di Galapagos, da Il Manifesto
«L'opposizione è antitaliana: fa il tifo per la crisi economica», ha sentenziato Berlusconi. In realtà, chi è antitaliano e non fa nulla per combattere la crisi è proprio il suo governo. E le ultime cifre fornite dall'Istat lo confermano: nel secondo trimestre, in Italia, sono stati distrutti 378 mila posti di lavoro su base annua, il 70% nel Mezzogiorno. Ma al sud non c'è corrispondenza tra persone licenziate e chi è in cerca di occupazione: solo il 10% dei licenziati si è aggiunto al numero dei disoccupati, il 45% del totale dell'Italia. È un brutto segnale: aumenta la popolazione inattiva, di chi non cerca un lavoro perché sa di non poterlo trovare; di chi si rifugia nell'unica possibilità offerta dal mercato. Cioè il lavoro nero.
Il boom della disoccupazione non è fenomeno solo italiano. Ma c'è un dato, da noi, che colpisce: il tasso di occupazione è sceso al 57,9%, un livello inferiore di quasi 10 punti a quello (67,3%) dell'Eurozona e di 8 punti a quello della Ue a 27. A produrre ricchezza sono in pochi e così la crescita sarà sempre più stentata e basata sull'ipersfruttamento di una porzione sempre più piccola della popolazione. Senza contare che il dato sull'occupazione è un po' truccato, anche se non per colpa dell'Istat. Tra chi lavora sono compresi i cassintegrati. Nel secondo trimestre, in questa condizione c'era l'equivalente di 341 mila lavoratori a tempo pieno. Quanti di loro nei prossimi mesi saranno reintegrati? A stare alle notizie di questi giorni, pochi. Anzi, il numero è destinato a salire, mentre il reddito da lavoro scenderà.
In questa ottica, la «snella» Finanziaria presentata ieri fa proprio schifo, è contro l'Italia che lavora. Di più: viste le generosissime modifiche alla legge sullo scudo fiscale, il tutto sarà accompagnato da un nuovo regalo per gli evasori. Con la promessa che tutti i soldi che arriveranno dal nuovo condono saranno utilizzati per il lavoro. Saremo costretti a fare il tifo per chi, con bilanci falsi o con più vasta evasione fiscale, ha portato soldi all'estero? In questi giorni sono abbondanti le notizie di fabbriche in lotta per la sopravvivenza, di lavoratori sui tetti per evitare licenziamenti di massa. Berlusconi ordina di non parlare più di gossip, ma almeno parliamo della crisi e della vita di milioni di persone. Ma la cosa, oltre che a Berlusconi sembra interessare poco anche ai media.
La crisi morde ferocemente e non è un'invenzione della sinistra. La disoccupazione aumenterà: lo ammette anche Obama. Invece, con Berlusconi e Tremonti, prima la crisi non esisteva e oggi si parla già della ripresa. Che purtroppo taglierà fuori il lavoro e la possibilità di una ripresa dei consumi. Ovviamente solo quelli dei ceti meno abbienti. Per i quali questo governo nulla ha fatto, a parte un po' di elemosina. Ma la responsabilità non è solo di Tremonti: prima di lui era stato Padoa Schioppa a negare «4 euro» ai lavoratori sacrificati sull'altare dei conti pubblici. Se all'inizio dello scorso anno fossero stati allargati i cordoni della cassa, oggi la crisi non sarebbe così grave. E se Tremonti, anziché fare il gioco delle «tre carte» con i fondi Fas, li avesse impiegati per dare lavoro al sud, oggi ci sarebbero meno disoccupati e meno malessere sociale.
«L'opposizione è antitaliana: fa il tifo per la crisi economica», ha sentenziato Berlusconi. In realtà, chi è antitaliano e non fa nulla per combattere la crisi è proprio il suo governo. E le ultime cifre fornite dall'Istat lo confermano: nel secondo trimestre, in Italia, sono stati distrutti 378 mila posti di lavoro su base annua, il 70% nel Mezzogiorno. Ma al sud non c'è corrispondenza tra persone licenziate e chi è in cerca di occupazione: solo il 10% dei licenziati si è aggiunto al numero dei disoccupati, il 45% del totale dell'Italia. È un brutto segnale: aumenta la popolazione inattiva, di chi non cerca un lavoro perché sa di non poterlo trovare; di chi si rifugia nell'unica possibilità offerta dal mercato. Cioè il lavoro nero.
Il boom della disoccupazione non è fenomeno solo italiano. Ma c'è un dato, da noi, che colpisce: il tasso di occupazione è sceso al 57,9%, un livello inferiore di quasi 10 punti a quello (67,3%) dell'Eurozona e di 8 punti a quello della Ue a 27. A produrre ricchezza sono in pochi e così la crescita sarà sempre più stentata e basata sull'ipersfruttamento di una porzione sempre più piccola della popolazione. Senza contare che il dato sull'occupazione è un po' truccato, anche se non per colpa dell'Istat. Tra chi lavora sono compresi i cassintegrati. Nel secondo trimestre, in questa condizione c'era l'equivalente di 341 mila lavoratori a tempo pieno. Quanti di loro nei prossimi mesi saranno reintegrati? A stare alle notizie di questi giorni, pochi. Anzi, il numero è destinato a salire, mentre il reddito da lavoro scenderà.
In questa ottica, la «snella» Finanziaria presentata ieri fa proprio schifo, è contro l'Italia che lavora. Di più: viste le generosissime modifiche alla legge sullo scudo fiscale, il tutto sarà accompagnato da un nuovo regalo per gli evasori. Con la promessa che tutti i soldi che arriveranno dal nuovo condono saranno utilizzati per il lavoro. Saremo costretti a fare il tifo per chi, con bilanci falsi o con più vasta evasione fiscale, ha portato soldi all'estero? In questi giorni sono abbondanti le notizie di fabbriche in lotta per la sopravvivenza, di lavoratori sui tetti per evitare licenziamenti di massa. Berlusconi ordina di non parlare più di gossip, ma almeno parliamo della crisi e della vita di milioni di persone. Ma la cosa, oltre che a Berlusconi sembra interessare poco anche ai media.
La crisi morde ferocemente e non è un'invenzione della sinistra. La disoccupazione aumenterà: lo ammette anche Obama. Invece, con Berlusconi e Tremonti, prima la crisi non esisteva e oggi si parla già della ripresa. Che purtroppo taglierà fuori il lavoro e la possibilità di una ripresa dei consumi. Ovviamente solo quelli dei ceti meno abbienti. Per i quali questo governo nulla ha fatto, a parte un po' di elemosina. Ma la responsabilità non è solo di Tremonti: prima di lui era stato Padoa Schioppa a negare «4 euro» ai lavoratori sacrificati sull'altare dei conti pubblici. Se all'inizio dello scorso anno fossero stati allargati i cordoni della cassa, oggi la crisi non sarebbe così grave. E se Tremonti, anziché fare il gioco delle «tre carte» con i fondi Fas, li avesse impiegati per dare lavoro al sud, oggi ci sarebbero meno disoccupati e meno malessere sociale.