domenica 30 agosto 2009

La guerra lercia

di Conchita De Gregorio, da L'Unità on line

Un assaggio della guerra che ci aspetta in autunno. Non sporca, lercia. La battaglia finale di un uomo malato, barricato nel delirio senile di onnipotenza che sta trascinando al collasso della democrazia un paese incapace di reagire: un uomo che ha comprato col denaro, nei decenni, cose e persone, magistrati, politici e giornalisti, che ha visto fiorire la sua impunità e i suoi affari dispensando come oppio l'illusione di un benessere collettivo mai realizzato. Dall'estero guardano all'Italia come un esempio di declino della democrazia, una dittatura plutocratica costruita a colpi di leggi su misura e di cavalli eletti senatori. Vent'anni di incultura televisiva - l'unico pane per milioni - hanno preparato il terreno. Demolita la scuola, la ricerca, il sapere. Distrutte l'etica e le regole. Alimentata la paura. Aggrediti i deboli.

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Il cavaliere senza testa

di Valentino Parlato, da Il Manifesto on line

L'autunno non è ancora cominciato e lo stato della politica italiana è già un disastro, con sicuro danno per i cittadini italiani. Un disastro con alcuni paradossi: il primo che il manifesto stia dalla parte della gerarchia cattolica; il secondo che il Cavalier Silvio si sia convertito al culto della Chiesa Padana. Viene il dubbio che l'astinenza dalle escort, cui l'avrebbe obbligato la stampa di tutto il mondo, gli abbia dato alla testa. Capita.

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sabato 29 agosto 2009

Roberto Saviano e l'appello dei tre giuristi Cordero, Rodotà e Zagrebelsky

Roberto Saviano: "In democrazia i governi danno risposte, non denunciano
"Con le domande si costruisce la libertà"

"Nessun cittadino, sia esso conservatore, liberale, progressista, può considerare ingiuste delle domande. In tutto il mondo democratico i governi sono chiamati a dare risposte: è la garanzia che non nascondono ciò che fanno e ne rendono conto all'opinione pubblica. Spero che tutti gli elettori, anche coloro che hanno votato Berlusconi, abbiano il desidero e la voglia di pretendere che nessuna domanda possa essere inevasa o peggio tacitata con un'azione giudiziaria. E' proprio attraverso le domande che si può arrivare a costruire una società in grado di dare risposte" Roberto Saviano
L'appello di Cordero, Rodotà e Zagrebelsky in difesa della libertà di stampa

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Dove sono le donne?

di Clelia Mori

Dove sono le donne? Si chiede Nadia Urbinati su L’Unità e Lidia Ravera il giorno dopo parla di “rivoluzione interrotta” delle donne.
Lo chiedono e lo affermano intervenendo sulla disastrosa situazione del pubblico della politica italiana deformata dal tutto privato, affari e sesso, del suo presidente del governo e sul silenzio quasi assoluto dell’opposizione, che scambia per moralistico, per non chiedersi altro, parlare di sessualità maschile e malattia e potere. Preferendo invece concentrarsi sul suo prossimo segretario piuttosto che cercare di essere anche un’alternativa di governo che sa mettere i piedi nel piatto dell’eros maschile e parlarne prima che distrugga del tutto il paese. Qualcun’ altr* ha anche invocato una presenza femminista ritenuta invisibile.

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domenica 23 agosto 2009

Quei morti che gridano dal fondo del mare

di Eugenio Scalfari, da Repubblica on line

È SINGOLARE (non trovo altro aggettivo) il comportamento della stampa nazionale sulla strage dei 73 migranti uccisi dal mare tra Malta e Lampedusa.
Il primo giorno, con notizie ancora incerte, tutti hanno aperto su quell'avvenimento: il numero delle vittime, la storia raccontata dai cinque sopravvissuti, i dubbi del ministro Maroni sulla loro attendibilità, le responsabilità della Marina maltese, i primi commenti ispirati al "chissenefrega" di Bossi e di Calderoli.

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Il festino democratico

di Norma Rangeri, da Il Manifesto on line

Lino Paganelli, militante cinquantenne di Lamporecchio Valdinievole, con una battuta sui festini del premier rischia di dare una linea politica antiberlusconiana alla festa nazionale del Pd, altrimenti destinata a risolversi in palcoscenico della battaglia congressuale tra i candidati alla segreteria. Per aver sinteticamente spiegato perché Silvio Berlusconi non è stato invitato alla kermesse di Genova («questa è una festa non un festino»), l'organizzatore piddino ha scatenato la sdegnata protesta dei maggiorenti del Pdl e il ritiro della partecipazione di alcuni ministri dai dibattiti genovesi. Così la ministra Carfagna, come anche i colleghi Matteoli, Frattini e Meloni, non illustrerà le sue idee sulla sicurezza (tema della tavola rotonda che la vedeva protagonista) alla platea dei democratici. Che la sua presenza alla festa fosse un bene per le sorti della democrazia italiana sarebbe stato, questo sì, tutto da discutere.

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domenica 16 agosto 2009

Intervista a Simona Argentieri: "L'assuefazione ci ha spente ma i diritti non sono ereditari"

di Elisabetta Abrosi, da L'Unità on line

Il silenzio delle donne? Colpisce e ferisce. Ma ad essere silenti non sono solo le donne: anche i giovani, e in generale tutta la società civile. Per questo, per capire perché le donne non si indignano bisogna capire perché noi tutti non ci indigniamo più».

Simona Argentieri, psicoanalista, docente dell’Associazione italiana di psicoanalisi e attenta osservatrice delle patologie a cavallo tra individuo e società, interviene nel dibattito aperto da Nadia Urbinati e continuato da Lidia Ravera, ma ripete che il vero problema è il generale spegnersi del dissenso, sia sul piano privato che su quello sociale e politico.

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giovedì 13 agosto 2009

La rivoluzione interrotta delle donne

di Lidia Ravera, da L'Unità on line

Ho provato una vera gioia, leggendo la «conversazione» con Nadia Urbinati, ieri, su questo giornale. Quando dice: «c’è, da parte delle persone attorno a noi, una specie di accettazione. Il senso dell’inutilità collettiva». Ho pensato: ha messo, come si dice, “il dito nella piaga”. E mai frase idiomatica fu più opportuna. Qui si parla proprio di piaghe: indicarle è necessario, anche se sarebbe più elegante voltarsi dall’altra parte. Toccarle fa male. Ma attraverso il dolore, passa l’unica speranza di guarigione.

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«Ribelliamoci come in Iran e in Birmania»

Conversando con Nadia Urbinati, di Concita De Gregorio da L'Unità on line


Tutto avviene nel silenzio. C’è un’idea diffusa di impotenza, di rassegnazione. Alla politica si è sostituito il potere. La gestione delle cose, gli affari privati. Tutto è ormai una faccenda privata: di scambi, di soldi, di favori. Dove sono i cittadini, in questo paese? Dove sono le donne? In tutto il mondo le donne sono in piazza. Alla sbarra a Teheran, massacrate in Iran, prigioniere in Birmania. Volti femminili che diventano icone della protesta. Qui, in questa nostra democrazia in declino, di donne si parla per dire delle escort, delle ragazzine che dal bagno attiguo alla camera da letto del tiranno telefonano a casa alla madre per raccontare, contente, “mamma sapessi dove sono” e rallegrarsi insieme. E fuori, e le altre? Silenzio. L’apatia ci accompagna…».

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«Ribelliamoci come in Iran e in Birmania»

Conversando con Nadia Urbinati, di Concita De Gregorio

Tutto avviene nel silenzio. C’è un’idea diffusa di impotenza, di rassegnazione. Alla politica si è sostituito il potere. La gestione delle cose, gli affari privati. Tutto è ormai una faccenda privata: di scambi, di soldi, di favori. Dove sono i cittadini, in questo paese? Dove sono le donne? In tutto il mondo le donne sono in piazza. Alla sbarra a Teheran, massacrate in Iran, prigioniere in Birmania. Volti femminili che diventano icone della protesta. Qui, in questa nostra democrazia in declino, di donne si parla per dire delle escort, delle ragazzine che dal bagno attiguo alla camera da letto del tiranno telefonano a casa alla madre per raccontare, contente, “mamma sapessi dove sono” e rallegrarsi insieme. E fuori, e le altre? Silenzio. L’apatia ci accompagna…».

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lunedì 10 agosto 2009

Perché Bossi deve dimettersi

Redazione del Manifesto
Per adesioni:
immigrazione@arci.it http://www.sosdiritti.ning.com/

Nell’anniversario della tragedia del 1956 a Marcinelle, dove 136 minatori italiani persero la vita, perfino esponenti dell’attuale maggioranza di destra hanno riconosciuto che quei lavoratori erano trattati non diversamente da come oggi si trattano da noi gli “extracomunitari”, hanno domandato “rispetto” per gli stranieri anche “se senza documenti” e riconosciuto sbagliato quel reato di clandestinità che pure hanno concorso a introdurre, insieme ad altre leggi razziali.

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Test Invalsi, i più bravi al Sud, "Ma hanno copiato" e vince il Nord

di SALVO INTRAVAIA, da Repubblica online
La decisione dei valutatori dopo il riscontro di "anomalie" che dimostrerebbero "comportamenti opportunistici". Così la graduatoria è stata invertita

Gli studenti meridionali sono i più bravi d'Italia. Anzi, no: sono i più scarsi perché, nel compilare il test nazionale, hanno copiato o i prof li hanno aiutati. E' questa la prima lettura del report appena pubblicato dall'Invasi (l'Istituto nazionale di valutazione del sistema scolastico nazionale) sul test a carattere nazionale, che gli studenti di terza media hanno compilato durante l'esame finale di giugno. Il punteggio "grezzo" per area geografica non lascia spazio a dubbi: in Italiano sono in testa i ragazzini del Centro seguiti da quelli meridionali, ultimi si piazzano gli alunni delle regioni del Nord. In Matematica per gli studenti meridionali le cose vanno ancora meglio: sono in testa, seguiti da quelli e del Centro e dai compagni settentrionali.

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domenica 9 agosto 2009

I moduli, i dubbi ed il call center

da Repubblica TV online


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Perché la Lega sta facendo ammuina (*)

di Eugenio Scalfari, su Repubblica online
LA PAROLA "isteria" e l'aggettivo "isterico" sono stati usati per la prima volta da Ezio Mauro nel suo articolo di ieri a proposito dei recentissimi comportamenti del nostro presidente del Consiglio. Si sente braccato, inventa un suo ruolo maieutico in tutte le trattative internazionali che si rivela però del tutto infondato (a cominciare dal vertice russo-turco sul gasdotto); insulta come delinquenti due giornalisti che fanno domande scomode ma pertinenti nel corso di una conferenza stampa da lui convocata; teme l'arrivo di un settembre difficile per il governo e per lui e lo dice nel corso d'una riunione con i suoi collaboratori mentre contemporaneamente riafferma che il peggio della crisi è passato e che da settembre verrà il bello.
Insomma isteria. Isteria da insicurezza psicologica, economica, politica.
(*) Facite ammuìna (che in napoletano significa fate confusione, rumore) sarebbe stato un comando contenuto nel Regolamento da impiegare a bordo dei legni e dei bastimenti della Real Marina del Regno delle Due Sicilie del 1841. L'ordine sarebbe stato questo:
« All'ordine Facite Ammuina: tutti chilli che stanno a prora vann' a poppa e chilli che stann' a poppa vann' a prora:chilli che stann' a dritta vann' a sinistra e chilli che stanno a sinistra vann' a dritta: tutti chilli che stanno abbascio vann' ncoppa e chilli che stanno ncoppa vann' bascio passann' tutti p'o stesso pertuso:chi nun tene nient' a ffà, s' aremeni a 'cca e a 'll à". N.B.: da usare in occasione di visite a bordo delle Alte Autorità del Regno. »

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venerdì 7 agosto 2009

Dante e Verga? Basta. Mi son de Trieste - Ministro, cambiamo i programmi: «El moroso de la Nona» al posto della Divina Commedia

di Claudio Magris, da Il Corriere della Sera online

Signor ministro, mi permetto di scriverLe per suggerirLe l'opportunità di ispirare pure la politica del Ministero da Lei diretto, ovvero l'Istruzione — a ogni livello, dalla scuola elementare all'università — e la cultura del nostro Paese, ai criteri che ispirano la proposta della Lega di rivedere l'art. 12 della Costituzione, ridimensionando il Tricolore quale simbolo dell'unità del Paese, affiancandogli bandiere e inni regionali. Programma peraltro moderato, visto che già l'unità regionale assomiglia troppo a quella dell'Italia che si vuole disgregare.

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giovedì 6 agosto 2009

Equivalenze e utilizzatori finali

di Ida Dominijanni, dal Manifesto online

Non è che la Chiesa non abbia trovato per condannare l'etica pubblica e privata del presidente del consiglio le stesse parole chiare e forti che ora trova per condannare l'uso della RU486, come denuncia Vito Mancuso su "la Repubblica" di ieri. È che le ha sospese, le parole di condanna verso Berlusconi, in attesa di potere stabilire un'equivalenza fra il «maschilismo hard che vede la donna come strumento sessuale» e il femminismo altrettanto hard che vede l'aborto chimico come strumento di libertà procreativa (editoriale de l'"Avvenire" di domenica). Fatta l'equivalenza, trovato lo scambio: il governo si dia da fare per levare di torno quella dannata pillola, e sugli scandali del premier, annunciano le indiscrezioni, scenderà la misericordia divina.

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mercoledì 5 agosto 2009

Giovanni Jervis - La forza di passioni condivise

di Stefano Mistura, da Il Manifesto on line
Dagli anni con Basaglia a quelli dell'insegnamento vissuto come missione. Vicenda anche etica, che si intreccia con la storia di Resistenza e antifascismo. Un ricordo dello psichiatra scomparso domenica
Alla fine degli anni Sessanta, era facile stringere amicizia. Non mancava, in quegli anni, il coraggio di mirare a obiettivi precisi e in tal modo costruire forme di comune e condivisa appartenenza. Accadde così anche quando l'allora trentaquattrenne Gionni - con questo nome conoscenti e amici chiamavano Giovanni Jervis - e io, che ero poco più che un ragazzo, ci incontrammo. Era il '67 e il nostro legame è durato tanto a lungo che è difficile realizzare che proprio ora quell'appartenenza, quella condivisione, quel vivere comune fatto di studi, discussioni e lavoro si è interrotto per sempre a causa della sua morte, avvenuta domenica scorsa.

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martedì 4 agosto 2009

La Chiesa, la RU486 e le escort del capo

di Ida Dominijanni, da il Manifesto on line

Non è che la Chiesa non abbia trovato per condannare l'etica pubblica e privata del presidente del consiglio le stesse parole chiare e forti che ora trova per condannare l'uso della RU486, come denuncia Vito Mancuso su "la Repubblica" di ieri. È che le ha sospese, le parole di condanna verso Berlusconi, in attesa di potere stabilire un'equivalenza fra il «maschilismo hard che vede la donna come strumento sessuale» e il femminismo altrettanto hard che vede l'aborto chimico come strumento di libertà procreativa (editoriale de l'"Avvenire" di domenica). Fatta l'equivalenza, trovato lo scambio: il governo si dia da fare per levare di torno quella dannata pillola, e sugli scandali del premier, annunciano le indiscrezioni, scenderà la misericordia divina.

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Le donne e la libertà ai tempi del Cavaliere

di Miriam Mafai, da Repubblica on line

E se tutto questo scialo di donne, convocate a Roma da uno spregiudicato affarista di Bari, e messe a disposizione del nostro presidente del Consiglio, avesse provocato, non la simpatia, l'invidia e il consenso di cui parlano i suoi più fedeli collaboratori, ma, soprattutto tra le donne, irritazione, e persino un po' di vergogna?

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