenza di un investimento intenzionale è molto probabile la progressiva evaporazione del sociale verso un individualismo di massa, una frammentazione ricomposta solo a livello mediatico.
In questo senso é importante valorizzare la dimensione locale dell’impegno sociale e civile, ispirandosi e ricompattando quelle sedi di integrazione sociale, che rendevano il lavoro delle istituzioni e la vita delle famiglie meno complessi e più sicuri. Occorre ricostruire quell’organizzazione, attraverso iniziative di ascolto della domanda sociale e di promozione di patti partecipativi, che coinvolgano anche il volontariato e tutto il terzo settore, i quali sotto la regia pubblica divengono attori determinanti. La società è ricca di energie innovative prevalentemente latenti che il sistema organizzato e istituito può portare alla luce, valorizzandone la carica innovativa.
La parola chiave dei processi di attivazione delle comunità locali (ad esempio nei percorsi partecipativi proposti sui temi ambientali o urbanistici) é "accompagnamento". È partendo da esperienze locali che può riattivarsi una dinamica democratica oggi sempre più asfittica. I progetti partecipativi sono vicini al quotidiano delle persone e possono costituire efficienti canali di comunicazione tra cittadini e istituzioni, perchè è proprio dal coinvolgimento in reali processi codecisionali su problemi concreti che individui e famiglie possono ritornare protagonisti del sociale e della vita politica.
Questo modo di relazionarsi con le persone può consentire di far emergere e capire problemi anche in quella nuova area di disagi di complessa decifrazione (precarietà, paura, sconforto), che costituiscono il deposito più consistente del malessere sociale.
Occorre mettere a sistema le risorse attraverso l’integrazione tra diversi sottosistemi della Pubblica Amministrazione e l’integrazione tra istituzioni e quei soggetti della società civile che hanno una certa familiarità di rapporti con la burocrazia e tra costoro ed i soggetti meno preparati e/o più “deboli”. Coinvolgere cittadini "in ritiro dalla cittadinanza" non è semplice e la via più efficace sembra essere quella di valorizzare i saperi e di allestire momenti conviviali per affrontare assieme i problemi della quotidianità dentro i luoghi della quotidianità.
Il valore aggiunto del metodo partecipativo non risiede tanto nella soluzione dei problemi di un singolo o di una comunità, ma nella costruzione di rapporti e come occasione di conoscenza di sé in una dimensione collettiva.
Rapportarsi ai problemi dei giovani consente agli adulti di rimettersi in contatto con parti di sé; l’inserimento lavorativo delle persone disabili consente a chi se ne occupa di apprendere modalità di convivenza con la diversità (di opinioni, di culture…); prendere in affido un minore per una famiglia è un’occasione non solo di fare del bene, ma anche di acquisire competenze, costruire reti di solidarietà. La costruzione dei piani di zona previsti dalla L.328/00 rappresentano in quest’ottica una buona opportunità per allestire setting di concertazione anche conoscitiva.
2 - Riformare la Pubblica Amministrazione ed il sistema decisionale e di approccio alla valutazione delle problematiche e delle opportunità territoriali 2.1 Innovazione della Pubblica Amministrazione Se ne discute da tempo, soprattutto in termini di esigenza di semplificare e migliorare la qualità dei servizi erogati, anche con una maggiore personalizzazione e adeguatezza rispetto a bisogni più evoluti e di ottimizzare le risorse scarse, senza aumentare la pressione fiscale. Questa duplice esigenza si può perseguire solamente con un maggiore livello di efficienza e con una maggiore elasticità.
Per giunta, a fronte di un mondo che cambia convulsamente, si evolve la natura stessa della missione delle amministrazioni pubbliche e le politiche che sono chiamate a mettere in atto. Non si tratta perciò solamente di produrre in modo più efficiente i propri servizi tradizionali, ma piuttosto di individuare in modo selettivo un mix di strumenti (incentivi, regole, servizi, progetti, valori) capaci di affrontare e risolvere problemi più articolati e complessi a livello di comunità, spesso orientando il comportamento di altri soggetti.
La complessità dei problemi, infatti, è talmente elevata che le amministrazioni non possono risolverli da sole con l’erogazione dei tradizionali servizi.
Occorre allora leggere e attivare in modo integrato le relazioni trasversali tra le diverse politiche e tra una pluralità di attori pubblici e privati per mettere a sistema i contributi possibili. Un nuovo contributo e ruolo (produzione, governance, ecc) implica quasi certamente la necessità di porre in essere modifiche organizzative.
In questa prospettiva divengono prioritarie alcune piste di innovazione: a) La capacità di selezionare ed esaminare i problemi collettivi in modo puntale e supportato dal punto di vista dei sistemi informativi di supporto ai processi decisionali. Non intervenire casualmente e solo sulla base del buon senso ma capendo e circoscrivendo i problemi e le loro cause.
b) La capacità di leggere in modo integrato le interdipendenze e affrontare in modo sistemico le soluzioni, coordinando l’azione e rendendo sinergici gli interventi, valutando gli impatti nel medio-lungo periodo e sull’insieme delle variabili considerate. c) La capacità di focalizzare le leve chiave (poche) e investire in modo consistente su queste non disperdendo le risorse scarse in una pluralità di iniziative con poca possibilità di impatto rispetto alla soluzione dei problemi.
d) La capacità di costruire il consenso intorno alla lettura dei problemi e alle scelte di intervento e di allocazione delle risorse, favorendo la partecipazione e agevolando la fluidità dei processi decisionali troppo spesso incagliati da una conflittualità sociale generata dalla scarsità di quadri valoriali condivisi.
Queste esigenze chiamano in causa un modo diverso di pensare l’organizzazione pubblica: orientato a risolvere i problemi collettivi, a generare opportunità per i territori e a dare gambe a strategie e non solamente a produrre servizi standard di qualità.
In questa prospettiva è allora possibile rigenerare la consapevolezza del valore del lavoro pubblico, come contributo dei lavoratori del settore pubblico al benessere della comunità nella quale vivono ed operano.
2.2 Un coeso sistema decisionale
Si avverte l'esigenza che gli enti territoriali agiscano anche in modo aggregato, affrontando unita-riamente i problemi della comunità trasversali al territorio. Sarà utile l’attivazione di soluzioni tese a favorire una comune piattaforma di lavoro a cominciare già dalla presa in carico dei problemi e dalla selezione dei dati occorrenti per la sua analisi, per proseguire nella fase di discernimento e dibattito, sino alla individuazione delle soluzioni, che, a quel punto, saranno con più probabilità condivise.
Occorre una strategia d'azione che attui una comparazione intra provinciale dei dati, all'origine e a consuntivo, per la valutazione delle politiche messe in atto e da farsi in ambito economico, ambientale, sociale, così da trovare nelle amministrazioni, per certe problematiche, un interlocutore coeso. Questa strategia, si dovrà preferibilmente tradurre anche in un bilancio delle attività in corso d’opera ed a consuntivo, trasparente e pure unitario.
In altri termini, per i problemi e le sfide trasversali al territorio analisi dei dati, decisioni e verifiche per correzioni dovranno essere condotte in modo possibilmente concertato con forte spirito unitario.
3 - Una maggiore sensibilizzazione in un’ottica internazionale. La componente straniera a Reggio Emilia e la vocazione all'export delle sue imprese richiedono che le amministrazioni allarghino i confini conoscitivi e di supporto, perchè i cittadini della provincia di Reggio Emilia e le sue imprese devono avvertire maggiormente l'appartenenza alla Comunità Europea. Andrà fatto di più per dare il senso ed il significato di questa partecipazione, avviando anche iniziative e programmi organici di conoscenza e scambio reciproco con altre realtà ed Istituzioni europee. Va data consapevolezza della centralità delle relazioni sociali, culturali e economiche in ambito europeo ed internazionale. Vanno favoriti dibattiti, fiere, condivisione di banche dati e di eventi culturali, programmi di scolarizzazione, socializzazione ed economici. Per ciò fare, occorre la supervisione di una regia, eventualmente condivisa con le città limitrofe, che, sentiti i comuni, i rappresentanti degli operatori economici, scolastici e culturali, la camera di commercio, adotti una strategia articolata e ardita per l’internazionalizzazione dell’impresa, per l’export, per la crescita sociale, mettendo a frutto le politiche ed i finanziamenti regionali. Soprattutto per le giovani generazioni, Reggio deve attingere dalle migliori esperienze di altri Stati membri nel campo dell’istruzione, della mobilità sostenibile, della qualità del costruire, della ricerca, dell’innovazione, della promozione territoriale e della cura verso i luoghi della quotidianità. Reggio può diventare più europea di oggi e se ne gioverà.
4 - La centralità del tema della mobilità.
La mobilità delle persone e delle merci é centrale per l'evoluzione di una comunità e lo sviluppo del singolo; quindi è tema prioritario dell’azione politica locale. Il tema della mobilità non rileva solo per l’impatto ambientale, ma anche per i costi (incidenza dei trasporti sul prezzo di beni e servizi), per l'accessibilità dell'azienda da parte dei propri dipendenti, fornitori e clienti, come pure per la domanda abitativa lontano da vie di traffico. La disposizione delle aree urbane e produttive deve tenere conto dello spostamento delle persone e delle merci, che si misurano piuttosto in minuti che in chilometri. In mancanza di soluzioni adeguate, il mezzo di locomozione preferito continuerà ad essere quello privato, mentre invece occorre investire su opere e iniziative che siano alternative all’auto. Le piste ciclabili vanno bene, ma non per tutte le età e le esigenze. Occorrono più servizi innovativi, più trasporto collettivo, più ferrovia con al centro un servizio ferroviario metropolitano di superficie. Il trasporto pubblico deve avere un ruolo maggiormente significativo, ma senza con ciò penalizzare o addirittura “punire” quello privato con scelte certamente impopolari e pesanti per la popolazione. I piani di bacino di trasporto locale e provinciale devono prendersi in carico questa sfida e non lasciarla alle imprese di trasporto, ripensando significativamente le modalità di suo sostentamento economico-finanziario.
Occorre in ogni caso porre la mobilità come tema centrale di tutte le politiche, da quella abitativa, a quella economica, a quella sociale.
5 - Politica economica
5.1. L’informazione e trasparenza sulla spesa pubblica Vi é necessità di una maggiore trasparenza e di una condivisione con i cittadini delle scelte di spesa del denaro pubblico.
Possono essere usati, oltre ai normali mezzi comunicativi, altre modalità informative. Per esempio a fianco ad ogni intervento scolastico o stradale o di costruzione di una rotonda o di una palestra, a teatro o su ogni autobus dovrebbe essere indicata la cifra in termini positivi di risorsa pubblica che è stata investita.
Questo sarebbe utile anche al fine di maturare nei cittadini, negli studenti, negli elettori in generale una diversa consapevolezza sull’impegno sostenuto per ogni opera pubblica realizzata in termini di risorse.
5.2. Il quadro d’insieme
L’economia del Reggiano corre il rischio di arretrare nella propria produzione di ricchezza con conseguenze pregiudizievoli sul sistema di servizi e di protezione sociale. La caduta dei consumi delle famiglie, la crisi del comparto del parmigiano-reggiano, il collasso del settore delle costruzioni giocano un ruolo determinante nella diminuzione del PIL provinciale. Sul versante occupazionale si registrano disdetta degli interinali, ferie obbligate, licenziamenti per soppressione di mansione o altre ipotesi di giustificato motivo oggettivo, sino ai licenziamenti collettivi ed alla cassa integrazione ordinaria ed in alcuni casi straordinaria, per non parlare della messa in liquidazione volontaria di alcune imprese.
A causa dei riflessi della crisi internazionale, in molte imprese le commesse si sono interrotte o gli ordini ricevuti non vengono passati alla produzione, in ragione della forte esposizioni dei clienti che li hanno inoltrati, per i quali si teme insolvenza e difficoltà di recupero del credito all'estero. La restrizione del credito aggrava le cose, tenuto conto di alcune caratteristiche della nostra economia, quali la presenza massiccia di artigiani e piccole imprese aventi una bassa capitalizzazione, la predominanza degli impieghi bancari rispetto alla raccolta e la perdita di quasi tutti i presidi finanziari sul territorio (tante agenzie, poche sedi decisionali). Il quadro è cupo.
In questa situazione occorre che le forze in campo, quelle politiche in primis, cerchino una forte condivisione, ma si facciano promotrici di un politica del fare, con collaborazione ed apertura reciproca, che, all’ascolto ed all’esame, faccia sempre conseguire un’azione tempestiva. In una situazione di crisi occorre pensare in grande e a lungo termine, perché a pensare in piccolo e a breve si è inutili, ci si adatta semplicemente alla crisi. Lasciando allo Stato quel che è dello Stato, nell’ambito locale, oltre a tradizionali interventi mirati di supporto alle famiglie ed alle imprese, occorre investire su talune aree e settori “a portata di mano” non adeguatamente valorizzati economicamente.
5.3 - Alcune proposte di fronte alla crisi
A - La competitività delle nostre imprese poggia sia sulla capacità di contenere i prezzi di vendita (perseguita con miglioramenti alla produttività e con l'innovazione tecnologica), sia sull'innalzamento della qualità dei prodotti e dei servizi e della specializzazione, elementi che consentono di rimanere meno condizionati alla politica dei prezzi.
Queste eccellenze ed altri settori economici tipici del nostro territorio vanno supportati, così come va incentivata la promozione degli acquisto in direzione della preferenza per la tipicità, per la trasparenza dell'origine del prodotto e per le modalità con cui opera un’ impresa. Questa strategia sarà particolarmente importante per attrarre in loco investimenti e per competere su larga scala.
E’ indispensabile intervenire in favore delle imprese attraverso: - patti che garantiscano il mantenimento dello stabilimento della sede in loco e l'occupazione; - patti per un sistema di giustizia civile e penale che funzioni, per il cittadino e le imprese; - patti e disposizioni che, attraverso un piano sinergico e concertato in ottica più ampia di quella dei singoli comuni, diano all’impresa lo spazio e le infrastrutture, sia logistiche che viarie che informatiche, che ne permettano la connettività col mondo; - interventi agevolativi mirati, non indiscriminati, che si concentrino sulle imprese che hanno un futuro, che investono, che innovano; capaci cioè di mostrare attitudini, programmi e progetti per affrontare la crisi ed agire quale volano di sviluppo per il territorio; - iniziative che facilitino l'accesso al credito, quali i consorzi fidi; - semplificazione e uniformità delle disposizioni normative e regolamentari che attengono agli appalti, ai criteri che presiedono il welfare ed alla loro attuazione; - maggiore ragionevolezza normativa per alcuni settori (ad es. zootecnia), penalizzati da scelte regionali a scapito di concorrenti di regioni limitrofe; - monitoraggio della legalità anche quale garanzia di pari condizioni di competitività delle imprese.
Questa crisi e l’inasprimento delle condizioni di concorrenzialità ripropongono urgentemente la necessità di concepire modelli di sviluppo condivisi fra imprese, loro associazioni, interlocutori sociali (sindacati, ma anche associazionismo e terzo settore) e autorità amministrative locali. Alle agevolazioni devono corrispondere impegni di impiego, di stabilità, di permanenza, di attuazione sostanziale di politiche di non discriminazione, di contributo all’edilizia abitativa dei lavoratori e al sistema di mobilità locale e infrastrutturale.
Si deve, in altre parole, pretendere ed offrire al contempo una politica economica e sociale che responsabilizzi l’impresa come bene comune e opportunità economica e sociale di un territorio.
B - Occorre fare massa critica sugli investimenti infrastrutturali, sviluppando i projet financing come strumento di riattivazione dei meccanismi economici e sociali e dell’idea diffusa di sviluppo.
C - Le costruzioni rimangono uno strumento economico valido, purché in una politica profondamente innovata e pianificata: occorre individuare gli interventi prioritari sulle infrastrutture e sui poli di sviluppo urbano, favorire gli adeguamenti degli edifici esistenti ad una edilizia energetica ed ecocompatibile, porre mano ad una politica abitativa nuova, come pure a forme dell'abitare su misura dei giovani, delle famiglie e degli anziani e nel rispetto di criteri di composizione intergenerazionale che consentano un aiuto reciproco ed educhino alla convivenza.
D - L’esperienza ci ha insegnato come tutti gli esempi di eccellenze reggiane fondano la dote del saper fare alla condivisione dei saperi.
Il modello di crescita fondato sulla conoscenza e sui saperi va rilanciato con forza e determinazione. Occorre fare della conoscenza un elemento qualificante per la comunità provinciale. Il Centro internazionale per l’infanzia, gli enti per la ricerca e il trasferimento tecnologico, l’ospedale, i Teatri ed altri sono contesti qualificanti da potenziare e valorizzare, perché siano messi meglio a sistema e perché impattino maggiormente sul territorio e sulla sua gente. Ad essi si dovranno aggiungere il polo tecnologico, il programmato centro di ricerca sulle energie rinnovabili ed un sistema universitario e di scuole superiori più vicino alle necessità del territorio e con esso
maggiormente integrato.
Occorre anche favorire la creatività e l’emersione dei talenti, le arti in tutte le loro forme, a cominciare da quelle artigianali, e la produzione culturale.
E - Il marchio Reggio Emilia deve acquisire valore e riconoscibilità associato ad un'immagine di qualità, affidabilità, innovazione, piacere.
a) Quanto alla qualità ed all'affidabilità, abbiamo settori industriali di lunga storia, quali il settore dei laterizi, il ceramico, la maglieria - abbigliamento - accessori moda, la meccanica, l'elettronica, ove le nostre imprese vantano una riconoscibilità all'esterno già acquisita, che deve essere preservata e valorizzata con grande impegno.
Questi sono il prodotto delle risorse umane e della capacità d’innovazione delle imprese del territorio reggiano; questi sono nostri valori.
Vi sono poi alcuni prodotti tipici, soprattutto il Parmigiano Reggiano, che legano la loro origine e creazione ad un disciplinare e che pertanto evocano un' idea di attenzione, rigore e rispetto di regole di eccellenza, in grado di avvalorare questa immagine. A questi prodotti se ne aggiungono altri con forte legame territoriale quali i salumi, i vini, la carne fresca di suino e quella delle mucche emiliane, l’aceto balsamico ed altri, che andrebbero rilanciati puntando sulla genuinità e sulle proprietà intrinseche. Dobbiamo farne elemento di vanto ed eccellenza da promuovere, anche all'estero, per consentirne una buona commercializzazione ed al contempo per farne elemento di riconoscibilità della Provincia di Reggio Emilia.
Il lavoro da fare non può che essere anche culturale e transitare per iniziative, in grado di innescare un sistema virtuoso, che vanno concepite nell'ambito di un disegno ampio e coerente e non invece frazionato. Vanno curati i profili e le tracce della tradizione, favorendo ad esempio il mantenimento e l’apertura di locali di ristorazione che facciano cucina reggiana; va incentivata la ristorazione sul modello slow food e chilometro zero, l’agricoltura biologica, l’agriturismo vero, la ricettività in bed & breakfast, ecc.
Le amministrazioni possono concedere aree per iniziative e manifestazioni, concepire strumenti articolati e non estemporanei di promozione e comunicazione dell’immagine del marchio Reggio Emilia, finalizzando iniziative culturali anche all’esterno del territorio (esportare il marchio R.E.), creando percorsi tematici, ricorrenze, luoghi della memoria, vararando politiche d’incentivazione economica di determinate attività e di disincentivazione di altre.
b) Quello della capacità d'innovazione e dell’inventiva è forse l’elemento maggiormente caratterizzante le imprese del reggiano. Gli esempi, noti anche in tutt’Italia ed all’estero si sprecano. Anche qui, occorre da un lato fare di questa peculiarità reggiana un elemento di orgoglio e di valore, in altri termini dare uno spaccato della realtà reggiana in chiave innovativa e di riconoscimento importante, dall'atro, come sempre, rispondere ad un'esigenza di preservazione delle condizioni che rendono possibile il nascere ed il crescere dello spirito innovativo.
c) Il senso del piacere, un piacere che va a braccetto con la semplicità, è proprio del carattere e del sentire dei reggiani, che sanno naturalmente ricercarlo e praticarlo. Questa attitudine riconosciuta anche all’esterno, pur se fortemente attaccata dal vivere attuale, va protetta e valorizzata, perchè si traduce in serenità e procura un bagaglio di energie e stati d’animo meglio idoneo ad affrontare le avversità del quotidiano.
Si può fare molto per far sentire bene la gente con sè stessa e nel contesto ambientale e sociale con cui si relaziona. Il benessere fisico e mentale richiede bellezza, armonia, pulizia, decoro, strutture e modi di cura di sé, occasioni di crescita e svago, di contatto con l’arte in tutte le sue espressioni. Occorre maggiore coscienza dell'importanza che il piacere riveste nella vita di tutti e del ritorno di positività che ne deriva.
La piacevolezza del vivere deve connotare la Provincia reggiana per chi la abita, ma anche per chi la frequenta e chi si vuole venga a visitarla, come altra connotazione del marchio Reggio Emilia. In quest’ottica vanno intraprese iniziative che mettano in collegamento sinergico librerie, biblioteche, aziende, sport, luoghi di svago e teatri, artisti reggiani e amici di Reggio, perché il tempo libero sia momento di crescita individuale e collettiva, di consapevolezza di sé e della comunità in cui si vive, di salute fisica e mentale, spirito per nuove idee ed alimento per un tessuto economico e sociale coeso,
reattivo, fantasioso.
F - Vanno miratamente sostenute l'agricoltura e la zootecnia. Il settore non è oggetto di una crisi congiunturale o ciclica, ma strutturale e ciò impone il superamento di carenze di progettazione del territorio ed organizzative nella fase di commercializzazione. L'agricoltura necessita di spazi meno frazionati, di un Piano di tutela delle Acque strutturale che garantisca i bacini di accumulo per l’immagazzinamento della risorsa, ancorché a basso impatto ambientale, di sostegni economici e non che spingano i giovani ad occuparsi del loro territorio. Sarebbe un gran successo se venissero aperte nuove aziende agricole. Va promossa un'agricoltura che preservi le specie autoctone e l'ambiente, la biodiversità. Avere un'agricoltura locale serve anche a facilitare una maggiore consapevolezza del valore della salute alimentare e ad innescare un processo virtuoso di vicinanza, partecipazione, controllo e fiducia fra il consumatore ed il produttore.
Vanno reperiti nuovi spazi di mercato e nuove modalità di commercializzazione, a partire dal territorio e dai suoi centri d'acquisto. In questa prospettiva vanno privilegiate le scelte d'acquisto di vicinanza, vuoi facendone una regola nel pubblico (asili, scuole, università, ricoveri, centri diurni, ospedali, mense in genere), vuoi studiando sistemi di incentivazione a tale scelta da parte di soggetti privati (mense aziendali, imprese di ristorazione e catering, ecc.).
Quanto sopra non ci esime dall'impegno di una riconversione dell'economia reggiana che, dal lato industriale, dovrebbe puntare maggiormente sui prodotti che offrono maggiore valore aggiunto, ovvero su beni di nicchia o ad alta tecnologia.
Farmaceutico, medicale, meccatronica in testa.
Si dovrebbe favorire l’abbandono dei settori a basso contenuto tecnologico a favore della intrapresa negli strumenti di innovazione.
Occorre una riconversione che dia maggiore spazio alla cultura, al territorio, al turismo, ma anche a forme di attività intellettuale che rispondono a nuova domanda connessa all'information technology.
G - Sarebbe errato destinare spiccioli a pioggia alle famiglie, mentre è corretto alleggerire i costi di certi servizi essenziali alle famiglie, quali asili, istruzione, assistenza agli anziani, trasporti. Prima ancora occorre dare servizi per la cura dei bambini e degli anziani a costi e con modalità accessibili, in modo da non costringere le donne ad una vita troppo sacrificata e a decisioni penalizzanti per la vita lavorativa, la carriera, la vita di relazione. Queste problematiche non attengono solo ai diritti della persona costituzionalmente garantiti, all'uguaglianza, alla libera determinazione del proprio essere e della propria vita, alla definizione della propria identità, ma incidono in modo significativo sulla vita economica a sociale di una comunità che, in difetto di soluzioni, é destinata ad impoverirsi di risorse importanti. La donna é portatrice di pensiero divergente, é soggetto di cambiamenti, di sviluppo della comunità, del rispetto dei diritti e della democrazia.
La sua presenza nelle attività sociali, culturali ed economiche deve essere messa al centro di una politica di pari opportunità sostanziali per il bene di tutti e per lo sviluppo di questa provincia.
H - Ci ispira la consapevolezza che il pensiero unico non sia volano di sviluppo. E' da punti di vista e sensibilità non coincidenti che si innesca la curiosità, il dialogo, un proficuo confronto. Inoltre é spesso da angolazioni differenti che si trova la soluzione a problemi che non si riesce da soli a risolvere. Non é un caso che società multiculturali siano spesso citate come esempi di vivacità intellettuale ed economica.
Abbiamo bisogno di aprirci al mondo per portare una nuova Reggio al mondo. A Reggio v’è già una rappresentanza significativa di parte delle culture mondiali. Questi cittadini costituiscono per Reggio risorse che sarebbe un grande torto sprecare. Occorre creare le condizioni perché esprimano la loro identità a Reggio, arricchendone così il sapere, la cultura, la storia, l’energia.
La nostra deve essere una politica inclusiva, ma nel rispetto delle regole, della responsabilità e della fedeltà alla nazione, alla civiltà ed al territorio che ospita. Solo così si potrà preservare l'identità reggiana, perpetrandone il modus operandi, la franchezza e l'onestà che ci contraddistinguono, la fratellanza ed il senso di responsabilità individuale nella
costruzione del bene comune.
Agire fermamente in questa direzione significa far emergere le potenzialità portate dai tanti immigrati e dal loro incontro, legarsi fortemente ai già tanti giovani nati e cresciuti a Reggio, che vedono nella nostra città la loro città ed il loro futuro stabile.
Occorre affiancare ad iniziative che celebrano la tradizione, altre che marchino nuove esperienze e che diano il senso del cambiamento e di una identità più recente ed in cammino, al fine di creare un ponte fra le diverse culture ed al contempo per agevolarne il progressivo avvicinamento. Solo attraverso una nuova condivisa identità collettiva é possibile creare una civiltà attuale e cosciente di sé, capace di far evolvere nel futuro il “modello emiliano“.
I - La Provincia di Reggio Emilia non si esaurisce nel suo capoluogo. La valorizzazione del territorio e del paesaggio dell’intera provincia é fonte non soltanto di sostenibilità ambientale e di salubrità, ma anche strumento economico. Un piano strategico per l'Enza, la Biennale del Paesaggio, i piani di distretto, sono fra le misure che possono concretizzare questi obiettivi; nella zona appenninica l'Ente Parco può costituire una grande opportunità per il turismo, che va sostenuto con la valorizzazione e tutela dei prodotti locali, delle risorse naturali (fonti termali, percorsi montani), azioni di sostegno a strutture ricettive ed attività economiche di supporto (ristoranti, stazioni sciistiche o sportive in genere, zone di pesca e di caccia). Accanto a ciò, sarebbe auspicabile si prosegua e potenzi una coraggiosa e qualificante pianificazione corale della mobilità, commercio, aria, acqua, rifiuti ecc..
L - Le nuove tecnologie possono supportare meccanismi di partecipazione e crescita che coinvolgono giovani, disoccupati, emigrati, precari, handicappati, disagiati e possono aiutare zone geograficamente svantaggiate, mantenendo in esse il capitale umano. E’ ancora possibile inventarsi modelli di business innovativi, nuovi prodotti e nuovi servizi, ma bisogna accettare il nuovo e non averne paura, accettare che occorre: studiare e prepararsi, accettare di rischiare, promuovere la cultura e la cultura di impresa, aiutare le aziende di giovani a nascere e a crescere.
In tante città ci sono programmi di enti locali che supportano le giovani imprese nascenti in questo settore, mettendo a disposizione dei progetti migliori strutture e servizi di base , con impegni di spesa bassissimi ma con ottimi risultati.
Tutte le azioni andranno realizzate seguendo le direzione indicata dalla Regione. Il Piano telematico regionale prevede la creazione della Società dell’Informazione (SI) che viene vista come luogo per realizzare delle politiche industriali del settore. Rappresenta un’opportunità, poiché promuove una struttura “leggera” che si pone come mediatore tra gli enti ed il mercato, garantendo visione e strategia alla proprietà e selezionando sul mercato la miglior soluzione, il miglior fornitore, andando così, di fatto, a divenire un luogo dove realizzare una politica industriale del settore a livello regionale.
La Società dell’Informazione regionale deve, per potere essere strumento di crescita complessiva del territorio, indirizzare e selezionare la domanda, equilibrare il sistema dei fornitori locali e restare confinata nel perimetro territoriale di competenza.
Non dimentichiamoci poi che la nostra utility è proprietaria di diverse aziende che si occupano di it e tlc e che operano con alterne fortune. La loro missione non appare all’esterno chiara. Sarebbe opportuno un deciso intervento del livello politico, che ne riconosca l’importanza e che eviti errori nella strategia della loro conduzione lasciata per il momento, almeno all’apparenza, alla volontà dei 1singoli e non soggetta ad un disegno definito e discusso. Disegno che dovrà essere pensato in accordo con il mutante quadro regionale.
6. Politiche in materia energetica.
E’ un’emergenza e Reggio deve muoversi decisamente su due fronti: - la riconversione degli immobili, delle aziende, del parco macchine e degli apparecchi in genere a
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Lepida e ADSL (Banda larga ,tipologie di comunicazione), e-Government CN-ER (Community Network Emilia Romagna), SIA (Sistema Informatico Associato), RIUSO (progetto di utilizzo di sistemi già usati), convenzione Media Library Provinciale (convenzione tra uffici biblioteche), comunicazioni web, Business intelligence, firma digitale, posta elettronica certificata, nuove procedure di protocollo, progetto UMA (Utenti Macchine Agricole), liquidazione elettronica, sistemi informativi Lavoro e Ambiente.
favore di soluzioni a basso consumo ed a forte capacità di produzione e/o conservazione di energia per un utilizzo proprio e per la cessione in rete del sovrappiù; - l'adozione di politiche tese a favorire l'utilizzo di energie pulite ed all'accelerazione del processo di allestimento di reti strutturali e soluzioni tecniche, per prepararsi al superamento della civiltà dei combustibili fossili a favore delle energie rinnovabili, quanto più possibile localmente reperibili, della autonomia energetica e di soluzioni attente al risparmio, alla produzione diffusa e conservazione di energia.
Le due azioni sopra delineate devono impegnare l'amministrazione: 1) in azioni per favorire una nuova economia che dia risposte concrete a tali obiettivi e sia a sua volta basata su un diverso motore energetico;
2) nell’elaborazione di obiettivi da tradursi in valori concreti (es. quanti Mw elettrici da fonti rinnovabili, quali la geotermia, l‘energia solare, l‘energia idrogeologica e biomasse); 3) nel favorire l'innovazione, entrando stabilmente a fare parte di una rete di condivisione delle informazioni e di sperimentazione;
4) nel promuovere il coinvolgimento e la responsabilizzazione di Enti pubblici territoriali, Università e Centri di ricerca, quali Reggio Innovazione, e mondo dell'imprenditoria, insieme a forme di consorzi di utenti/produttori organizzate su base territoriale a seconda di logiche di organizzazione energetica. 5) ad informare l’utenza sulle opportunità di risparmio energetico e di produzione/scambio di energia; 6) a concedere incentivi selettivi e non a pioggia (sgravi fiscali introdotti dall’ultima legge finanziaria di Prodi, finanziamenti a tasso zero o a fondo perduto come da iniziativa Francese appena deliberata) per gli utenti virtuosi e, all'opposto, forme di penalizzazione per gli operatori e gli utenti non virtuosi; 7) a privilegiare forme di edilizia avanzata con soluzioni bioclimatiche che concilino efficienza energetica, governo delle risorse a basso consumo, produzione e conservazione; 8) ad agevolare soluzioni industriali che optino per l'innovazione tecnologica al servizio della cogenerazione di energia e la messa in rete in uno scambio continuo e organizzato di risorse energetiche condivise con la comunità locale;
9) ad incentivare l’autogenerazione di energia.
"Reggio ringrazia" può essere lo slogan di questa campagna. Alla parola costi occorre sostituire la parola investimenti. Quella della riconversione energetica, dell’adattamento degli stili di vita e delle modalità produttive è la strada obbligata per superare la grave crisi economica mondiale e per avviarsi ad un futuro sostenibile.
La riconversione ecologica delle imprese, delle altre attività e degli immobili deve essere un nostro obiettivo primario.
Capitolo a parte necessitano le grandi opere, quali l’inceneritore, l’avvio del quale, impregiudicato l’impegno a ridurre drasticamente i rifiuti, anche al di sotto degli obiettivi europei, dovrebbe avvenire solo se comunque economicamente giustificato e se in un ambito di area vasta non vi siano soluzioni alternative.
7. Politica del Territorio
7.1 - Politica urbanistica e del territorio
Alcuni dati noti da cui partire: siamo oltre 500.000 abitanti in provincia; abbiamo un numero elevato di mezzi immatricolati; l’uso del suolo è diffuso e frammentato; il territorio è attrattivo per immigrazione interna ed esterna; c’è alta natalità principalmente dovuta a famiglie immigrate; vi è un progressivo aumento della percentuale della popolazione anziana, over 65 e over 75. L’immigrazione è raddoppiata in poco più di 5 anni e, quindi, la crescita esponenziale della popolazione con la conseguente richiesta di alloggi ha condotto ad un elevato consumo di suolo, a discapito dell’agricoltura e dell’armonia del paesaggio, ed una dispersione urbana e sociale. Ai fenomeni d’insostenibilità ambientale, sociale ed economica si sono sommate nuove paure e scarsa fiducia nel futuro, il che costituisce una fonte di malessere ed un freno all’intraprendenza. Le tendenze in atto non vanno assecondate, bensì gestite ed in molti casi contrastate con politiche lungimiranti. Non si vuole porre un limite tout court allo sviluppo, ma si dovrà trattare di un modello nuovo di sviluppo, che ponga la sostenibilità e qualità ambientale al centro delle proprie scelte, affinché i consumi tengano conto del limite delle risorse disponibili, della loro importanza al pari dello sviluppo per l’economia ed il benessere delle generazioni odierne e di quelle future.
L’urbanistica va pensata avendo a mente l‘impatto sulla mobilità; una città più compatta che favorisca un modo diverso di muoversi. E’ necessario contenere la tendenza registrata in questi anni alla dispersione urbana, tanto in zona agricola, quanto per le attività produttive. Basta villaggi in zona agricola e basta insediamenti lungo l’asse della Via Emilia.
Il PSC del capoluogo, affiancato dal recente Piano del verde, amplia le tutele, indica sette possibili nuove aree boscate e la messa a dimora di 300.000 nuove piante; la creazione di corridoi verdi e la valorizzazione dei cunei verdi che si innestano nel tessuto urbano. Un paesaggio riconoscibile e nuova vita ai principali corsi d’acqua con la creazione di reti ecologiche lungo il Modolena, il Rodano, il Crostoso che favoriranno la creazione di una cintura verde per la città. Ciò che è necessario ancor prima di una riprecisazione di obiettivi programmatici di settore, è un riposizionamento della sostenibilità e dell’ambiente nelle gerarchie di valore e nelle sedi di governo generale. Contemporaneamente anche ciò va portato nella iniziativa politica di coinvolgimento e partecipazione popolare, cosa che per un partito politico come il PD non è meno importante dell’azione di governo.
Sino ad oggi le politiche ambientali sono state forti laddove (servizi ambientali, acqua e rifiuti) hanno potuto proporsi come diretto supporto alla crescita economica, mentre più deboli sono state in quanto elemento di valore e qualità del territorio, inteso come risorsa finita, bene comune e ambiente naturale e umano.
Eppure nonostante la crisi gravissima in atto, e a maggior ragione proprio per la profondità delle cause che l’hanno determinata, la qualità ambientale tende a diventare non solo la cornice entro la quale si colloca la dinamica dello sviluppo, ma uno dei fattori decisivi della innovazione e in definitiva della competitività del territorio.
Per invertire la tendenza al crescente deficit ambientale serve l’integrazione orizzontale delle politiche. Bisogna riconoscere che il problema irrisolto si situa a livello politico istituzionale prima ancora che programmatico e di gestione. Le istituzioni della democrazia partecipativa e maggioritaria non sono un problema per l’ambiente. Al contrario sono l’unica leva che può battere interessi economici molto forti e resistenti.
Il risanamento e la riqualificazione non possono che essere frutto di un impegno pluriennale permanente e verificato di continuo su basi chiare e trasparenti di bilancio ambientale e territoriale collegato ad ogni annualità del bilancio finanziario e monetario approvato, verificato e gestito da ogni comune provincia e regione.
Gli impegni verso la sostenibilità si possono riassumere nei seguenti punti: 1) Un ribaltamento congiunto e contestuale delle politiche urbanistiche e delle fiscalità ad esse collegate: passando dal “pianificare l’espansione” al “pianificare tetti e limiti dell’espansione. 2) Una crescita delle aree produttive/ industriali parametrata, con opportuni e differenti coefficienti, alla crescita programmata della produzione dell’occupazione e dell’export. 3) Una selezione e una rigorosa scala di priorità sulle infrastrutture, secondo criteri di qualità documentati con indicatori condivisi e trasparenti, per una innovazione strategica della mobilità – a partire dall’intermodalità soprattutto per le merci. Una intermodalità vera deve partire dalla realizzazione di grandi gangli delle intermodalità interne. La salvaguardia degli spazi verdi e degli spazi agricoli liberi tra i diversi centri e città 3) Un bosco vero in ogni comune
4) Un parco in ogni asta fluviale (Secchia, Enza, Crostolo)
Le città sono un insieme complesso di funzioni, ma soprattutto di relazioni. L’urbanistica deve assumere le emergenze sociali per contribuire a mantenere alti i livelli di solidarietà, promuovere l’edilizia residenziale e sociale, consolidare o ricostruire centralità urbane, ricostruire identità e vivibilità dei luoghi per allontanare i rischi di marginalizzazione e ghettizzazione. Occorre rafforzare la città pubblica, gli spazi aperti e di connessione, il verde pubblico ed i luoghi dedicati ai servizi pubblici (scuole, palestre e centri sociali), quali luoghi del confronto e dello scambio. La direzione intrapresa per il Centro storico, con gli interventi di riqualificazione urbana del sistema delle piazze e di strade significative e di diversi complessi storici, va diffusa con l’estensione dell’effetto città ai quartieri, alle ville, ricucendo e rivitalizzando gli spazi. Le vie di quartiere vanno rivitalizzate, rese accoglienti e con servizi sia commerciali che di relazione. Sottoscriviamo politiche che interrompano l’estensione orizzontale delle città e che privilegino una
loro trasformazione, rinnovamento, riqualificazione, ammodernamento con soluzioni tecnologiche, di viabilità e di modelli abitativi nuovi.
Reggio e la sua provincia devono pensare al proprio territorio anche contestualizzandolo rispetto alla regione, alle regioni vicine ed ai collegamenti alle reti di trasporto europee. L’arrivo dell’Alta Velocità, che cambia distanze e prospettive, con a Reggio l’unica fermata in linea tra Milano e Bologna, non è cosa di poco conto. Deve indurre a ripensare la città, i suoi confini e le sue porte di accesso per valorizzare questa opportunità. La zona nord dev’essere all’altezza del ruolo di nuova porta di accesso alla nostra comunità. La stazione medio padana deve inoltre indurre a riconsiderare il ruolo di Reggio Emilia come parte qualificante della rete di trasporti, come snodo e come meta di arrivo. In questa direzione vanno il completamento delle tangenziali ed il recente accordo tra i Presidenti delle provincie di Reggio e Massa Carrara per il traforo del Cerreto. Occorre accelerare, anche con le provincie limitrofe, la definizione e la cantierizzazione della via Emilia Bis. Le garanzie di un sistema razionale ed efficiente devono venire anche dalla ferrovia integrata con i trasporti pubblici su gomma. Le metropolitane di superficie non sono ulteriormente rinviabili.
Altra conseguenza di rilievo della nuova stazione ferroviaria e del sistema di viabilità in genere è data dal fatto che i beni storici e culturali, l’università, i servizi sanitari, l’industria, le località turistiche della nostra città e della nostra provincia divengono maggiormente accessibili. E viceversa, da Reggio sarà possibile raggiungere in modo facile e breve altri luoghi di lavoro, di studio, di svago. Cresceranno le relazioni tra i territori limitrofi ed i principali centri economici del paese, in primis Milano, ragion per cui occorre richiedere alla regione che i piani territoriali razionalizzino e potenzino l‘accesso da e per le strutture esistenti, quali gli aeroporti. Serve un salto culturale per rappresentare con efficacia sul piano nazionale ed internazionale la provincia di Reggio Emilia come sistema economico, sociale ed ambientale fortemente integrato. La nostra deve diventare una città-sistema, parte di una coalizione di città e territori che costituiranno sempre più una piattaforma logistica europea posizionata all’incrocio tra l’A1, la Brennero, l’Auto-Cisa e la fermata in linea Medio padana della ferrovia ad Alta velocità, ulteriormente rafforzata dalle previsioni sulla via Emilia bis, il sistema Tirreno-Brennero stradale e ferroviario.
7.2 - Politica abitativa
Deve trovare spazio una nuova architettura per gli studenti, per i giovani e per gli anziani. Occorre agevolare il mercato delle locazioni, per poter utilizzare le molte abitazioni sfitte sul territorio. Si sollecita una nuova cultura dell’abitare la propria casa, la città e il territorio; una nuova cultura dal progetto in grado di coniugare urbanistica, architettura, tecnologia e ambiente. La svolta energetica e la qualificazione dei processi edilizi sono alcune delle innovazioni del PSC, ma andranno accentuate. L’esperienza reggiana di “Ecoabita” sull’efficienza energetica e la certificazione degli edifici dimostra che è possibile dimezzare i consumi energetici degli edifici e aprire il campo al risparmio idrico, alla domotica, al migliore governo del ciclo dei rifiuti, ai nuovi materiali e alle fonti alternative.
8. Formazione.
Occorre:
a) rendere accessibili (logisticamente, come costi, come facilità di ammissione, come orari) al maggior numero di famiglie i servizi per bambini da zero a sei anni, sia per l’avvio del loro processo formativo, sia per consentire l’attività lavorativa dei genitori; esigenze queste che si accrescono in presenza dell’attuale crisi, che potrebbe indurre i genitori a tenere a casa i figli per risparmiare; b) migliorare la formazione in età scolare, soprattutto per le medie inferiori e superiori e cominciare da lì la formazione del cittadino reggiano;
c) curare maggiormente, con la collaborazione delle cooperative sociali e dell‘associazionismo in campo sportivo e culturale, gli spazi di formazione extrascolastici, preoccupandosi anche dei servizi di accompagnamento, di mobilità e di accessibilità di quartiere; d) stabilire accordi con l’università, perché si sviluppi ed innervi in modo consono alle strategie del territorio ed ai suoi bisogni, perché privilegi criteri premiali e di efficienza, perché si apra alla cittadinanza.
La scuola va vista come il più importante tra gli investimenti e la migliore delle opportunità di sviluppo per il territorio.
La formazione, la conoscenza, il lavorare insieme, l’integrazione passano da qui, sapendo che il ritorno è più che proporzionale a quanto investito.
Proprio per questo, ad onta delle restrizioni determinate dalle scelte governative, occorre cercare di mantenere alto il livello qualitativo delle scuole e di promuovere una politica di supporto, accompagnamento, personalizzazione dell’insegnamento, allestendo nelle scuole un sistema di aiuti per recuperare e/o potenziare le conoscenze, abilità, competenze e saperi. Si debbono creare le condizioni perché la scuola non vada a due velocità, perché l'immigrazione sia vissuta a pieno titolo come risorsa, prevenendo situazioni di disagio da parte di chi ha difficoltà linguistiche e di malcontento da parte di chi ritiene di subire rallentamenti. I servizi per la intercultura Prometeo ed il Centro Servizi per l’Integrazione possono svolgere un ruolo importante, ma vanno coadiuvati da soluzioni di welfare aggiuntivo. L’integrazione inizia dalla scuola ed è qui che occorre dare il massimo per portare soggetti che partono da livelli diversi di conoscenza linguistica e di preparazione ad una uguaglianza sostanziale delle opportunità.
L’istruzione e la formazione degli adolescenti deve essere vista come un diritto e come un dovere da tutti sia dai giovani, sia dai genitori, che dagli enti. In quest'ottica si deve pretendere da tutti un alto ed utile livello del servizio ed una frequentazione seria e responsabile.
Occorre riorganizzare l’offerta formativa, ripensare e valorizzare gli istituti professionali in ragione di una più approfondita cultura generale, che qualifica la persona e le dà strumenti di affermazione sociale, per prevedere poi una formazione specialistica in progress sul piano tecnico anche in azienda. Al contempo l'offerta formativa va innovata, rendendola più avanzata nei settori tipicamente legati all'economia esistente (quali la meccatronica, l'informatica e l'elettronica) ed accrescendola delle competenze necessarie per dare strumenti ai giovani rispetto a quei settori di nicchia o a più alto valore aggiunto.
Occorre favorire le occasioni di approfondimento, confronto e ricerca sull’educazione, la formazione, la genitorialità e la multiculturalità.
Il Centro Internazionale “Loris Malaguzzi” può essere un buon incubatore delle iniziative ed al contempo ne si può accrescere le funzioni, facendolo divenire il luogo ed il marchio di tutta la formazione reggiana prescolare e scolare.
c) I servizi pre-scolastici ed extrascolastici devono essere valorizzati per facilitare e sostenere i percorsi scolastici e di inserimento dei nuovi cittadini In ogni caso occorre agevolare la partecipazione delle famiglie, perché questo consente di: - lavorare sulla formazione genitoriale e di coppia, - prevenire o calmierare disagi potenzialmente dannosi; - rafforzare l’inclusione e la coesione sociale;
- migliorare l’integrazione;
- proporre iniziative di social network che tendano alla responsabilizzazione di singoli ed alla risposta di gruppo ai bisogni di cittadinanza con strumenti di welfare dal basso, da mettere in rete.
Occorre incrementare le materie formative con:
- momenti di apprendimento di storia, lingua e culture con le quali il cittadino reggiano è chiamato a confrontarsi;
- momenti di formazione sentimentale, sessuale e di relazioni in genere, onde favorire una maturazione dell’individuo equilibrata, diffondere una cultura del rispetto dell’altro ed una piena coscienza della complessità dei rapporti di coppia e sociali, prevenendo pericolosi fenomeni di disagio, di rifiuto dell’alterità e di discriminazione.
Occorre aumentare le ore in cui la scuola rimane aperta, rendendola accessibile anche per attività di formazione extrascolastica e per momenti di convivialità dei genitori.
Occorre studiare sistemi di accoglienza per i giovani in età adolescenziale e di quelli che frequentano le superiori, con progetti diversificati al fine di prevenire fenomeni di isolamento o, peggio, di devianza.
Occorre ripensare con decisione e subito all’edilizia scolastica per: - una maggiore e migliore fruizione nell’arco della giornata e della settimana dei locali, anche in ore extrascolastiche;
- dare agli studenti la responsabilità maggiore dei loro ambienti, ciò anche per creare senso di appartenenza.
- creare campus educativi sul territorio, capaci di ospitare molti studenti di diverse scuole, con biblioteche, servizi mensa, palestre, laboratori;
- creare un polo tecnico professionale per giovani dai 15 ai 19 anni, sempre dotato di biblioteche, servizi mensa, palestre, laboratori, luoghi di studio e di permanenza.
Va migliorato l’avvicinamento delle imprese alle scuole e viceversa, i tirocini, i percorsi formativi e gli accrediti in previsione della futura stabile attività lavorativa.
d) Quanto all’Università, andrà definito col Rettore un rinnovato “Accordo di Programma” avendo a mente che l'Università deve:
- contribuire allo sviluppo del territorio, il che significa tra l'altro che deve rispondere alle sue esigenze, valorizzare le eccellenze che lo rendono riconoscibile all'esterno, offrire servizi ed integrarsi col sistema formativo, culturale ed economico locale, come pure agire da catalizzatore di interesse e risorse nell'ambito di strategie condivise con le amministrazioni locali e con le associazioni rappresentative di tutte le categorie economiche (professionisti, artigiani, agricoltori e imprenditori); - premiare il merito in tutte le fasi di funzionamento, sia rispetto al corpo docente, che rispetto ai fruitori del servizio;
- aprirsi a funzioni non prettamente o esclusivamente legate alla funzione primaria di conseguimento della laurea, quali corsi di specializzazione aperti a lavoratori o seminari pubblici su temi di interesse per non iscritti;
- valorizzare la ricerca ed internazionalizzarsi nei contenuti, nel funzionamento (ad esempio tramite convenzioni di reciprocità con atenei esteri o atenei Italiani di respiro più internazionale), nei docenti, nell'offerta didattica e di accoglienza al fine di elevare il livello di elaborazione e diffusione del sapere, attrarre frequentatori stranieri che possano stabilirsi in città, contribuendo così ad una politica di immigrazione selettiva, incentivare il rientro in Italia di “cervelli” attualmente impiegati all'estero.
In questo spirito e con questi presupposti vanno avviate o completate le seguenti iniziative: - nuova facoltà e corso di laurea in ingegneria energetica; - rilancio della facoltà di agraria e dell’Istituto zoo profilattico, con anche i necessari investimenti immobiliari per i laboratori;
- avvio di sinergie e collaborazioni con l’Autority per l’alimentazione, col Ministero dell’Agricoltura, con le scuole alberghiere e di ristorazione, con le realtà private, associative e non; - completamento Chiostri S. Pietro e delle segreterie; - stralcio Piano di Riqualificazione del S. Lazzaro (con metropolitana di superficie, parcheggi, ciclabili, viali, verde, illuminazione, zone aperte alla città), recupero del Padiglione Vittorio Marchi (alloggi, mensa, servizi, sede C.R.P.A. e spazi Camera di Commercio) e residenze per studenti e docenti;
- creazione di tecnopoli, di Incubatori di imprese;
- previsione di strumenti di raccordo costanti con operatori economici e commerciali per servizi rivolti all’università e per domande di servizi all‘università.
9. Cultura
Occorre dare maggiore slancio alle attività culturali attraverso un modello di sviluppo che valorizzi le testimonianze esistenti e crei le condizioni per uno sviluppo quanto più libero delle potenzialità locali, anche guardando alla cultura non solo come elemento di arricchimento personale o di semplice svago, ma come fonte economica. Occorre, quindi, pensare alla cultura come un'occasione per le nuove generazioni di esprimersi, ma anche di ricavarne una possibilità di lavoro.
A - Va riscoperta e valorizzata la nostra storia. La memoria e l'identità sono da considerarsi come fattori di crescita culturale da consolidare con l’apporto dei diversi istituti di ricerca storica, delle associazioni e dei gruppi museali.
La memoria e l'identità sono da considerarsi e da trattarsi come fattori di crescita culturale che si consolidano con l’apporto dei diversi istituti di ricerca storica, delle associazioni e dei gruppi museali che valorizzano il nostro patrimonio archivistico, bibliografico e storico. Occorre sostenere l'attività di esperienze quali quella di Istoreco e potenziarne la capacità di intervento nell'ambito di un più consapevole progetto di raccolta delle testimonianze storiche della nostra popolazione e del nostro territorio anche oltre l'epoca delle due guerre, della resistenza e della ricostruzione.
La memoria del ‘900 deve assurgere a tema culturale di primaria importanza, sia in modo strutturale, che nell’ideazione degli eventi.
Occorre allestire un vero e proprio Sistema della Memoria del territorio e dei Reggiani ed un censimento delle opere d’arte e storiche facilmente consultabile. Alla mappatura, archiviazione e musealizzazione vanno continuamente affiancate iniziative celebrative, di valorizzazione e di richiamo. Va pensata l’istituzione di una regia unitaria per guidare la strategia culturale del nostro territorio.
Occorre al contempo organizzare un sistema museale organizzato per temi, ove le varie sedi siano tra loro collegate per continui rimandi e che possa contare su di un museo di riepilogo, una sorta di primo infopoint, che sommarizza e che indirizza ai percorsi tematici, così che il turista e l'utente in genere siano accolti e presi per mano.
Il territorio provinciale ha in sé importanti testimonianze storiche ed architettoniche ed é stato la culla di tanti fenomeni culturali.
Occorre investire in un sistema che diffonda in modo approfondito la conoscenza del territorio e delle risorse culturali della provincia da parte di chi la abita, degli stranieri che vengono a risiedervi o da coloro che potrebbero essere interessati a farvi visita. Occorre allestire un sistema di censimento facilmente consultabile che raggiunga il cittadino e contemporaneamente occorre valorizzare il luoghi e la storia, anche nell'ambito di progetti d'area vasta che coinvolgano più Provincie o comuni limitrofi geograficamente o culturalmente.
Alla mappatura, archiviazione e musealizzazione occorre affiancare iniziative celebrative, di valorizzazione e di richiamo in genere.
L'esperienza recente dedicata alla riscoperta di Matilde di Canossa ne é un esempio, che deve insegnarci molto, posto che si é arrivati a ciò dopo avere preso coscienza che la figura e la vicenda di questa donna erano più conosciute all'estero che qui da noi. Ma della riscoperta di esperienze umane importanti della nostra provincia ci parla ed insegna anche il Premio Borciani.
La vicenda umana ed artistica di Borciani e del quartetto ha raccolto intorno a Reggio Emilia ed al suo teatro la dedizione, l'entusiasmo e la freschezza di giovani artisti provenienti da ogni dove, che hanno "spruzzato" nei cortili, nelle sale e sulla gente una polvere magica di coinvolgimento. Tanto ancora può essere fatto, se solo si pensa che anche un artista canoro come Ferruccio Tagliavini é ricordato in un festival che si tiene ogni anno all’estero, della durata di una settimana, ma solo di recente é stato ricordato nella sua Reggio.
Cultura é conoscenza delle proprie radici, é conoscenza, é esperienza artistica; cultura é l'apporto di ciò che non crediamo ci appartenga, cultura é l'incessante divenire del pensiero e delle sue espressioni. La cultura eleva il nostro spirito, ci da la percezione di una maggiore consapevolezza di ciò che siamo e del perché del nostro esistere quotidiano, la cultura ci mette in contatto con innumerevoli fonti di stimolo intellettuale ed emozionale ed é quindi volano di miglioramento individuale e sviluppo collettivo.
Come dice Cerami, occorre aprire tutti gli spazi possibili al racconto della contemporaneità, alla narrazione e alla lingua dell’oggi, senza trascurare l’importanza della grande arte testamentaria dei grandi del passato e dei classici.
B - In larga parte connessa alla valorizzazione della nostra storia é la promozione e valorizzazione delle aree urbane e del territorio più esteso, anche con progetti di area vasta. La ristrutturazione di palazzi, cortili e piazze, la valorizzazione del Parco e dei territori del Crinale, il progetto “Cultura e Palazzi”, ne sono esemplificazioni. Occorre procedere in questo senso anche con iniziative dinamiche. La sinergia e la reciproca valorizzazione che possono nascere dal binomio sport e turismo (quali le esperienze della 4^ olimpiade del Tricolore) e dal binomio valorizzazione dei prodotti tipici conoscenza dei luoghi d'origine e turismo culinario, possono costituire un utile spunto su cui lavorare. Altrettanto a dirsi di quella cura e valorizzazione del territorio che passa per l'istituzione ed il funzionamento di parchi, ma anche per la gestione faunistico-venatoria. Occorre concertare con tutti i portatori di interesse le soluzioni in grado di: - garantire alle zone di Parco l'autosufficienza economica e di relazioni sociali di chi vi abita o vi presta attività, organizzandovi percorsi, autorizzando strutture, collocandoli in circuiti internazionali di rilevo;
- far decollare una caccia di livello (per esempio considerando l’estensione dei territori e servizi utili) a che possa rappresentare per le nostre aree montane e collinari anche un utile sbocco economico e di attrazione turistica;
- garantire la conservazione della fauna, degli ecosistemi e la tutela delle biodiversità; - garantire il tessuto produttivo agricolo prevenendo i danni e rivedendo il sistema di quantificazione e risarcimento dei danni e di eventuali ripristini ambientali. - valorizzare le peculiarità della montagna e delle zone lungo il Po.
C - Proposte per le attività culturali
Tutto il Paese vive una stasi di produzioni culturali, la crisi maggiore si risente nelle città di provincia. Reggio ha vissuto una buona stagione culturale negli anni ’70. A quell’epoca era una città molto aperta e le cose venivano discusse pubblicamente, dando vita ad un dibattito culturale costruttivo (un esempio fu la legge Basaglia). Occorre affrontare un rischio di avvitamento, di reticenze o vere e proprie resistenze verso tutto ciò che Reggio non avverte come proprio, verso tutto ciò che già non conosce. Così facendo Reggio non coglierebbe le potenzialità delle imprese culturali locali, per non parlare del fatto che è poco recettiva rispetto ad echi lontani.
Il rischio è di percorre solo strade più o meno collaudate che non sanno rinnovare il pubblico.
Fare cultura significa utilizzare i nuovi linguaggi eco di una società in mutamento vertiginoso sia dal punto di vista tecnologico che sociale, occorre essere coscienti che il diritto di conoscenza e di crescita intellettuale dei cittadini dei giovani è ineluttabile.
Una città di provincia che sta subendo un profondo mutamento sociale dovuto ad una crescita demografica conseguente all’immigrazione, dove le nuove generazioni frequentano ambienti scolastici multi etnici, non per esempio esimersi dal proporre processi culturali che rispecchino tale mutamento.
Per evitare una verticalizzazione delle proposte culturali scollegate tra di loro, occorre l’ascolto delle proposte del territorio, la ricerca dei nuovi linguaggi, la multidisciplinarietà e non ultimo il collegamento con le realtà produttive del territorio.
Altro punto focale sono le economie territoriali: la cultura deve saper creare anche indotto sul territorio, deve coinvolgere i commercianti, ma anche le imprese, con le quali creare sinergie costruttive.
La velocità della comunicazione globale crea nell’individuo una esigenza di decodifica delle informazioni che difficilmente le istituzioni riescono soddisfare;ciononostante si tratta di uno scontro che troppo spesso viene ignorato.
10. I giovani
Sui giovani si deve investire di più.
Il distretto di Reggio Emilia ha compiuto notevoli sforzi per organizzare, assieme ad educatori di alto livello ed organizzazioni del terzo settore, un sistema di pattugliamento dei quartieri volto ad
individuare condizioni di disagio e demotivazione, per poi procedere ad un coinvolgimento dei giovani in attività ludiche, culturali e sociali.
Ma ciò non basta certo, perchè occorre cercare una coniugazione più vasta e più stretta coi giovani, per comprendere ed assecondare le loro esigenze, problematiche, aspirazioni. In quest’ottica si deve lavorare per:
a) aumentare la loro consapevolezza in ordine alle capacità individuali, al contesto in cui vivono, alla composizione sociale, al loro ruolo ed agli sbocchi; b) favorire un loro impegno per il territorio, coinvolgendoli maggiormente nelle iniziative esistenti e facendo sì che se ne facciano promotori di nuove;
c) costruire le condizioni di un vivere autonomo, sia per gli aspetti economici che relazionali, fra cui: - adottare misure tese a favorire il credito ai giovani; - adottare una politica abitativa specifica per studenti, ma anche semplicemente per giovani lavoratori, singles o in coppia;
- allestire misure tese a favorire esercizi commerciali ed imprese giovanili; - agevolare la creatività giovanile, creare le condizioni perché possa esplicarsi (anche tramite spazi di prova e laboratori), darvi visibilità e sbocchi;
- allestire canali di comunicazione e raccordo con le imprese.
11. Ripensamento del Welfare
L'area dei servizi socio-assistenziali e socio-sanitari (quelli che si occupano in particolare di minori, portatori di handicap, persone con problemi psichici, tossicodipendenza) ha un significato simbolico particolarmente rilevante, perché si occupa di problemi che mettono al centro dell’agorà sociale questioni relative al senso più profondo della giustizia nella comunità locale e perchè toccano sfere così intime della vita delle persone da costituire un terreno decisivo per la definizione dei rapporti tra cittadini e istituzioni, per la costruzione (o la distruzione) di legami sociali. Ciononostante questi servizi sono sostenuti dal solo 2% della spesa nazionale per il welfare, che è assolutamente insufficiente per poterli prestare.
Da un lato si pone il problema di saper garantire il sistema di welfare consolidato e rispondere alla crescente domanda di nuovi servizi per nuovi bisogni; dall'altro, a fronte della limitatezza delle risorse aggiuntive, andranno riconsiderate le priorità d’intervento. Il rischio è quello di aver servizi anche eccellenti, destinati però a diventare una nicchia in un vasto contesto abbandonato a sè stesso.
Queste le priorità:
1) La comunità locale è chiamata a riappropriarsi del disagio iscritto nella sua convivenza, perché la delega agli specialisti del sociale non è più sostenibile sul piano finanziario; occorre certamente attivare e connettere le risorse presenti nella comunità locale, sul presupposto che i cittadini non hanno solo diritti, ma anche doveri.
2) Anche i luoghi che formano gli operatori sociali e i dirigenti (segnatamente l’Università) ed essi stessi sono chiamati ad un adattamento operativo a fronte dell’ingente trasformazione in atto. 3) Per intercettare i nuovi disagi non bastano i servizi esistenti, ma occorre attrezzare un ascolto itinerante e di tutoring in diversi luoghi ed occasioni: gli URP, i servizi sociali educativi e sanitari, i vigili urbani, gli sportelli dell'anagrafe e dei CUP, piccoli esercizi commerciali (edicole, negozi di alimentari o di abbigliamento), ecc.
4) Vi sono criticità nell’offerta dei nostri servizi territoriali, quali l’assistenza domiciliare ed i Centri diurni, che non riescono a coprire il complesso ventaglio di bisogni sempre crescenti della popolazione. Per assicurare al massimo l’intervento di sostegno, occorre creare una regia che assicuri una continua promozione di risposte personalizzate, un monitoraggio costante della situazione e dei problemi emergenti, un coordinamento “unitario” (e non per ambiti settoriali) di tutto quello che c’è in campo, una presenza tempestiva a sostegno delle emergenze. Alcune ipotesi operative:
a) incontri domiciliari di un tutoring con le famiglie di anziani non del tutto autosufficienti per calibrare un piano di assistenza familiare.
b) istituzione di sportelli con funzioni di accoglienza, informazione, orientamento, sostegno alla stipula del contratto tra famiglia e badante (funzione in genere svolta dai patronati), per raccordo tra domanda ed offerta di assistenza e per individuazione di percorsi formativi; c) previsione di incentivi economici alle famiglie;
d) interventi sul funzionamento delle Case di giorno per gli anziani, affinché possano diventare, attraverso l’apporto della comunità locale, uno spazio/risorsa in grado di ricomprendere in una logica unitaria più funzioni e attività, che possano rendere meno faticosa e pesante la vita degli anziani e delle famiglie curanti;
e) istituzione un servizio di Portineria sociale (già pensato in altre città) a cominciare da alcuni grandi caseggiati ex IACP, per il presidio della vita quotidiana delle persone più fragili, l’aiuto nelle incombenze, urgenze o necessità di costoro, il supporto relazionale e di sostegno emotivo in presenza di lutti, malattie e varie difficoltà del vivere;
f) programmazione di ricoveri di sollievo, secondo calendarizzazioni condivise, per alleviare il peso dell’assistenza degli anziani o disabili sul resto della famiglia e per consentire ad essa un recupero psico-fisico adeguato;
g) ottimizzazione delle risorse residenziali per anziani, creando gruppi con esigenze e situazioni omogenee meglio gestibili;
h) favorire risposte collettive e solidali, creando supporti di assistenza, anche in contesti informali, ai problemi della gestione dei parenti anziani (es. accordi di vicinato).
11.1 - Molta confusione attorno al terzo settore
Nell’individuazione del “terzo settore” si tende a far confusione. E' un'area definita in genere per negazione (assenza di fini di lucro, né Stato né mercato), dove vengono accomunate organizzazioni molto differenti per natura (ad esempio associazioni di volontariato e cooperative sociali, università e fondazioni) e per storia (congregazioni sorte secoli fa assieme a gruppi di volontariato nati recentemente). Andrebbe preferito il termine, più comprensibile, di "privato sociale". Una ricerca svolta nella nostra provincia ha mostrato come la contrapposizione pubblico-privato sociale sia più ideologica che reale. Infatti il privato sociale nella provincia di Reggio Emilia è forte e innovativo proprio in quei comuni dove è forte e innovativo il pubblico e viceversa. Costruire il terzo settore come soggetto sociale significa produrre integrazione non solo al suo interno, ma anche verso le zone esterne più contigue, come ad esempio i servizi sociali, i sindacati, le imprese. E’ ciò che ci si propone di fare.
11.2 Il rischio di smantellamento del welfare
Il quadro proposto dalla Legge De Lorenzo delinea la progressiva contrazione dei servizi sociali e la tendenza all'affidamento di questi ultimi al privato sociale. E’ una visione miope, concentrata solo su ragioni di bilancio, ma neppure si può sostenere che certi servizi debbono essere solo appannaggio pubblico.
Il sistema misto ed in rete, con una regia pubblica e criteri ragionevoli di funzionamento e di standard qualitativi che siano davvero indice di necessità personalizzate, uniti ad un controllo rigoroso va nella direzione auspicata.
I servizi di welfare (specie quelli sociosanitari) vanno collocati all’interno di una visione complessiva dello sviluppo di un territorio, pensato come incrocio di dinamiche locali e globali, in cui il welfare va considerato come leva dello sviluppo anziché, come spesso accade, come pietra al collo (o come inevitabile dazio da pagare) del medesimo.
Servizi di welfare, strategie urbanistiche e imprenditoriali si muovono dunque all’interno di contesti che sono anche depositi di quelle criticità che attraversano la vita quotidiana delle persone, riguardando le preoccupazioni riferite a BSE, OGM, vaccinazioni, qualità dell’aria, il parco di quartiere, l’illuminazione nelle strade, la sanità, la sicurezza, ecc.. Queste paure si trasformano in richieste ai servizi di welfare, vissuti come collettori di tutte le domande di sicurezza prodotte dalla nostra società.
La funzione del welfare è, dunque, centrale per l’equilibrio della nostra società ed il nostro preciso impegno è certamente quello di mantenerlo il più possibile efficiente, favorendo anche ogni possibile coniugazione fra il pubblico ed il privato nel terzo settore.
La Regione ha dettato i criteri di una pianificazione socio sanitaria dove l’integrazione tra le attività dei diversi attori sul territorio diventa indispensabile per un risultato complessivo ottimale. Gli enti locali e la Regione, nella definizione del piano 2008-2010, hanno un ruolo di centralità, all’interno però di una netta separazione tra programmazione, regolazione e verifica dei risultati che spettano al pubblico, e la produzione dei servizi che spettano agli altri addetti, che si ritrovano però
tutti nella stessa zona che è l’ambito territoriale idoneo per l’espletamento di tutte queste azioni. In questo nuovo assetto integrato gestionale, la Provincia deve esercitare un compito di raccordo e di promozione della programmazione sociale e sanitaria nella conferenza territoriale sociale e sanitaria, operando per l’integrazione delle politiche sociali con le altre politiche settoriali, nella rilevazioni dei bisogni e dell’offerta dei servizi sul territorio, nella promozione della partecipazione del terzo settore, nella predisposizione di specifici programmi di ambito provinciale integrati nella programmazione distrettuale.
Nello specifico occorre mantenere livelli di eccellenza nella nostra sanità provinciale, dando il massimo sostegno all’iter che porterà il S. Maria Nuova al riconoscimento d’Istituto di ricerca, e dando continuità alle proficue esperienze dei Piani per la salute. La Conferenza Territoriale Sociale Sanitaria é luogo di sintesi e di espressione di tutte le valenze sociali e sanitari del territorio reggiano.
12. Sicurezza
Priorità della sicurezza per ogni cittadino a livello individuale, sociale e sanitario, sui luoghi di studio, di relazione e di lavoro.
12.1 Sicurezza individuale
Perseguire il raggiungimento di condizioni di vita che garantiscano l'incolumità ed una buona salute del cittadino é una priorità. Il cittadino va tutelato da aggressioni esterne e da fonti di pericolo, dalla violazione del proprio domicilio e dai danni alle proprie cose, nella sua integrità riguardo alle condizioni della mobilità, all’ambiente, all'alimentazione.
A - Quanto alla tutela dalle aggressioni, violenze o sopraffazioni alle persone e specialmente alle donne, si opererà, in coordinamento con Prefetto, Questore, uffici giudiziari, amministrazioni e associazioni, per la semplificazione delle forme di denuncia, per forme di assistenza alle vittime, per l’ottenimento di misure cautelari ed interdittive pronte e certe, per la priorità nel calendario processuale della trattazione dei casi, sia in sede civile, che penale. Al contempo, si ritiene indispensabile mettere in campo un sistema, calibrato sulle peculiarità delle diverse culture e provenienze esistenti sul territorio, di assistenza psicologica della coppia e, in particolare, dell'uomo, posto che la violenza mostra un disturbo di questi nel rapportarsi alle donne. Occorre poi combattere in tutti i modi, quantomeno a livello locale, atteggiamenti più ampiamente discriminatori e tesi a suggerire un'idea di femminilità subordinata e succube dell'uomo: la raccomandazione del Parlamento Europeo dovrà essere pienamente attuata.
B - Quanto alle condizioni di salubrità.
La buona forma fisica e psichica ad ogni età è un obiettivo di grande importanza. L'individuo deve poter fare affidamento su un sistema di monitoraggio preventivo delle sue condizioni di salute sempre più vasto e deve essere instradato ad una pratica di vita sana.
Va decisamente valorizzata l'attività sportiva professionale, con la quale occorre condividere un piano di reciproca disponibilità di risorse e mezzi per un obiettivo comune, che riporti l'attenzione allo sport come valore.
Vanno allestite le strutture per sostenere le manifestazioni sportive delle squadre locali, come veicolo di diffusione della cultura dello sport e di senso di appartenenza. Al contempo le strutture devono essere luoghi a disposizione del territorio e le società devono agire come operatori primari nel sostegno dello sport dilettantistico ed anche dei servizi alla persona, nel tempo libero dei giovani e meno giovani.
Occorre prevenire il disagio ed i suoi effetti, che possono riguardare anche la sicurezza altrui. Vanno adottate politiche di prevenzione del disagio sin dalla scuola. Vanno collocati in primo piano il sostegno alle famiglie, l'azione di contrasto agli abusi e maltrattamenti ed il sistema degli affidi e delle adozioni. Va prestata attenzione e sostegno a chi si ritrovi coinvolto nel fenomeno di impoverimento progressivo del ceto medio.
Questi nuovi disagi pongono i responsabili della comunità locale di fronte all’esigenza: • di riformulare, anche linguisticamente, il tipo di problemi sociali che stiamo affrontando • di utilizzare a questo fine parametri nuovi e più complessi • di valorizzare per questo lavoro di decodifica non solo il punto di vista degli specialisti, ma anche quello di chi vive direttamente tali problemi.
I problemi sociali sono problemi di tutti, non solo perché è giusto eticamente che tutti se ne facciano carico, ma anche perché occorre l’apporto di tutti per riconoscerli, nominarli e gestirli.
12.2. Sicurezza nell'ambiente
Siamo convinti che vivere in un ambiente sano rappresenti per le persone una condizione fondamentale di benessere: più aree verdi per domare il calore e filtrare lo smog, sistemi di trasporto pubblico più efficienti per ridurre l’uso dell’auto, l’agricoltura biologica, un turismo incentrato sulla valorizzazione dell’ambiente naturale, un investimento nell’innovazione per produrre meno rifiuti, per riciclare l’acqua, per produrre meno inquinamento, migliorano la qualità della vita delle persone e rappresentano anche un’opportunità di mercato, facendo nascere nuove imprese e nuova occupazione.
La sicurezza ambientale richiede azioni di monitoraggio qualitativo dell'aria, della terra e delle acque, la messa al bando o la limitazione di certe attività o pratiche, la tutela ed il miglioramento dell'esistente.
Le politiche del territorio e quelle urbanistiche, di cui si é trattato nei precedenti capitoli, devono dare un forte contributo a creare condizioni di salubrità, che si associno agli strumenti di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), Valutazione Impatto Ambientale (VIA), Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA).
In questo senso il Piano di tutela delle Acque deve garantire la depurazione ed il collettamento degli scarichi in modo più esteso.
Occorre accelerare le operazioni di bonifica ambientale dei siti inquinati, compatibilmente con le attività economiche insistenti sul terreno.
Le linee operative attualmente già previste dalla Provincia sono: 1 - gestione dei finanziamenti regionali per il Piano di azione ambientale e gestione dei finanziamenti previsti dal Programma approvato dal Governo Nazionale. 2 - monitoraggio sui bacini delle discariche ed attenzione alle nuove competenze della Provincia per le attività di bonifica dei siti contaminati e per la normativa RAEE (Rifiuti apparecchiature elettriche elettroniche) che assegna alle isole ecologiche la raccolta di queste tipologie di rifiuti. 3 - per quanto riguarda l’acqua: gestione delle autorizzazioni per gli scarichi e attenzione e funzionalità per autorizzazione spandimenti e controlli conseguenti. 4 - per quanto riguarda l’aria: procedimento autorizzatorio alle emissioni in atmosfera, anche private se con una potenzialità rilevante; introduzione delle quote uso e delle quote patrimonio da iscriversi in un registro insieme alla provincia di Modena. 5 – per l’Energia: piano energetico e criteri tecnici per valutare le richieste d’autorizzazione per impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili. 6 – per la gestione faunistico-venatoria, ittica e forestale: approvazione e gestione dei piani faunistici provinciali in collaborazione con ATC (Ambito Territoriale Caccia) e tecnici, gestione e protezione fauna selvatica con particolare attenzione alle specie di particolare interesse ambientale ed a rischio estinzione; programmazione e predisposizione di Piani ittici di Bacino ed il Piano ittico provinciale per poi realizzare la Carta Ittica Provinciale.
Occorre altresì:
- un sistema di depurazione e qualità delle acque, con obiettivi di qualità parametrati agli oneri e al prezzo dell’acqua e rivedendo il ruolo delle bonifiche, per un governo unitario delle acque, compresa l’introduzione di pratiche di sinergia tra spese per la difesa idraulica e investimenti per il mini idroelettrico sui fiumi e sui torrenti;
- attivare un quadro di informazione ambientale diffuso trasparente ed aggiornato in tempo reale. - allestire incentivi nell’applicazione e nell’implementazione del piano provinciale dei rifiuti che si occupi di diminuirli alla fonte, ovvero si preoccupi di come avviene l'immissione sul mercato di beni
di rifiuto, nell'ottica di una loro diminuzione (ad es. pratica degli Acquisti Verdi o acquisti dal produttore o soluzioni da studiare con la grande distribuzione), ma anche di agevolarne la raccolta differenziata, con accordi di programma per semplificare la gestione di particolari rifiuti, incentivazione del mercato di recupero, azioni di educazione ambientale; - riforma del funzionamento dei trasporti pubblici;
- ripensare le politiche dei trasporti per favorire scelte di trasporto private ecocompatibili, interscambio fra mobilità pubblica e privata, fra mezzi e sistemi diversi ed integrati, con piattaforme logistiche di distribuzione tali da evitare la circolazione di mezzi non a pieno carico, tempi di accesso differenziato.
Occorre anche associarvi una forte politica di riduzione delle emissioni attraverso: - incentivi alla ricerca per la valorizzazione di energie "pulite", per l'imagazzinamento e lo scambio energetico, per la riduzione del fabbisogno e comunque del consumo, - politiche energetiche attive a favore di fonti rinnovabili, di soluzioni sartoriali in ragione di microterritori, della coproduzione e messa in rete;
- comunque l’efficienza energetica in ogni casa e in ogni famiglia, assumendo il tema dell’uso efficiente dell’energia dal versante del consumatore e per quanto riguarda l’offerta dal versante delle imprese, con sportelli e servizi gratuiti di consulenza e assistenza in ogni comune. - impegnare il sistema fiscale e tariffario locale e regionale sull’acqua e l’energia, per ottenere, a saldo 0, la disincentivazione degli usi inefficienti e l’incentivazione dell’innovazione ecologica.
Si ravvisa poi l’opportunità di procedere per fasi attuative con l’iniziale realizzazione dell’impianto di trattamento meccanico biologico rispetto al complessivo sistema impiantistico (TMB-RE), in modo da garantire anche la maggiore flessibilità del sistema integrato di gestione dei rifiuti. Solo dopo di questo, si potranno valutare ulteriori opportunità e sinergie in ambito regionale, da cui emerga il dimensionamento e l’eventuale localizzazione di un impianto di recupero energetico, avendo a mente che, impregiudicato l’impegno a ridurre drasticamente i rifiuti, anche al di sotto degli obiettivi europei, la scelta del nuovo inceneritore deve essere economicamente giustificata e motivata dalla non percorribilità o reperibilità di soluzioni alternative in un ambito di area vasta.
12.3. Sicurezza nei consumi
Premesso che, almeno per i prodotti provenienti dalla nostra provincia, le politiche ambientali spiegano effetti anche sulla sicurezza dei consumi la qual cosa andrebbe opportunamente valorizzata, la sicurezza e tutela dei consumatori deve essere un tema prioritario. Devono essere generalizzati programmi di educazione alimentare, di incentivazione ai Mercati degli agricoltori anche tramite collaborazione con enti di tutela dei prodotti, con associazioni di tutela dei consumatori e con Azionariato Diffuso, nonché con enti di ricerca, quali l'Università di Modena e Reggio.
Si deve inoltre stringere un più stretto rapporto con l'Autorità Europea per l'Alimentazione.
12.4. Sicurezza sui luoghi di studio e di lavoro
Occorre proseguire nella messa in sicurezza dei fabbricati e attrezzature ove si svolgono le attività formative ed istituire un sistema di monitoraggio continuo.
Quanto alla sicurezza sul lavoro, le amministrazioni dovranno concertare con gli enti competenti azioni di supporto alle imprese nella valutazione dei rischi, di modo che si possa intervenire non solo in termini di controllo dell'operato dell'impresa ed in termini sanzionatori, ma prima ancora mettendo l'esperienza degli enti a disposizione delle imprese, secondo un approccio di collaborazione e dialogo per un fine comune che é quello della sicurezza.
Vi deve essere coscienza che in determinate attività, quali quelle edili, i contratti di collaborazione a progetto non trovano ragione di esistere. L'utilizzo di personale non professionista o per periodi ridotti non garantisce la loro formazione.
Occorre quindi estendere il protocollo contro il lavoro nero anche alle collaborazioni di comodo, all'artigianato ed alle ditte individuali fittizie, perché certe attività possono oggigiorno essere svolte solo in forma di impresa organizzata, articolata e strutturata finanziariamente.
13. Giustizia
L’importanza centrale dell’assolvimento della domanda di giustizia in una determinata realtà territoriale, sia per l’equilibrio del vivere sociale che per gli interessi delle imprese, impone alle amministrazioni di rivestire un ruolo molto più attivo, propositivo, collaborativo e di rappresentanza che in passato.
Vanno creati tavoli istituzionali su problematiche della giustizia, istituiti osservatori a livello provinciale per l’acquisizione ed il monitoraggio dei dati, allacciate forme di dialogo permanente con gli operatori economici e sociali, le forze dell’ordine ed il Tribunale. Crediamo vi sia bisogno di favorire sempre di più un dialogo, perché il Tribunale non si senta un’isola e perché la comunità sappia del suo funzionamento. Occorre promuovere soluzioni volte ad agevolare l’accesso alla giustizia da parte dei cittadini (tramite informazioni ed anche allestendo punti di ricezione ed indirizzo), la trasparenza del suo funzionamento e del percorso che seguono le pratiche, la tempestività della stessa ed in definitiva la sua efficacia nel sistema di diritto.